Intervista – TATJANA ZONCA… feels like a memory

Nell’universo estetico di Tatjana Zonca, il tempo si fa materia, memoria e metafora.

Le sue opere emergono da un dialogo sottile tra istante e eternità, tra presenza e assenza, tra ricordo e sogno.
Zonca manipola l’immagine fotografica come un alchimista del visivo, distorcendo la realtà per restituirla sotto forma di frammenti sospesi, effimeri e poetici. La sua ricerca artistica, nutrita dall’esperienza nel mondo della moda e radicata nella tecnica della serigrafia, si sviluppa attraverso un processo stratificato che trasforma il ricordo in icona, la memoria in visione onirica.
In questo incontro, l’artista italo-tedesca ci conduce nei labirinti del suo immaginario, svelando il legame profondo tra tempo e creazione, tra corpo e paesaggio, tra viaggio e identità.

L’INTERVISTA 

Il tuo percorso creativo inizia nel mondo della moda. Come sei passata da quel contesto alla serigrafia e all’arte visiva?

Ho conseguito un diploma in Fashion Design, con specializzazione in illustrazione e fotografia ad Amburgo, e successivamente ho ottenuto una borsa di studio per un Master a Milano. Ad Amburgo, mi sono avvicinata alla tecnica della serigrafia, che mi ha subito affascinata. La mia visione personale del mondo che mi circonda è sempre stata il motore di una continua ricerca nell’uso di diversi mezzi espressivi. Nel contesto della moda, ho lavorato nel design, un’esperienza che mi ha allenato l’occhio estetico, in particolare nella rappresentazione del corpo umano nelle sue molteplici sfaccettature.

Il tuo lavoro parte da fotografie scattate durante i tuoi viaggi o momenti personali. Lo scatto fotografico viene trasformato, modificato e distorto fino a diventare opera d’arte. Come avviene questa mutazione e qual è il tuo approccio creativo?

Tutto parte dal momento vissuto: il luogo, l’istante che mi avvolge e che catturo attraverso la fotografia. In un secondo momento, riprendo lo scatto, lo rielaboro digitalmente come un collage di ricordi, giocando con colori, luce ed elementi sovrapposti. Il mio obiettivo è trasmettere l’intenzione e il pensiero legati alla memoria di quel momento.
La serigrafia è per me uno strumento di traduzione delle mie fotografie, perché mi permette di sperimentare con ripetizioni, texture e interpretazioni visive uniche. Lavoro graficamente l’immagine per l’incisione dei telai, scelgo i colori e decido quanti telai usare per la stampa. Utilizzo sia la quadricromia, sia combinazioni di tre colori o monocromatiche.
È un processo che si sviluppa nel flusso creativo, in modo spontaneo e sperimentale, miscelando colori e sovrapponendoli fino ad ottenere l’immagine che ho in mente. La serigrafia richiede molta precisione e attenzione alle condizioni ambientali, come temperatura e umidità, che a Milano vanno gestite con cura per garantire stampe di qualità.

Come scegli i luoghi e le situazioni? Sono casuali o frutto di una ricerca?

Le situazioni e i luoghi che catturo sono il riflesso del mio essere sempre in movimento. Viaggio perché amo immergermi in nuove atmosfere e scoprire la bellezza della natura e del mondo.
Trovo ispirazione anche nella mia quotidianità: il desiderio di catturare un gesto, una luce, un movimento nasce spontaneamente, ovunque io sia. Non cerco location specifiche per i miei scatti, ma ci sono posti che mi attraggono naturalmente, come il mare, dove spesso fotografo.

Il tempo è un elemento ricorrente nel tuo lavoro, sia nel processo creativo che nel risultato finale. Come descriveresti il tuo rapporto con il tempo?

