Pirelli HangarBicocca presenta Nan Goldin con l’esposizione: “This Will Not End Well”

Fino al 15 febbraio 2026, Pirelli HangarBicocca ospita la mostra intitolata “This Will Not End Well”, una significativa retrospettiva dedicata al lavoro di filmaker di Nan Goldin, riconosciuta principalmente per il suo lavoro come fotografa.

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Questa esposizione rappresenta una fondamentale occasione per esplorare il suo più ampio corpus di opere in slideshow, così come mai prima d’ora presentato in un contesto museale, offrendo così una prospettiva inedita sulla sua poetica e sulla sua evoluzione artistica. La mostra include inoltre un’installazione sonora, site specific, che arricchisce e amplifica l’esperienza immersiva delle opere di Goldin, permettendo ai visitatori di immergersi completamente nelle sue narrazioni visive e uditive.

Inoltre, si tratta della prima esposizione in Europa a integrare in un contesto museale i due più recenti slideshow dell’artista. Il percorso espositivo si articola attraverso un allestimento costituito da diversi padiglioni, i cui spazi sono stati ideati dall’architetta Hala Wardé, nota per aver intrattenuto più di una collaborazione con Nan Goldin nel corso della sua carriera. Ogni singolo padiglione è stato concepito come una risposta mirata e articolata a un’opera specifica dell’artista, creando così un dialogo dinamico tra l’architettura e le opere esposte.

L’intera composizione strutturale si configura come un vero e proprio villaggio, in cui ciascun elemento architettonico contribuisce a formare un insieme armonico e complesso, volto a guidare il visitatore in un percorso immersivo e multisfaccettato, delineando un’esperienza artistica e spaziale che riflette la varietà e la profondità della poetica di Goldin. Le opere presenti sono: “The Ballad of Sexual Dependency” (1981-2022), considerato un vero e proprio capolavoro dell’artista, che ha tracciato un ritratto crudo e intimo della sua realtà sociale e personale nel corso di oltre quattro decenni; “The Other Side” (1992-2021), un racconto storico e personale dedicato alle amiche e agli amici trans, attraverso una serie di scatti privati e intensi realizzati tra il 1972 e il 2010, che costituiscono un omaggio riconoscente e commovente alle minoranze di genere; “Sisters, Saints, Sibyls” (2004-2022), testimonianza profonda e toccante di traumi familiari e di un concreto coinvolgimento nel tema del suicidio, portato alla luce mediante immagini narranti e senza fronzoli; “Fire Leap” (2010-2022), un’incursione nel mondo dell’infanzia e dell’adolescenza, che esplora la vulnerabilità e la ricerca di identità in un’età di transizione; “Memory Lost” (2019-2021), un viaggio claustrofobico nel mondo dell’astinenza da sostanze stupefacenti, in cui Goldin indaga i limiti dell’esperienza umana e i momenti di isolamento più estremi; e infine “Sirens” (2019-2020), che accompagna lo spettatore in un viaggio attraverso l’estasi e la disillusione legate al consumo di droga, rinnovando ancora una volta il suo approccio incisivo e visceralmente autentico alla rappresentazione della condizione umana.

A Milano, l’installazione intitolata “Sisters, Saints, Sibyls” (2004-2022) viene presentata all’interno dello spazio noto come il “Cubo”, un ambiente di grande impatto architettonico caratterizzato da dimensioni e altezze che superano i 20 metri, facendo così richiamo visivo e atmosferico alla maestosa e simbolica “Chapelle de la Salpêtrière” di Parigi, luogo in cui l’opera fu originariamente commissionata e esposta nel 2004. La rielaborazione presso Pirelli HangarBicocca si realizza mantenendo con rigore la fedeltà alla forma e alle caratteristiche dell’installazione originale, che si distingue anche per la presenza di elementi scultorei integrati: tra questi, due figure di cera rappresentano rispettivamente una giovane donna distesa su un piccolo letto e un uomo sollevato su un apposito supporto. Entrambe le figure sono visibili attraverso una piattaforma sopraelevata, consentendo così una visione privilegiata e immersiva che amplifica l’effetto evocativo e simbolico dell’intera composizione.

L’esposizione si apre con una suggestiva e innovativa installazione sonora intitolata “Bleeding” (2025), realizzata dal collettivo Soundwalk Collective in stretta e sinergica collaborazione con Nan Goldin. Questa composizione sonora si presenta come un vero e proprio preludio sensoriale, capace di scavare profondamente nell’intimità e nella complessità dell’esperienza umana, anticipando e preparando il visitatore a un viaggio attraverso il ricco e multiforme universo narrativo dell’artista. Goldin, rinomata per la sua straordinaria capacità di penetrare nelle sfaccettature più autentiche e talvolta crudeli della vita, si distingue infatti per la sua abilità nel rivelare i lati più nascosti, vulnerabili e spesso dolorosi dell’esistenza umana.

L’artista

Nan Goldin (nata a Washington D.C. nel 1953) è una delle artiste di maggior rilievo nel panorama contemporaneo. La sua indagine dell’esperienza umana è ormai leggendaria, e ha influenzato profondamente generazioni successive. La sua prima opera, The Ballad of Sexual Dependency, documenta esperienze di vita a Provincetown, New York, Berlino e Londra a partire dagli anni ’70 e ’80 fino ai giorni nostri. Nel lavoro Goldin ha fotografato con ruvida tenerezza il suo gruppo di amici, creativi e bohémien. I suoi scatti catturano istanti di intimità e sessualità, il quotidiano e feste sfrenate, mettendo in luce il conflitto tra autonomia e dipendenza.
Goldin appartiene alla generazione che ha sperimentato la libertà e stili di vita prima dell’AIDS, e un mondo alternativo fuori delle norme sociali. La sua opera si pone dunque come una testimonianza dell’epoca. Intorno al 1980 l’artista ha iniziato a presentare i suoi slideshow in diversi club e spazi pubblici di New York, in cinema underground e festival cinematografici europei. In ciascuna di queste occasioni, Goldin ha aggiornato e rieditato The Ballad of Sexual Dependency, utilizzando proiettori di diapositive azionati direttamente da lei e con una eclettica colonna sonora di sottofondo. È proprio la capacità di Goldin di rivisitare gli slideshow che nel tempo ha definito il cuore della sua pratica artistica. Negli ultimi 40 anni, Goldin ha prodotto una decina di slideshow diversi, che spaziano da ritratti di amici a racconti di eventi familiari traumatici. Col tempo, l’artista ha aggiunto alle sue opere altri elementi quali immagini in movimento, voci e materiali d’archivio.
Oltre all’influenza che Goldin ha esercitato sull’arte e sul sistema dell’arte, è difficile pensare all’odierna fotografia di moda e pubblicitaria senza riflettere sui suoi rivoluzionari paradigmi visivi.

Exhibition View

Info

Nan Goldin
This Will Not End Well
11 ottobre 2025 – 15 febbraio 2026

Pirelli HangarBicocca

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