Come i maestri vetrai delle storiche fornaci di Murano danno forma ai sogni di artisti e designer internazionali, così, da vent’anni, Andrea Corsi continua a dar vita alle visioni di Gaetano Pesce
Trasformare l’intangibile in tangibile, dare corpo a idee e intuizioni altrimenti destinate a rimanere nel regno dell’immaginazione.
È questa la magia operata dalle mani degli artigiani, creatori di storie ricche di tradizioni, scolpite nella materia, proprio come nell’opera di Andrea Corsi (https://www.corsidesign.it/), artigiano di lunga esperienza che da vent’anni continua a dar vita alle visioni di Gaetano Pesce, il progettista poliedrico e d’avanguardia nato a La Spezia e vissuto oltreoceano, a New York. Plasmate nella resina, le sue creazioni compongono la collezione Fish Design, il cui nome richiama ironicamente, tradotto in inglese, il cognome dell’artista, evocando anche la fluidità e il dinamismo del suo approccio.
La materia scelta, la resina, offre un alfabeto di possibilità: plasmabile, versatile, capace di effetti materici inaspettati, morbida al tatto e in grado di assumere forme inusuali e di vestirsi di mille colori. Un materiale che, come accade con gli oggetti d’affezione, con il tempo acquisisce una patina che la rende preziosa.
IL PROGETTO
Fish Design nasce nel 1996 a New York, dove Gaetano Pesce aveva il suo studio, e lì venne prodotta fino al 1999, grazie all’opera di diversi collaboratori. La collezione inaspettata, sensuale, gioiosa, comprendeva vasi, specchi, orologi, bijoux come bracciali e anelli e altri oggetti, caratterizzati da toni vivaci e forme morbide, frutto della sperimentazione dell’artista con i materiali plastici. Gaetano Pesce era l’unico che poteva creare una collezione simile: per il suo interesse a fondere arte e design, per la sua attitudine provocatoria, per la sua esperienza di sperimentatore sui materiali plastici. Ma anche per la centralità, nel suo pensiero, del concetto di tempo: la variabile temporale è alla base della lavorazione. La resina, il materiale da lui prescelto, infatti, ha tempi molto definiti, lenti e veloci, a seconda delle fasi, che scandiscono i passaggi e che guidano la modellazione dei pezzi, e resta visibile nell’oggetto finito – nel modo in cui immortala il movimento, fissando la propria fluidità in un dato momento, lasciando quindi traccia del tempo e del processo.
Dopo alcuni anni di interruzione, la produzione riprende nel 2004 a Milano, nel laboratorio di Andrea Corsi, l’artigiano scelto dall’artista, architetto e designer per affinità estetica e culturale. Lavorando fianco a fianco con Pesce, Corsi diventa così il custode delle sue visioni, affinando le lavorazioni e valorizzando la gamma cromatica.
Nel 1996 a Parigi venne realizzata la prima importante mostra personale dell’artista, “Les temps des questionnes”, dove furono esposti i primi pezzi della Fish Design. Gaetano si rendeva conto di quanto questa intuizione fosse fantastica, per questo cominciò a cercare qualcuno con cui realizzarla – afferma Andrea Corsi – Nel 2002 a Milano, durante il Salone del Mobile, Gaetano mi chiese di andarlo a trovare a New York e dopo qualche mese, a maggio, finalmente ci incontrammo. In quell’occasione, Gaetano mi propose di dar vita alla Fish Design e nel 2003 cominciò ufficialmente l’avventura. Ricordo ancora quando realizzai il primissimo vaso: cominciai in una stanzetta in affitto, con la luce a terra e con un’attrezzatura di fortuna. La prima macchina dovetti proprio inventarla, con una specie di estrusore che usiamo ancora, con cui si realizzano gli elementi dei vasi, gli “spaghetti”. Alcune delle macchine che utilizziamo oggi sono le stesse che abbiamo costruito nell’inverno del 2003”.
