Un doppio appuntamento dedicato a Louise Bourgeois è quello che aprirà al pubblico dal 22 giugno a Firenze.
Due mostre – “Do Not Abandon me” e “Cell XVIII (Portrait)” – che coinvolgeranno il Museo Novecento e il Museo degli Innocenti, e vedranno come protagonista Louise Bourgeois, una delle protagoniste assolute dell’arte del XX e XXI secolo.
DO NOT ABANDON ME
La mostra nasce quasi come fosse un regalo espositivo per il Museo Novecento, infatti coincide con il decimo anniversario dall’apertura del Museo guidato da Sergio Risaliti.
Una volontà e una specifica ricerca di dedicare a Louise Bourgeois, una esposizione che portasse a Firenze l’opera dell’artista americana mettendo in evidenza il suo rapporto di osmosi tra le sue creazioni e l’edificio delle Ex Leopoldine.
“Do Not Abandon Me”, curata da Philip Larratt-Smith e Sergio Risaliti in collaborazione con The Easton Foundation, è un viaggio poetico ma soprattutto concettuale attraverso un centinaio di opere dell’artista, tra cui molte su carta, tra gouaches e disegni, realizzate negli anni duemila oltre a sculture di varie dimensioni, in stoffa, bronzo, marmo e altri materiali.
Si tratta della più estesa e importante rassegna di gouaches rosse di Louise Bourgeois con un focus tematico sul motivo della madre e del bambino.
Una lode alla madre che si rispecchia nel titolo della mostra fa che riferimento alla paura dell’abbandono che Bourgeois ha sempre nutrito e che in questo caso si riferisce alla diade madre-bambino, che costituisce il modello di tutte le relazioni future.
La maternità e le inquietudini ad essa correlate erano al centro della concezione che Bourgeois aveva di sé stessa. Allo stesso tempo, man mano che la vecchiaia la rendeva più fragile e più dipendente dagli altri, uno spostamento inconscio verso la madre ha caratterizzato nuovamente il suo lavoro.
Realizzate negli ultimi cinque anni della sua carriera, le gouaches esplorano i cicli della vita attraverso un’iconografia di sessualità, procreazione, nascita, maternità, alimentazione, dipendenza, coppia, unità familiare e fiori.
Per realizzarle Bourgeois lavorava “bagnato su bagnato”, il che significava rinunciare a un certo controllo sul risultato finale per accogliere il gioco del caso e del destino. Il rosso, tra i colori preferiti e più ricorrenti nel suo lavoro, evoca all’interno delle gouaches i fluidi corporei, come il sangue e il liquido amniotico.
Particolarmente interessante è la collaborazione di Louise Bourgeois con l’artista britannica Tracey Emin (Margate, 1963). In mostra verrà presentata una serie di sedici stampe digitali su tessuto intitolata Do Not Abandon Me (2009-10), nata dall’incontro tra le due artiste. Si tratta di un progetto di grande generosità ed empatia tra Bourgeois e Emin, che riesce a comunicare i loro linguaggi artistici unici e a creare forti composizioni visive di comprensione e tensione, elevandole a un livello universale.
A dare maggiore enfasi al progetto è esposto anche l’iconico Spider Couple (2003), una delle creazioni più celebri ed emblematiche della Bourgeois, che padroneggia nel mezzo del giardino del chiostro del Museo. In mostra sarà presentato anche in anteprima “Spider”, una scultura da terra composta da un ragno in bronzo e da un uovo in marmo, mai esposta al pubblico prima d’ora.
La mostra sarà inoltre completata dall’esposizione di due importanti installazioni: Peaux de Lapins, Chiffons Ferrailles à Vendre (2006), una delle Celle dell’artista, verrà presentata in una sala al piano terra del museo.
L’opera Cross (2002) sarà presentata altresì nella ex chiesa dell’edificio rinascimentale, dove a suo tempo era proibito l’ingresso alle donne durante le celebrazioni dei riti religiosi, come testimoniato dal matroneo separato anche dalle griglie in ferro.
CELL XVIII (Portrait)
Al raccoglimento e alla contemplazione di spazi in passato quotidianamente vissuti, invita anche Cell XVIII (Portrait) (2000), la “cella” presentata al Museo degli Innocenti, inserendosi all’interno del percorso Arte che unisce la galleria soprastante il loggiato brunelleschiano di facciata e gli ambienti del Coretto che si sporgono sull’antica Chiesa di Santa Maria degli Innocenti. Pur appartenendo allo stesso ciclo di Peaux de Lapins, il soggetto racchiuso in Cell XVIII (Portrait) sembra reinterpretare peculiarmente l’iconografia della Madonna della Misericordia, ricorrente in alcune opere tra le più emblematiche della collezione e fortemente rappresentative della vocazione di accoglienza dell’Istituzione. Nel celebrare il ruolo assolto dall’Ente nel corso dei secoli, tale immagine richiama alla memoria la numerosa comunità femminile composta sia dalle bambine qui accolte e cresciute, sia dalle figure che, svolgendo diverse mansioni, hanno contribuito a far sì che la condizione della donna, e delle madri in particolare, divenisse parte della mission istituzionale a fianco dell’attività di promozione sui diritti dei bambini e degli adolescenti oggi identificativa dell’Istituto degli Innocenti. Cell XVIII (Portrait) dialogherà dunque con tale missione, negli spazi dove riecheggiano storie diverse tra loro, intrise di desideri e paure espresse dalla stessa Bourgeois, che non escludono però, qui, il possibile realizzarsi di un’attesa.
