Si dice che la prima intervista non si scordi mai. Ero ad Ischia con Bruno Bozzetto, per la proiezione del suo film Allegro non troppo. Arriva un cronista, e in gran fretta mi chiede di farmi delle domande prima che cominci il film. Però inizia a chiamarmi signor Maurizio Micheli. Io non gli faccio presente che quello non è il mio nome fino a quando il giornalista non si accorge che il registratore non è partito.
Allora ricomincio dice lui. Va bene, ma gli faccio presente che io non mi chiamo Micheli ma Nichetti, Maurizio Nichetti. Si si, dice lui, e riparte con l’intervista. Peccato però che per tutta l’intervista lui si sbagli ancora e mi chiami… signor Michetti.
Che personaggio Maurizio Nichetti quando racconta. La sua storia personale, fatta di tanti aneddoti, meriterebbe un film, un documentario, ma qui bisogna accontentarsi di un breve racconto di sole parole.
Laurea in Architettura, partito come mimo, approda un bel giorno alla Bozzetto Film e lì diviene sceneggiatore e attore nei corti prodotti dalla casa di produzione. Poi approda alla regia e nel 1979 il suo primo film, Ratataplan, ottiene un grande successo a livello internazionale, permettendogli di iniziare la sua carriera di attore-regista. Ritagliandosi il ruolo di un cameriere che non dice mai una parola, Nichetti diede vita a una serie esilarante di gag visive legate alla tradizione del comico muto e del mimo, in cui si annunciavano alcuni degli stilemi ricorrenti nelle sue opere successive: la creazione di un universo fantastico, l’inclinazione per gli umori melanconici, il ricorso al cinema d’animazione (per il quale si è valso a più riprese della collaborazione di Guido Manuli).
Il successo si ripete poi con Ho fatto splash (1980), Ladri di saponette (1989) e Volere volare (1991). Nel 1984, con Sordi e Ugo Tognazzi, è tra i protagonisti di Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno di Mario Monicelli. Seguiranno poi altri film come Stefano Quantestorie (1993), Palla di neve (1995), Luna e l’altra (1996), Honolulu Baby (2001). Senza peraltro dimenticare quegli oltre 100 spot di pubblicità televisiva da lui diretti, alcuni passati alla storia o diventati dei tormentoni (come quello di telefonia “Mi ami? Ma quanto mi ami? O un certo Pinguino animato che fa ancora oggi da testimonial di una nota merendina). Un grande viaggio quello di Nichetti, fra cinema e animazioni, fra gags e battute, un viaggio che ora, dopo ben 25 anni di assenza, lo ha fatto (finalmente) tornare con un nuovo film, dal titolo Amiche mai.
Come o chi ti ha convinto a tornare dietro la macchina da presa? E nel frattempo, il cinema (specie quello italiano) non trovi che sia un po’ cambiato?
Prima risposta. In questi 25 anni di assenza dal cinema… c’era sempre qualcuno che mi dava partito per l’estero, scomparso, magari pure defunto. E allora mi son detto “facciamogli sapere che io sono sempre qui vivo e vegeto”. Poi mi è capitata una bella storia per una commedia e mi sono deciso a farne un nuovo film, che esce nelle prossime settimane al cinema, con Angela Finocchiaro e Selma Ylmaz.
Seconda risposta: se il cinema italiano è cambiato? Si, sicuramente, è un po’ fermo nei suoi canoni, ma è cambiato soprattutto perché non c’è più la voglia di andare al cinema. Forse il Covid negli anni scorsi ha velocizzato questa disabitudine. Oggi l’offerta di film in tv è vastissima, te ne stai seduto a casa tua, con le ciabatte ai piedi, la coperta, il divano comodo e scegli fra mille film.
E poi ci chiediamo perchè chiudano le sale? La gente, per decidere di uscire di casa e sostituire il televisore con qualcos’altro, ha bisogno di uno stimolo forte, specialmente oggi, quando tra schermi piatti, home theatre, alta definizione eccetera, la funzione del grande schermo si fa più labile.
All’interno di questo panorama di cambiamento, c’è un problema di solo cinema italiano?
Si, ma è anche uni problema della tipica commedia italiana, che è sempre stata legata a una comicità molto realistica: infatti io sono sempre stato considerato “poco italiano”, per via della matrice surreale, un po’ favolistica e onirica dei miei film, anche se poi, in realtà, quando presentavo i miei film all’estero sono sempre stati recepiti come molto italiani.
Ma tu oggi, a casa tua, quali film guardi?
Di tutto, ma cerco spesso film poco conosciuti. L’ultima scoperta che ho fatto è di un vecchio film in bianco e nero girato nel 1936, una storia di fantascienza, incredibile, avveniristica. Si intitola “La vita futura”. E’ su Youtube. Devi vederlo.
Sei stato un vero innovatore di quel cinema che unisce gli attori in carne ed ossa con le animazioni. E so che hai qualche aneddoto…
Ricordo una serata a New York in cui dovevo parlare appunto di cinema e animazioni e del mio film Volere Volare, che era una pellicola a tecnica mista. Sala gremita ovunque, domande, risposte. Esco dalla sala e in strada mi trovo davanti una ventina di persone che mi fermano e mi fanno mille domande. Io dico: “Ragazzi, poteva fare le vostre domande in sala, no?”
Loro mi guardano e si presentano: erano i membri della squadra di esperti di animazione della Disney e volevano chiedermi come riuscivo a fare quelle cose nei film, tra l’altro con un budget ridicolo al confronto del loro, con cui avevano fatto qualche anno prima “Chi ha incastrato Roger Rabbit”.
Cinema come arte, e anche le animazioni come prodotto artistico, perché in fondo tutto comincia da un disegno…
La tecnica mista è qualcosa di incredibile, estremamente fascinoso, consente narrazioni diverse, legate alla fantasia. Con i miei film siamo riusciti a fare cose così difficili che, appunto, nemmeno a Hollywood riuscivano a fare. Lavoravamo con i “rodovetri” in verticale e non in orizzontale, un lavoro pazzesco ma che dava risultati migliori. Comunque, rispetto a vent’anni fa, il cinema di sola animazione, tanto per parlare di questa tecnica, ha raggiunto livelli incredibili e il pubblico ha capito che non è solo un prodotto per bambini, come un tempo.
So che negli anni 70 e 80 proprio la Bozzetto film si vide bocciare molti progetti perché i produttori dicevano che “quelli andavano bene solo per i bambini”…
Verissimo, non si trovavano molti produttori che avessero una visione diversa. Poi un giorno Bozzetto presentò “West and Soda” e tutto cambiò di colpo, la gente faceva la fila, ed erano adulti, non bambini.
Finiamo l’intervista parlando di questo tuo ultimo film, Amiche mai?
Un bel film, andate a vederlo. Non passerà mai in tv perché non è stato prodotto da televisioni o network o altro. E’ un film da vedere al cinema, divertente, con attrici bravissime. Non dico altro.
foto di Claudio Moschin