La storia della Fish Design – partita dall’incontro fra Gaetano Pesce e Andrea Corsi per arrivare ad una collezione completa, capillarmente diffusa in tutto il mondo – viene raccontata all’interno dell’esclusivo documentario disponibile al seguente link. Si tratta di un racconto personale, con filmati originali della genesi del progetto. È una dedica a Gaetano Pesce, alle sue idee fuori dall’ordinario, alle quali Andrea Corsi dà forma da vent’anni. È la storia di una relazione fra un artista e un artigiano.
Il valore estetico dell’imperfezione e la riproduzione “infedele”
Fish Design incarna alla perfezione la filosofia provocatoria progettuale di Pesce che, già negli anni ’60, si schierò contro la perfezione industriale del modernismo, creando opere più vicine all’arte che alla funzionalità pura. Esplorando materiali e tecnologie innovative, Pesce realizzò opere che si differenziavano dalla produzione di massa, lontane da qualsiasi tentativo di omologazione e standardizzazione, e attribuì all’imperfezione un nuovo valore estetico. Con lui cambiò anche il ruolo dell’artigiano, non più tenuto a riprodurre fedelmente il disegno dell’autore, ma libero di interpretare e personalizzare la visione del designer. “Chi fa diventa artista” era una delle asserzioni più significative di Pesce, e la collezione Fish Design lo riafferma con convinzione.
Nel processo creativo si esplica l’idea di questi manufatti che, per affermazione del maestro, dimenticano il disegno iniziale, spesso inesistente, per lasciare libera e spontanea espressione alla materia. La resina, il materiale fluido che assume una forma stabile, ma che oppone all’apparente rigidità la morbidezza al tatto, resa seducente grazie ai colori spesso accostati in un contrasto di cromie, a volte rivela piccole bolle, richiamando i vetri veneziani del Settecento. Imperfezioni o segni distintivi del processo creativo? Ogni pezzo della collezione, pur mantenendo caratteristiche morfologiche ed estetiche simili, è unico perché realizzato a mano e reca l’impronta del suo artefice. L’idea è che l’artigiano imprima sull’oggetto il suo passaggio, lasci traccia del suo operato, abbracci l’aleatorietà degli effetti che i suoi gesti generano sulla materia.
“Quel dettaglio che ho curato, un aspetto che solo quel dato oggetto possiede, una peculiarità, una differenza: questi sono degli aspetti delle lavorazioni a cui bisogna prestare attenzione, e che contribuiscono a formare le caratteristiche distintive tra pezzo e pezzo e tra modello e modello. La forma a goccia della resina che cola è uno degli elementi fondamentali più belli di questa forma espressiva della resina e di questo tipo di lavorazione. È il tempo che si ferma, la cristallizzazione di un attimo”, afferma Andrea Corsi.
Una diffusione democratica
Fish Design è per volontà dei suoi creatori un progetto di “democratizzazione dell’arte”: una serie potenzialmente infinita di pezzi unici, che replica un concept senza mai ripetere pedissequamente forme e cromie. Al contrario, ogni modello viene realizzato con originalità. In parallelo, la collezione ha avuto una diffusione democratica, passando dalle gallerie e dai musei a una vasta rete di negozi e distributori, fino a raggiungere direttamente gli acquirenti finali. Questo percorso, sviluppatosi nel tempo, ha realizzato il desiderio di Pesce, condiviso da molti designer, di rendere i propri prodotti accessibili a un pubblico sempre più ampio, superando l’iniziale esclusività riservata a un’élite. Oggi, la collezione si distingue per una diffusione capillare e trasversale. E mantiene inalterati nel tempo i principi guida espressi nel Manifesto d’intenti originale:
Parlare di unicità come evoluzione dallo standard. Di umanità del difetto, della sua bellezza, di gioia, di tattilità, di sensualità, di simpatia, di elasticità, di colore, di femminilità, di innovazione” e “offrire più calore, buon umore, più affezione agli spazi che ospitano la nostra vita”.