L’universo visivo di Kristjana S Williams è un sofisticato intreccio di storia, natura e tecnologia, un viaggio tra incisioni vittoriane, mappe antiche e composizioni tridimensionali che sfidano i confini tra reale e immaginario.

Islandese di origine ma londinese d’adozione, l’artista ha costruito un linguaggio espressivo unico, in cui il rigore della simmetria incontra la libertà del collage, dando vita a opere stratificate che evocano mondi onirici e scenari fantastici.
Dai suoi lavori emergono suggestioni che spaziano dalla cartografia storica alla botanica esotica, dalle wunderkammer al design digitale, in una continua esplorazione di materiali e tecniche. La sua ricerca l’ha portata a collaborare con istituzioni e brand iconici, dal Victoria & Albert Museum a Fortnum & Mason, dal mondo della moda a quello dell’illustrazione editoriale.
In questa intervista, Williams ci guida attraverso il suo processo creativo, tra le sfide della sperimentazione e il fascino per l’invisibile, rivelando il sottile equilibrio tra razionalità ed emozione che caratterizza il suo lavoro.
L’Intervista
Il tuo processo creativo è estremamente meticoloso, dalla ricerca delle incisioni alla loro trasformazione in opere tridimensionali. In media, quanto tempo impieghi per completare un pezzo e quale fase trovi più stimolante?
Il mio processo può durare da alcune settimane a diversi mesi, a seconda della complessità dell’opera. La fase di ricerca è una delle più stimolanti: scoprire antiche incisioni, riferimenti storici e texture dimenticate è come riportare alla luce un tesoro nascosto. Ma il momento in cui tutti gli strati finalmente si uniscono—il taglio, la composizione, l’assemblaggio—è quello in cui l’opera prende davvero vita per me.
La simmetria è un aspetto centrale del tuo lavoro. Cosa ti affascina di questa caratteristica della natura?
Vedo costantemente la simmetria in natura, nelle ali delle farfalle, nelle foglie, negli occhi. Vedo anche come le forme si armonizzano naturalmente tra loro, ed è un fenomeno molto interessante dal punto di vista matematico e scientifico. L’effetto specchio della simmetria è affascinante e cerco sempre di bilanciare gli elementi, come fanno molti artisti nei loro lavori.
Le tue opere spaziano dal collage all’animazione. Come scegli il medium più adatto a ogni progetto?
Il collage mi ha portato all’animazione, perché lavoro con moltissimi strati diversi. Penso sempre al viaggio che voglio far compiere allo spettatore, creando un mondo in cui può immergersi. Lavorare con collage, diorami vittoriani e teatri di carta significa essenzialmente costruire un’animazione stratificata, quindi il passaggio all’animazione è stato quasi naturale.
Cosa pensi dell’intelligenza artificiale nell’arte? La tecnica può superare la creatività?
Se usi l’IA per creare arte, passi ore a perfezionarla e la trasformi in qualcosa di completamente nuovo, allora hai un’opera d’arte. Ma credo che l’IA da sola non potrà mai creare arte completamente—avrà sempre bisogno del tocco umano per dare vita alla creatività e all’intenzione.
Se visitassi il tuo studio, cosa troverei? Quadri, libri, piante, tecnologia, dischi?
Tutto quello che ho citato prima: libri ovunque, tanta carta, materiali, computer, forbici, cornici, tubi, navi e piante. Tutti escono da qui felici, quindi direi che è un buon segno.
Ti senti più attratto dalla razionalità o dalle emozioni?
Probabilmente dalla razionalità. È interessante, non mi aspettavo di rispondere così. Ho un forte senso pratico, forse guidato dalle emozioni, ma non ne sono del tutto sicura. Essendo dislessica, molte delle cose che faccio vengono eseguite immediatamente e con urgenza, ma spesso rimangono a lungo nel mio subconscio prima di emergere.
Qual è stata l’ultima volta che hai fatto qualcosa per la prima volta? E soprattutto, cosa hai fatto?
A dicembre sono andata a nuotare tra le due placche tettoniche in Islanda, con una temperatura di meno 10 gradi. Nuotare in mezzo alla natura, nel punto in cui due mondi si incontrano nel paesaggio ghiacciato, è stato terrificante ed esaltante allo stesso tempo.
Cosa ti fa battere forte il cuore?
Il cibo (da mangiare) e l’acqua (in cui nuotare).
Quale rischio vorresti prendere oggi?
Chiudere tutto e partire per un viaggio intorno al mondo. Non è la cosa più sensata da fare mentre gestisci uno studio e una famiglia, ma credo che sarebbe ciò che mi emoziona di più.
Se dovessi descriverti in terza persona, come lo faresti?
Folle, appassionata e gentile.
Nella tua recente mostra collettiva “En Route” alla Biblioteca Apostolica Vaticana, hai collaborato con Maria Grazia Chiuri e Jovanotti. Com’è stato dialogare con i loro lavori?
La cosa più affascinante è stata vedere discipline diverse fondersi insieme, con tutti gli artisti incredibilmente talentuosi. Il modo di pensare di Maria Grazia è stato fonte di grande ispirazione: il suo sguardo sui fili, il cotone, la storia dei tessuti, il loro viaggio tra pattern e culture diverse. È stata un’esperienza ricchissima da creare insieme.
