Mattia Moreni Ah! quel Freud... “la psicoanalisi sul divano” 1997 olio su tela cm. 200 x 280 Courtesy Galleria d'Arte Maggiore g.a.m., Bologna | Parigi | Venezia

Mattia Moreni e Graham Sutherland a Palazzo Franchetti a Venezia

Negli spazi di ACP – Palazzo Franchetti by Fondazione Calarota, dal 21 febbraio al 27 luglio 2025, due mostre dialogano tra loro in un confronto affascinante e ricco di implicazioni concettuali.

“Gli oggetti le cose pensano in silenzio” di Mattia Moreni e “Bittersweet” di Graham Sutherland offrono un viaggio visivo ed emotivo attraverso due universi paralleli che indagano, con linguaggi e sensibilità diverse, le trasformazioni del mondo contemporaneo.

MATTIA MORENI. “Gli oggetti le cose pensano in silenzio”

L’arte visionaria e anticonformista di Mattia Moreni invade gli spazi del Secondo Piano Nobile di ACP – Palazzo Franchetti by Fondazione Calarota, con una mostra a cura di Roberta Perazzini Calarota che esplora l’evoluzione creativa di un artista in perenne ricerca. “Gli oggetti le cose pensano in silenzio” non è solo un percorso espositivo, ma un viaggio nel pensiero di un precursore che ha saputo cogliere l’influenza della tecnologia e dell’intelligenza artificiale sul mondo contemporaneo con incredibile lungimiranza.

Percorso espositivo e concettualità

L’allestimento si sviluppa attraverso più di 30 opere di grande formato, ordinate in modo cronologico ma con un approccio narrativo che guida il visitatore nell’universo complesso e affascinante di Moreni. La mostra si apre con le sperimentazioni cubiste degli anni Cinquanta, in cui l’artista scompone la realtà per poi ricostruirla attraverso una frammentazione geometrica che evoca un linguaggio visivo simile a un codice, anticipando inconsapevolmente l’era digitale.

Si passa poi alla stagione Informale, dove la materia pittorica si fa densa, quasi caotica, rispecchiando la visione di un mondo in perenne mutazione. Le celebri “Angurie”, presentate per la prima volta a La Biennale di Venezia del 1972, esplorano il tema della metamorfosi naturale, un preludio alla riflessione successiva sull’ibridazione tra uomo e macchina.

Il cuore della mostra è dedicato agli “Umanoidi”, opere prodotte a partire dagli anni Ottanta, dove Moreni affronta in modo profetico l’impatto della tecnologia e dell’informatica (all’epoca definita “elettronica”) sulla quotidianità e sulla percezione dell’identità umana. Questi dipinti rappresentano figure antropomorfe dai tratti alieni, esseri che sembrano sospesi tra mondo fisico e digitale, incarnazioni di un’umanità sempre più mediata dalle macchine.

Estetica e visione futuristica

L’approccio pittorico di Moreni è impetuoso, materico, quasi viscerale. Nei suoi “Umanoidi”, le figure sono distorte e frammentate, con colori acidi che evocano un senso di disumanizzazione. Le linee spezzate e i contorni irregolari suggeriscono un’identità in continua evoluzione, influenzata dalla tecnologia in modo inquietante e affascinante.

L’artista utilizza la pittura come strumento di speculazione filosofica: i suoi Umanoidi non sono semplici raffigurazioni, ma manifestazioni di una condizione esistenziale che anticipa l’attuale dibattito sull’intelligenza artificiale e la sua integrazione nella vita umana. Moreni dimostra di aver compreso, con decenni di anticipo, che il confine tra naturale e artificiale sarebbe diventato sempre più labile.

Inserendosi nel tema della 19. Mostra Internazionale di Architettura, dedicata alle varie forme di intelligenza, questa esposizione invita a riflettere su un mondo sempre più influenzato dalla tecnologia, anticipando questioni oggi centrali nel dibattito culturale e sociale. La visione di Moreni si dimostra straordinariamente attuale, un monito su come l’evoluzione tecnologica stia ridefinendo non solo l’arte, ma l’umanità stessa.

La Gallery

GRAHAM SUTHERLAND. Bittersweet

Con la mostra “Bittersweet”, ACP – Palazzo Franchetti by Fondazione Calarota omaggia uno dei più grandi innovatori della pittura britannica contemporanea, Graham Sutherland. A cura di Roberta Perazzini Calarota e patrocinata dall’Ambasciata Britannica di Roma, l’esposizione indaga il rapporto tra natura e immaginazione attraverso un corpus di oli, acquerelli e litografie che svelano l’universo onirico dell’artista.

Percorso espositivo e concettualità

L’allestimento si articola in sezioni tematiche che guidano il visitatore in un viaggio emotivo e concettuale tra paesaggi metamorfici e creature fantastiche. La narrazione visiva si apre con i paesaggi immersi nel verde, in cui la natura non è semplice sfondo, ma un’entità viva e pulsante, plasmata da forze misteriose. Le pennellate dinamiche e i contrasti cromatici creano un’atmosfera sospesa tra sogno e realtà, evocando un senso di inquietudine che trasforma luoghi familiari in scenari alieni.

Il percorso prosegue con “Il Bestiario”, una serie di litografie in cui Sutherland raffigura animali fantastici, esseri ibridi sospesi tra realtà e immaginazione. Le forme sono contorte, quasi mostruose, eppure dotate di un’insolita eleganza che affascina e inquieta allo stesso tempo. In queste opere, l’artista esplora il concetto di metamorfosi, suggerendo un parallelismo tra la trasformazione animale e quella psicologica.

Surrealismo e tensione emotiva

L’estetica di Sutherland è fortemente influenzata dal surrealismo, ma il suo approccio è unico per l’abilità di fondere elementi naturali e immaginari in un’armonia disturbante. Le linee curve e sinuose creano una tensione visiva che sembra sul punto di spezzarsi, un “magico disagio” – come lo definiva Francesco Arcangeli – che cattura lo spettatore in una dimensione senza tempo.

I colori cupi e terrosi richiamano la consistenza della materia naturale, mentre le forme distorte suggeriscono una forza primordiale che anima ogni elemento della composizione. Nei suoi paesaggi, gli alberi sembrano creature viventi, i rami si contorcono come artigli e le rocce assumono sembianze umane, dissolvendo il confine tra reale e immaginario.

Concettualità e poetica del “Bittersweet”
Il titolo “Bittersweet” riflette la dualità emotiva dell’opera di Sutherland: una bellezza seducente che cela una malinconia profonda, un’armonia disturbata da una tensione sottile e costante. Questa poetica dell’ambiguità si riflette nella sua visione della natura come specchio dell’animo umano, un luogo di contemplazione ma anche di conflitto interiore.

La mostra evidenzia il ruolo pionieristico di Sutherland nell’arte britannica contemporanea, paragonato a Damien Hirst per l’approccio innovativo e provocatorio. La sua capacità di sfidare le convenzioni pittoriche e di esplorare l’inconscio attraverso la rappresentazione del mondo naturale continua a ispirare artisti contemporanei, rendendo la sua opera straordinariamente attuale.

La Gallery

INFO

Mattia Moreni
“Gli oggetti le cose pensano in silenzio”

Graham Sutherland
Bittersweet

Dal 21 febbraio – 27 luglio 2025

ACP – Palazzo Franchetti
San Marco 2847 – 30124 Venezia

HESTETIKA ART Next Generation

Iscriviti
alla newsletter di Hestetika