Quello del museo privato è un fenomeno culturale, sociale ed economico che nel XXI secolo si è imposto su scala globale e sta, negli ultimi anni, avendo una rapida crescita.
Georgina Adam, editorialista del Financial Times fra le massime esperte di mercato dell’arte, torna in libreria con un’inchiesta sulla proliferazione dei musei privati alla scoperta delle ripercussioni che questo ha sulla società e sulle arti.
I primi musei privati nascono sul finire dell’Ottocento e alcuni di essi sono ancora attivi ai giorni nostri. Due esempi per eccellenza sono il Sir John Soane’s Museum di Londra e l’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston. Ma è solo negli ultimi vent’anni che si è formato un ricco paesaggio di istituzioni di successo, dedicate soprattutto all’arte contemporanea, finanziate da collezionisti o da grandi aziende del lusso, che le sfruttano come strumento di branding.
La Adam nella sua indagine ha visitato oltre cinquanta realtà museali private in giro per il mondo, alla caccia delle ragioni di questo boom e delle sue implicazioni.
Intimamente legati al gusto e alla visione del proprio fondatore, i musei privati, che spaziano dal giardino di sculture a singole sale espositive, fino agli spettacolari edifici progettati dalle archistar, sono secondo l’autrice circa quattrocento, sparsi per l’intero globo.
Ma il dato più impressionante è che il 70% di essi è stato fondato dopo l’anno 2000.
Bollati da molti come “sepolcri per trofei”, il quadro che li riguarda è ben più complesso di quanto non appaia. I musei privati consentono l’accesso a opere che altrimenti resterebbero invisibili, offrono una piattaforma per l’arte e per gli artisti, forniscono programmi educativi alle comunità locali, hanno ricadute positive sul tessuto culturale ed economico di una città e perfino di un’intera regione, come dimostra il cosiddetto “effetto Bilbao” generatosi a Hobart, in Tasmania, con il Museum of Old and New Art.
Non ultimo, alcune di queste raccolte diventeranno un giorno di proprietà pubblica, esattamente com’è accaduto con tante delle magnifiche collezioni ottocentesche trasformatesi nei grandi musei che conosciamo.
Eppure, nei confronti dell’istituzione privata resiste, a torto o a ragione, un sentimento di diffidenza: essa è percepita come un modello di autocelebrazione; uno stratagemma usato dai miliardari per eludere il fisco o per accrescere il valore della propria collezione, facendo schizzare alle stelle le quotazioni degli artisti prediletti; in sostanza come un riflesso delle pesanti disparità che esistono nella società odierna. Intrecciando dati e dichiarazioni dei diretti interessati, l’autrice prende in esame le diverse forme assunte da questi enti, le caratteristiche dei loro fondatori, le modalità di finanziamento, il rapporto con istituzioni pubbliche sempre più a corto di risorse. E, sul filo di una corda tesa tra ambizioni personali e utilità pubblica, tratteggia con grande sagacia personaggi e scenari tanto controversi quanto intriganti.
L’AUTORE
Georgina Adam, editorialista del Financial Times e già caporedattrice di The Art Newspaper, è una delle massime esperte di mercato dell’arte. È autrice del bestseller Big Bucks. The Explosion of the Art Market in the 21st Century (2014) e di Dark Side of the Boom. Controversie, intrighi, scandali nel mercato dell’arte (Johan & Levi, 2019).
INFO
Georgina Adam
ANNO 2021
FORMATO 15 x 21 cm
PREZZO € 13,00
COLLANA Arte | Economia
Editore: Johan & Levi
PAGINE 96
ISBN 978-88-6010-312-3