L’ARTISTA
Louise Bourgeois è cresciuta alle porte di Parigi, dove i genitori gestivano un laboratorio di restauro di arazzi. La sua infanzia è stata segnata da un rapporto complicato con la famiglia, che ha portato a esperienze traumatiche che sono state una delle principali fonti di ispirazione per la sua arte. Dai disegni intimi alle installazioni su larga scala, realizzate in una varietà di materiali, tra cui legno, marmo, bronzo e stoffa, Bourgeois ha espresso stati psicologici attraverso un vocabolario visivo di equivalenti formali e simbolici. La scala e i materiali delle sue opere variano tanto quanto le forme, che oscillano tra astrazione e figurazione. Emozioni come la solitudine, la gelosia, la rabbia e la paura sono i fili conduttori del suo lavoro. La sua scrittura quasi ossessiva, così come il disegno, rimasero forme di espressione centrali per tutta la sua vita.
Attraverso la sua arte, Louise Bourgeois ha indagato le complesse dinamiche della psiche umana e ha spesso affermato che il processo creativo era una forma di esorcismo: un modo per ricostruire ricordi ed emozioni al fine di liberarsi dalla loro presa. Sebbene si sia dedicata ampiamente alla pittura e al disegno, nel corso degli anni sarà soprattutto la scultura a costituire una parte fondamentale del suo lavoro, tutto incentrato su elementi autobiografici, tensioni e traumi familiari, spesso rielaborati in chiave metaforica. Si ammanta di carattere fondativo soprattutto il complesso rapporto con i genitori: legami interrotti o mai recisi, trasposti da Louise Bourgeois in numerose opere che narrano l’esperienza sconvolgente dell’abbandono e il desiderio di connettersi. Il suo mondo, fatto di intensità emotiva e ossessioni, trae ispirazione dall’inconscio, cercando di esprimere l’indicibile. Bourgeois si apre così a una poetica del perturbante, in grado di esorcizzare traumi e inibizioni. Straordinaria è la varietà dei mezzi e delle tecniche impiegate, una fertilità e curiosità nello sperimentare che pone Louise Bourgeois a fianco dei grandissimi artisti del secolo scorso. Fino agli ultimi giorni della sua lunghissima carriera, non è mai stata inattiva, né ha esaurito la sua curiosità intellettuale e la sua energia creativa in percorsi e obiettivi continui e ben definiti.
Fin dalle sue prime opere, la Bourgeois ha posto al centro il rapporto con la madre come tema essenziale, associandolo a partire dagli anni Novanta all’immagine del ragno.
Come è stato spesso sottolineato, il ragno rappresenta per Bourgeois un simbolo della figura materna e come tale è portatore di significati duplici e contrastanti. Può essere interpretato come l’incarnazione di un’intelligenza estrema, una figura protettiva che provvede ai suoi piccoli costruendo una casa e assicurando il cibo. In effetti, la stessa Bourgeois si identificava con il ragno perché avvertiva che la scultura come un’ emanazione diretta dal suo corpo, proprio come il ragno tesse la sua tela. Ma è anche la manifestazione di una presenza minacciosa e inquietante, espressione di un’ostilità e di un’aggressività di fondo che raccoglie e racchiude esperienze traumatiche provenienti dal profondo dell’inconscio.
LA MOSTRA DI ROMA E NAPOLI
In contemporanea al progetto Louise Bourgeois in Florence, diffuso tra Museo Novecento e Museo degli Innocenti, si svolgeranno nello stesso periodo ben tre mostre in altre città italiane sempre dedicate alla grandissima artista.
Dal 21 giugno al 15 settembre alla Galleria Borghese di Roma aprirà al pubblico L’inconscio della memoria e a Villa Medici la mostra No Exit.
Anche Napoli renderà omaggio a Louise Bourgeois, con la mostra Rare Language presso la Galleria Trisorio che sarà visitabile dal 25 giugno al 28 settembre.
EXHIBITION VIEW
INFO
Louise Bourgeios In Florence
22.06 – 20.10.2024
Do Not Abandon Me
a cura di Philip Larratt-Smith e Sergio Risaliti
Museo Novecento
Cell XVIII (Portrait)
a cura di Philip Larratt-Smith
con Arabella Natalini e Stefania Rispoli
Museo degli Innocenti