Małgorzata Mirga-Tas, dopo aver rappresentato la Polonia alla 59a Biennale Arte di Venezia nel 2022 con il progetto dal titolo Re-enchanting the World, torna in Italia con un progetto profondamente radicato nella memoria e nel presente delle comunità rom e sinte: The Big Dipper Will Foretell the Future of the Roma (Il Grande Carro predirà il futuro dei rom), concepito per la Collezione Maramotti di Reggio Emilia.

The Big Dipper Will Foretell the Future of the Roma (dettaglio) / (detail)2025
Patchwork tessile, acrilico, tecnica mista / Textile patchwork, acrylic, mixed media
© Małgorzata Mirga-Tas
Courtesy of the artist; Foksal Gallery Foundation, Warsaw; Frith Street Gallery, London;
and Karma International, Zurich Ph. Marcin Tas
L’artista polacca, di origine rom, prosegue la sua ricerca sulla rappresentazione e sull’autodeterminazione visiva del proprio popolo, costruendo un racconto che intreccia biografia, storia e mitologia collettiva. In questa nuova tappa, il suo lavoro assume un carattere corale e territoriale: un dialogo aperto con le comunità sinte di Reggio Emilia, i cui volti, ricordi e frammenti di vita diventano materia viva di un’opera che unisce memoria e futuro, intimità e cosmologia.
La giostra come metafora del tempo e della memoria
Cuore pulsante della mostra è una giostra a seggiolini – il tradizionale calcinculo – che Mirga-Tas rielabora come simbolo della ciclicità dell’esistenza, del moto perpetuo del tempo, ma anche del destino nomade di un popolo. La struttura, ricoperta da tessuti e patchwork multicolori, ospita scene quotidiane e intime: momenti di festa, gesti domestici, legami familiari.
Il mondo dei luna park, da sempre legato alla tradizione dei giostrai sinte, diventa qui immagine allegorica di una cultura errante e resiliente, segnata da persecuzioni e spostamenti forzati ma capace di generare, nel suo continuo movimento, una vitalità inesauribile.
Il cerchio della giostra, come il moto delle stelle del Grande Carro evocato nel titolo, allude a un tempo non lineare ma ciclico, dove passato e futuro si rispecchiano e si rigenerano a vicenda.
Patchwork di storie, corpi e memorie
Le superfici tessili di Mirga-Tas traboccano di colori, materiali e presenze. Ogni pezzo di stoffa – tenda, tovaglia, abito, coperta – è carico di una vita precedente, raccolto tra amici, familiari, o nei mercati dell’usato. Nell’assemblaggio di questi frammenti, uniti da cuciture visibili, si manifesta un gesto di cura e di riparazione: la trama dell’opera si fa metafora di una storia collettiva ricucita, restituita alla sua dignità.
Ne emergono volti di donne e uomini, cortili e caravan, biciclette e animali, in una composizione caleidoscopica che dissolve i confini tra arte e artigianato, intimità e spazio pubblico. È un linguaggio visivo che unisce empatia e orgoglio, restituzione e resistenza.
Papusza e le voci del firmamento
Sulle fasce superiori dell’installazione compaiono citazioni in lingua romaní, tra cui le parole della poetessa e cantante Bronisława Wajs, nota come Papusza, figura simbolica della cultura rom europea. Attraverso queste iscrizioni, l’artista lega la propria pratica a una genealogia femminile di narrazione e autodeterminazione.
Il canto di Papusza, come le costellazioni evocate dal titolo, diventa eco e guida di un universo femminile che non si limita alla rappresentazione, ma rivendica una voce e una posizione nel mondo.
Arte, cura e riscrittura della storia
Nel lavoro di Małgorzata Mirga-Tas, la pratica artistica è sempre anche un atto politico e affettivo. Attraverso il linguaggio tessile, l’artista riscrive una storia fatta di esclusioni e stereotipi, sostituendo l’immagine del “diverso” con quella di una comunità viva, transnazionale e creativa.
La scelta di materiali umili e riciclati non è soltanto estetica, ma etica: i tessuti, impregnati della vita di chi li ha usati, diventano corpi e memorie, presenze attive di un racconto corale.
Nella loro visibile imperfezione, le cuciture di Mirga-Tas raccontano la possibilità di una riparazione collettiva: l’arte come gesto di riconciliazione, come ricostruzione di un tessuto umano e sociale lacerato dal pregiudizio.
Un orizzonte di libertà
The Big Dipper Will Foretell the Future of the Roma è, in ultima analisi, un atto di fiducia: la convinzione che l’arte possa prefigurare un futuro in cui le identità nomadi non siano più marginali, ma centrali nella costruzione di un immaginario plurale.
Attraverso la sua estetica vibrante, Mirga-Tas trasforma l’eredità della diaspora in un firmamento di storie condivise, in cui il Grande Carro diventa simbolo di orientamento e speranza.
È un invito a guardare il cielo – e la storia – da un altro punto di vista: quello di chi, viaggiando, ha sempre saputo leggere le stelle.
Le Opere
L’artista

Małgorzata Mirga-Tas (Zakopane, Polonia, 1978) è un’artista rom polacca la cui pratica si fonda su tessuti, collage e installazioni che esplorano identità, memoria e rappresentazione del popolo romaní. Nel 2022 ha rappresentato la Polonia alla 59ª Biennale di Venezia con Re-enchanting the World. Vive e lavora a Czarna Góra, nel sud della Polonia.
Info
Małgorzata Mirga-Tas
The Big Dipper Will Foretell the Future of the Roma
12 ottobre 2025 – 8 febbraio 2026
Collezione Maramotti
Via Fratelli Cervi 66
42124 Reggio Emilia
collezionemaramotti.org