A Roma hai avuto modo di dialogare creativamente anche con le opere di Boetti. Cosa rappresenta per te questo artista? E Le sue mappe sono fonte di ispirazione?
Il suo lavoro è estremamente ispiratore e bellissimo, soprattutto nel modo in cui costruisce gli arazzi. Esistono infiniti modi straordinari in cui le persone interpretano le mappe. Io lavoro spesso con mappe antiche e osservo le diverse rappresentazioni cartografiche del passato, quando gli angoli inesplorati del mondo erano popolati da draghi e mostri marini, simboli di terre sconosciute. È un aspetto affascinante, e le mappe esercitano sempre su di me un forte richiamo.
Avere accesso alla Biblioteca Vaticana dev’essere stato stimolante per il tuo lavoro. Cosa hai scoperto?
È stato un sogno che si realizza. Ciò che mi ha colpito di più è stato il lavoro del team di restauro e la vastità degli archivi. Il volume delle opere era sbalorditivo, con incisioni e documenti storici straordinari. Si ha la sensazione che si potrebbero trascorrere molte vite lì dentro senza mai esaurire le scoperte.
Il filosofo David Hume diceva che la bellezza non è una qualità intrinseca, ma esiste solo nella mente dell’osservatore. Pensi che l’arte sia anche una percezione soggettiva?
Assolutamente sì. La bellezza è negli occhi e nel cuore di chi guarda. Uno dei migliori esempi è una fiera d’arte: in un grande spazio con centinaia di opere, ognuno si dirige istintivamente verso qualcosa che lo attrae. L’arte è un’esperienza viscerale, un nutrimento per l’anima.
Cosa significa per te l’estetica?
Ammiro molto l’artigianato e il Victoria & Albert Museum in Inghilterra è uno dei miei luoghi preferiti. Mi ispiro a tutto, dai tessuti alla lavorazione del legno, dall’argenteria alla vetreria. Per me, l’estetica riguarda il modo in cui questi elementi vengono combinati con abilità e intenzione. Non si tratta solo di bellezza visiva, ma dell’equilibrio tra forma, colore, texture e della risposta emotiva che suscitano.
Se dovessi scegliere tre parole per definire la tua arte, quali sarebbero?
Stratificata, armoniosa, immaginativa.
Se dovessi scegliere una canzone come colonna sonora delle tue opere, quale sarebbe?
Ascolto molti suoni della natura, gong e acqua, cose molto rilassanti. Probabilmente qualcosa dei Sigur Rós, una band islandese dal suono celestiale e meraviglioso.
Quali sono i tuoi cinque artisti preferiti di sempre?
Mark Rothko, Frida Kahlo, Andy Warhol, Botticelli e Bridget Riley.
Ricordi la prima mostra che ha illuminato la tua direzione artistica e l’ultima che ti ha colpito di più?
La prima probabilmente è stata quella di Erró in Islanda. L’ultima, la più memorabile, è stata alla Hayward Gallery, una mostra di outsider art che mi è rimasta particolarmente impressa.
C’è un desiderio artistico che non hai ancora realizzato?
Sì, vorrei lavorare di più con l’olografia e creare una struttura architettonica senza limiti materiali, come se fosse costruita liberamente.
L’Artista
Kristjana S Williams è un’artista multidisciplinare il cui lavoro spazia tra collage realizzati a mano e con il laser, illustrazione, animazione e design digitale. Le sue opere traggono ispirazione dalle incisioni vittoriane e dal mondo naturale, combinando strati fisici e digitali di botaniche esotiche e animali vivaci per costruire mondi fantastici e onirici.
Le opere tridimensionali originali di Kristjana, le stampe in edizione limitata e gli elementi d’arredo presentano incisioni vittoriane sapientemente intrecciate con una flora e fauna lussureggiante ed esotica. Animali e insetti si fondono con una vegetazione rigogliosa, sovrapposti a mappe nautiche antiche e fotografie d’epoca. Nascono così creature immaginarie che l’artista definisce “foreste desiderate”. Questi affascinanti tableaux bidimensionali e tridimensionali le hanno valso numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui i Pentawards, il D&AD in Book, un Clio Award e il primo premio al New York Festivals Grand Prix. Le sue collaborazioni includono marchi storici come Harrods, Fortnum & Mason, Browns Hotel e Penhaligon’s, oltre a icone del design contemporaneo come Paul Smith, il Victoria & Albert Museum e The Shard di Londra.
Williams ha utilizzato strumenti digitali lungo tutta la sua vita e carriera, iniziando con la costruzione di circuiti logici per una stazione radio pirata, fino allo sviluppo di tecniche digitali e collage stratificati digitalmente, design e illustrazioni. Ha affinato queste competenze nel settore della moda, lavorando nel suo negozio londinese “Beyond the Valley” e successivamente nel suo studio omonimo a Chiswick, aperto nel 2012. Ha trasformato le sue opere in esperienze immersive e interattive con progetti come Interactive Print Journey per le British Galleries del V&A nel 2011, Audio Scape Print Journey, una collaborazione con Sennheiser nel 2013, e A Curious Game of Croquet nel 2021 con il V&A e VIVE Arts. La sua pratica artistica è un percorso creativo in continua evoluzione, caratterizzato da una costante sperimentazione con nuovi formati.
Kristjana vive e lavora a West London.
https://www.kristjanaswilliams.com/