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KEISUKE MATSUOKA al Mattatoio di Roma: La Morfologia Scomposta dell’Umano Universale

Da oggi, 12 novembre 2025 all’11 gennaio 2026, il Mattatoio di Roma ospita l’intensa indagine scultorea di Keisuke Matsuoka intitolata “Le forme dell’umanità”.

Keisuke Matsuoka_Periodo bianco,2022. 110x52x30cm, legno, filo di ferro_02

Matsuoka si inserisce in quel filone dell’arte contemporanea che, pur affondando le radici nella tradizione scultorea nipponica – con la sua attenzione alla materia, al vuoto e al ciclo incessante di distruzione e rigenerazione – trascende la mera rappresentazione figurativa per toccare l’archetipo. La sua opera non è solo materia plasmata, ma il risultato di una ricerca morfologico-antropologica che ambisce a disvelare un “essere umano universale”, slegato da categorie di genere, etnia o luogo.

L’artista si fa demiurgo che modella, distrugge e ricompone l’identità, riflettendo la dinamica ineludibile della natura stessa. Questa mostra non è una semplice retrospettiva, ma una dichiarazione programmatica sulla fragilità e la resilienza dell’esistenza individuale e collettiva.

Il mondo che ci circonda può cambiare ogni giorno improvvisamente, può essere fatto a pezzi come la torre di Babele. Un’amata città natale si trasforma in una terra di paura. Il pensiero si blocca, si vuole solo proteggere noi stessi e le nostre famiglie. Non è facile vivere così, è difficilissimo restare in queste condizioni, è forte il desiderio di fuggire. Mi sono reso conto che chiunque ha il potenziale per diventare rifugiato quando una parte della sua personalità viene spazzata via.” 

Keisuke Matsuoka

IL PERCORSO ESPOSITIVO

L’allestimento al Mattatoio non è una cornice neutra, ma un laboratorio concettuale che amplifica il dialogo tra opera e spazio. La mostra si apre con due sculture in ebano entrambe raffiguranti un volto, in un caso, Rifugiato gravità, scomposto in una miriade di frammenti, in parte mappati e fatti ‘esplodere’ a parete, e nell’altro sezionato in due metà, Per la distruzione che un giorno verrà. Al centro del Padiglione si trova una grande scultura magnetica A tree man, con un’anima in legno avvolta da una rete metallica su cui sono fissati migliaia di piccolissimi magneti, la cui funzione è trattenere la polvere di ferro e titanio che ricopre l’intera figura. Nell’ultima sala è presente invece una serie di lavori raffiguranti teste e visi realizzati in vetrofusione, sculture bicrome ben definite nelle forme, ma volte a restituire uno stato di passaggio tra il solido e il liquido. Chiude la mostra la sala dedicata a bozzetti, modellini, diari, matrici e prove di stampa dell’artista, offrendo così ai visitatori la possibilità di abitare lo studio dell’artista rintracciandone le varie fasi creative attraverso la percezione diretta dei materiali e delle tecniche impiegate nei diversi momenti di creazione del suo lavoro.

La scelta delle materie risulta estremamente funzionale, come pure la realizzazione visivo-morfologica che reca marcati tratti simbolici non solo di natura culturale, ma anche ancestrale. I vetri, le cere, le terre bianche e nere, sembrano fondersi, pur conservando il loro colore, annullandosi e riemergendo improvvisamente; la polvere di ferro e di titanio, viene prima dispersa in milioni di singoli granelli poi, attratta dalla forza magnetica, trova nuove fisionomie. Anche quando il legno è utilizzato in purezza, l’equilibrio tra suddivisione e composizione viene ossessivamente ricercato, come se l’azione stessa del creare non potesse in alcun modo essere scissa da quella del distruggere in una eterna ripetizione del gioco della vita. Nella serie Refugees, nata nel periodo di residenza dello scultore in Italia, l’analisi di un archetipo dell’umanità, confluisce spontaneamente nella riflessione sul simbolo del rifugiato; le figure antropomorfe, non perfettamente in equilibrio nella composizione delle parti, incarnano le fragilità che ciascuno di noi può incontrare nel proprio viaggio terreno e interiore.

La serie “Refugees”, nata dalla residenza italiana, incarna la riflessione più esplicita sull’archetipo dell’umanità vulnerabile. Le figure antropomorfe, volutamente in precario equilibrio, incarnano le fragilità – non solo fisiche, ma anche interiori – che ogni individuo affronta.

L’approccio curatoriale di Asada privilegia una narrazione visiva che segue il ciclo di vita dell’identità: dalla sua integrità iniziale, alla sua traumatica frammentazione, fino alla sua ricostituzione attraverso forze invisibili. La voce dell’artista, quando afferma che “chiunque ha il potenziale per diventare rifugiato quando una parte della sua personalità viene spazzata via”, non è un’affermazione politica, ma una profonda verità esistenziale che risuona con la precarietà del nostro tempo.

L’ARTISTA

RITRATTO Keisuke Matsuoka. Courtesy the artist

Keisuke Matsuoka  (Miyagi, Giappone, 1980) Si laurea e specializza in scultura presso Tohoku University of Art and Design (Yamagata, Giappone) nel 2005. Nel 2013 ottiene la prestigiosa borsa di studio “Fellowship of Overseas Study Program for Artists by the Agency for Cultural Affairs, Japanese Government” (USA 2013-2014). La sua ricerca artistica si concentra su una riflessione antropologica che è alla base dell’intero lavoro sviluppato in tecniche scultoree sempre differenti e personali. Dal 2002 espone le sue opere in musei pubblici in Giappone e Italia.

INFO

Le forme dell’umanità
Keisuke Matsuoka
A CURA DI: Tomoko Asada
Mattatoio di Roma, padiglione 9A, Piazza Orazio Giustiniani 4- Roma
DATE: 12 novembre 2025 – 11 gennaio 2026
Info: www.mattatoioroma.it
Ingresso gratuito

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