Il tempo è una dimensione intangibile, ma attraverso la fotografia diventa in qualche modo concreto. Se dovessi descrivere il mio rapporto con il tempo con una parola, sceglierei gratitudine: gratitudine per poter vivere ogni giorno pienamente.
Credo che sia fondamentale essere presenti nel qui e ora. Nei miei scatti, cerco di cristallizzare un momento vissuto, trasformandolo in memoria visiva attraverso la serigrafia fotografica.

Le tue opere hanno un’atmosfera poetica e onirica, come se fossero frammenti di ricordi sospesi nel tempo. Quanto è importante per te il concetto di memoria?

La memoria di un momento vissuto e la sua associazione a un’immagine riportano a ricordi ed emozioni personali. Le immagini nella nostra mente non sono sempre nitide, alcune sfumano nel tempo. Quando lavoro sulle mie fotografie, cerco di ricreare la sensazione del ricordo, utilizzando colori diffusi, dettagli offuscati e elementi astratti. Questo distacco dalla realtà dona alle mie opere un’aura sospesa e onirica, proprio come accade con i ricordi.

Hai descritto il tuo lavoro come suddiviso in tre momenti: lo scatto, la rielaborazione e la creazione in studio. Quale di questi ti emoziona di più e perché?

Ognuno di questi momenti è speciale a modo suo.
Lo scatto è intenso e vivo: sono completamente immersa in ciò che mi circonda.
La rielaborazione può avvenire dopo giorni o anni. I miei ricordi emergono in modo spontaneo e inaspettato.
La creazione in studio è sempre un’esperienza emozionante. Mi piace il lavoro manuale, la serigrafia richiede precisione e concentrazione, e quando sono nel flusso creativo sento un’energia viva attraversarmi.

La tua ultima mostra si intitola “Mare Dentro”. Qual è il tuo rapporto con il mare e il concetto dietro questo progetto?

La mia prima mostra personale presso Arte in Salotto a Milano è dedicata a un elemento che sento profondamente: il mare. Per me, il mare è una fonte di pace interiore, una presenza che avvolge e colma l’anima. Con il titolo “Mare Dentro”, voglio trasmettere questa sensazione di serenità e infinito che solo il mare può donare.

Qual è il tuo rapporto con il tuo corpo? Ti piace ritrarti nelle tue opere?

Ho un rapporto equilibrato con il mio corpo, lo vivo come un processo dinamico di crescita personale. Spesso fotografo il mio corpo o quello di amici, ma anche sconosciuti incontrati per caso. Il mio lavoro porta con sé una componente di autofiction: scatto momenti che vivo in prima persona. Il mio corpo, però, non è il soggetto principale, è una forma, una composizione all’interno dell’immagine.

Qual è il tuo concetto di estetica?

L’ estetica è personale e soggettiva, si può trovare in tutto ciò che ci circonda. Per me, è ciò che visivamente mi muove, mi sorprende e mi apre la mente.

Se dovessi scegliere tre parole chiave per definire la tua arte quali sarebbero?

feels like a memory (4 scusa 🙂 )

Se dovessi scegliere una canzone come colonna sonora delle tue opere, quale sceglieresti?

L’anno scorso ho collaborato con i The Dining Rooms per il loro decimo album, Songs to Make Love To, pubblicato da Schema Records. Le mie opere sono state scelte per la copertina dell’album e dei singoli digitali. La loro musica ha una poetica cinematica che si lega perfettamente alla mia estetica visiva.

Potresti elencare i tuoi cinque artisti preferiti di tutti i tempi?

Non è facile, perché ce ne sono davvero tanti, ma posso provare a elencare coloro che mi hanno ispirato maggiormente nel trovare la mia chiave di lettura ed espressione nel mio lavoro. Senza seguire un ordine preciso, direi: David Hockney, Man Ray, Christo e Jeanne-Claude, Anish Kapoor, Andy Warhol.

Ricordi la prima mostra che ha illuminato la tua visione artistica? E l’ultima?

