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Pietro Geranzani. Anteguerra a Palazzo Citterio: la visione figurativa del vuoto

Fino al 31 agosto 2025 Palazzo Citterio di Milano accoglie Anteguerra, monumentale trittico di Pietro Geranzani (1964), accompagnato da venti disegni preparatori e dal testo biblico del Qoelet, nella traduzione di Davide Brullo.

Curata da Angelo Crespi, direttore generale della Pinacoteca di Brera, l’esposizione mette in scena una potente riflessione visiva sulla guerra, intesa non solo come evento storico o attualità drammatica, ma come stato d’animo archetipico, imminente, sospeso. Il titolo, Anteguerra, evoca una tensione silenziosa, quella di un’allerta che precede il disastro e che si fa, oggi, tanto più percepibile alla luce dei conflitti che lacerano il presente.

Pietro Geranzani _trittico-sinistra

Il trittico si impone per forza compositiva e riferimenti colti: Geranzani intreccia suggestioni dalla pittura prerinascimentale e da Beato Angelico alla visionarietà di Bosch, accostando la resa figurativa classica a un’intensità espressionista contemporanea. A sinistra, soldati in uniforme e corpi dilaniati testimoniano la carne lacerata del conflitto. A destra, una fossa comune carica di cadaveri nudi attende una sepoltura negata.

Al centro, vero cuore dell’opera, un enorme cratere: vuoto tellurico e simbolico, immerso in un paesaggio disabitato, segnato da un cielo rossastro. Un sole basso, enigmatico, forse tramonta, forse sorge: tra rovina e speranza, il paesaggio si carica di una spiritualità inquieta, sospesa tra Kaspar Friedrich e Thomas Cole, come sottolinea Crespi.

La visione di Geranzani evita ogni intento didascalico o retorico. La guerra, nella sua opera, non è giudicata né spiegata: è mostrata come condizione umana, come ritorno dell’eterno, come trauma sedimentato nei corpi e nei paesaggi. In questo senso, Anteguerra non è solo una denuncia, ma un atto di memoria iconica, che attraversa i secoli e ci restituisce un’immagine interiore della distruzione.

Una mostra scarna e potente, che invita al silenzio più che alla parola. E che trova nel libro del Qoelet un contrappunto di senso, esistenziale e vertiginoso: «vanità delle vanità, tutto è vanità».

L’artista

Nato a Londra nel 1964, cresciuto tra la Germania e la Svizzera, vive e lavora oggi a Milano.
Pietro Geranzani ha studiato all’Accademia Ligustica di Belle Arti a Genova diretta da Gianfranco Bruno.
Dedito da sempre al disegno e alla pittura, dalle influenze neoespressioniste degli esordi negli anni ottanta, oggi predilige una pittura simbolista. Dai primi anni Duemila inizia la sperimentazione nel campo della videoarte, realizzando corto e mediometraggi.
Nel 2003 è invitato a esporre nella mostra Fuori contesto. Viaggio intorno all’opera alla Galleria d’Arte Moderna di Genova e, nel 2005, nella rassegna Il Male – Esercizi di Pittura Crudele, curata da Vittorio Sgarbi, alla Palazzina di Caccia di Stupinigi (TO).
Del 2009 è la personale Ombre Ammonitrici al Palazzo Ducale di Genova. Nel 2011 partecipa alla 54^ Biennale d’arte di Venezia.
Sue opere sono conservate in permanenza nelle collezioni del MART – Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, della Galleria d’Arte Moderna di Genova e del Museo di Villa Croce a Genova.

Info

PIETRO GERANZANI. Anteguerra
Milano, Palazzo Citterio (via Brera 14)
26 giugno – 31 agosto 2025

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