Molte mostre mi hanno lasciato qualcosa, ma se devo sceglierne una che mi è rimasta impressa nel cuore e nella mente, senza dubbio direi The Floating Piers di Christo e Jeanne-Claude. Semplicemente straordinaria: il colore arancione vibrante incastonato nella cornice del Lago d’Iseo, un’opera temporanea che incarnava perfettamente il loro stile unico. Di recente, invece, ho visitato il Louvre a Parigi, dove ho potuto ammirare nuovamente le sculture di Canova e Bernini. Un’esperienza folgorante, capace di lasciarmi senza parole.

C’è un desiderio artistico che non hai ancora esaudito?

Ci sono tantissimi desideri e infinite idee! L’arte, come la vita, è continua trasformazione: si può cambiare, provare, sperimentare, creare, collaborare… Non esistono limiti.

Se dovessi descriverti in terza persona, come ti definiresti?

“Gemelli, sognatrice, osservatrice attenta, assetata di conoscenza, viaggiatrice instancabile, curiosa e creativa.”

Cosa pensi dell’intelligenza artificiale applicata all’arte? Può la tecnica superare la creatività?

Il rapporto tra uomo e macchina è sempre stato complesso e a tratti contrastante, soprattutto con l’avvento delle nuove tecnologie. Credo che l’arte vada considerata innanzitutto come un prodotto umano, radicato nel contesto in cui nasce. Noi siamo influenzati dal tempo in cui viviamo, dall’ambiente che ci circonda, dalle dinamiche sociali. Ma soprattutto, abbiamo emozioni, sentimenti e un vissuto che inevitabilmente plasmano il nostro modo di esprimerci artisticamente.
L’intelligenza artificiale, per quanto avanzata, non possiede questa dimensione interiore. Non potrà mai avere un punto di vista individuale, perché si limita a generare sulla base di dati e informazioni preesistenti.
La pittura a olio, la serigrafia o l’acquerello non creano automaticamente arte: l’arte non è una semplice immagine bidimensionale, non può essere ridotta a un concetto banale. È, piuttosto, il frutto della nostra essenza.

Quando è stata l’ultima volta che hai fatto qualcosa per la prima volta? E soprattutto, cosa hai fatto?

Viaggiare, per me, significa sempre fare qualcosa per la prima volta. Scoprire un luogo nuovo, immergersi nella sua atmosfera, vivere la luce di quel giorno in quel preciso angolo di mondo: sono esperienze che ricerco costantemente, perché ogni viaggio è, in fondo, una nuova prima volta

Cosa ti fa battere il cuore?

Momenti inaspettati.

Che rischio vorresti correre oggi?

Cambiare. Vivere altrove.

L’ARTISTA

Tatjana Zonca è un’artista italo-tedesca che ha trascorso la sua vita fra la Germania, l’Italia e il Regno Unito. Attualmente vive e lavora a Milano. I suoi lavori sono stati esposti a Milano, Roma, Berlino, Barcellona e Londra.
Il suo percorso creativo inizia nella moda, ma è nei suoi anni ad Amburgo che Zonca si è avvicinata alla serigrafia, tecnica che permette di combinare la fotografia con l’arte digitale, facendone il suo primo centro di interesse. Il lavoro di Zonca, nel suo farsi, somiglia ad una complessa riflessione sul tempo, sia nel processo pratico, in cui il puro scatto fotografico viene trasformato, modificato e distorto, sia nel risultato.

L’artista parte da fotografie scattate durante i suoi numerosi viaggi o in momenti del suo vissuto; in un secondo momento queste immagini vengono sovrapposte e distorte fino a diventare frammenti eterni e sospesi, in cui il tempo si comprime e si dilata, immagini evanescenti della nostra memoria, come in un sogno. In queste possiamo riconoscere elementi come il mare, il paesaggio, alcune figure umane, visioni di un tempo lontano come in vecchi rullini. Entra infine in gioco il processo più artigianale e manuale, ovvero quello della serigrafia: il risultato sono pezzi unici che si distinguono per piccole variazioni di colore.

https://www.tatjanazonca.com/
https://www.instagram.com/tatjana.zonca

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