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Intervista – FERDINANDO SCIANNA: Sono un allievo di tutti e un maestro di nessuno

Primo italiano alla mitica agenzia Magnum, grande fotoreporter per giornali di mezza Europa, e poi anche fotografo di moda per le prime collezioni di Dolce e Gabbana.

Ferdinando Scianna è uno dei fotografi italiani più autorevoli a livello internazionale, noto per la capacità di fondere e incidere profondamente la realtà attraverso le sue opere fotografiche.

Lo incontro nel suo studio milanese, con la sua immancabile pipa accesa.

ph: Claudio Moschin

Scianna, lei ha ancora come riferimento il grande fotografo Henri Cartier Bresson?

In un certo tempo della fotografia è stato sicuramente un modello, anzi potrei dire che la fotografia del novecento abbia avuto lui come maestro assoluto. E io ho avuto il privilegio di averlo HBC non solo prima come maestro da lontano e poi come amico e collega da vicino.

Dopo una vita da fotoreporter, quale differenza esiste ancora dalle foto “trovate e scattate al volo” e quelle invece “preparate e costruite” apposta?

Potrei dire che c’è una grande differenza ma potrei dire anche che non c’è alcuna differenza. Da “bressoniano” convinto, a me interessano le foto che “incontri”, che hanno un senso, una forma, dove scatti velocemente. Quella è la fotografia. Bresson diceva che il fotografo dovrebbe essere invisibile, ma questo spesso non è possibile. Per esempio nel ritratto, dove tu stai di fronte al tuo soggetto. Ma certo ci può essere anche il ritratto dove il soggetto non ti vede. Sono punti di vista. Doisneu si dice che la famosa foto dei due che si baciano l’abbia scattata per esempio una prima volta passando li per caso, ma siccome non gli piaceva, ha preso poi due altre persone e l’ha rifatta. Ed è quella la foto passata alla storia. Quella preparata, non quella trovata al volo…

Ma in questa epoca in cui siamo travolti dalle immagini, dai video alla tv o sul web, la fotografia (che è statica) serve ancora per raccontare?

Sembra ancora, ma in una maniera diversa. Faccio il fotografo da più di 60 anni, ma quel tipo di fotografia, quel tipo di funzione delle immagini… è tramontato. Colpa anche dei giornali che pubblicavano le foto: oggi quei giornali non hanno più peso reale sul piano dell’immagine, molti sono scomparsi, altri si sono ridotti. Se succede qualcosa nel mondo, riceviamo le immagini video, in tv o su Internet, e solo dopo magari arrivano quelle fotografiche, in numero minore. Però si fanno più libri fotografici, molti di più di un tempo. Ecco, c’è stato uno spostamento in questo senso.

Quindi non ci sono più le immagini iconiche e storiche di un tempo?

Se ci sono, sono poche. In una alluvione di altre immagini video. E’ uno tsunami. Tra l’altro non si stampa quasi più su carta, tutto resta negli archivi dei telefoni, sui computer. Non c’è più il senso della memoria. Un tempo si facevano per esempio gli album fotografici di famiglia, c’erano i viaggi, le feste, i ricordi, i lutti, le nascite. Oggi chi li fa più? Pochi, penso. Tutto resta virtuale.

E’ vero che lei non ama essere chiamato “maestro”?

Mi irrita. Non è che non mi faccia piacere, ma a dir il vero il mio rapporto con la fotografia nasce da un’ignoranza abissale, io della fotografia da ragazzo non sapevo niente di niente. Poi mi è venuta, col tempo, l’arroganza di intendermene. Quindi quando mi chiamano maestro io penso sempre a quelli che sono veramente dei maestri e mi sento un poco a disagio. Sono allievo di tutti e maestro di nessuno.

Il suo servizio fotografico indimenticabile per lei?

Le foto che poi servirono al mio primo libro, sulle feste religiose in Sicilia. Certo, non andò pubblicato in un giornale, ma resta quello il mio reportage fondamentale. Perché da li è nato tutto.

Domanda non facile: oggi chi è veramente Ferdinando Scianna?

E’ un vecchio signore che è nato 81 anni fa in un paesino agricolo della Sicilia, e che in quel contesto si è formato. Ha poi incontrato la fotografia – e mio padre non capiva che mestiere potesse essere quello di fotografo – ed è diventato un fotoreporter. Oggi mi sento figlio di questa società contemporanea ma dentro di me c’è un patrimonio visivo e intellettuale della Sicilia, perchè io sono ancorato alle mie origini, contadine e semplici. Ma soltanto se hai un “tuo villaggio” nella memoria puoi fare una esperienza cosmopolita.

La prossima mostra?

Al Centro Culturale di Milano, a novembre, si intitolerà La geometria e la compassione. Fotografie che rappresentano volti e situazioni che hanno lasciato un’eco profonda nel mio animo, scattate in giro per il mondo. Racconteranno miseria, malattie, catastrofi, violenza, emigrazione, emarginazione, solitudine e, infine, anche la morte.

IN MOSTRA

Dal 14 novembre 2024 al 18 gennaio 2025 al Centro Culturale di Milano Ferdinando Scianna sarà il protagonista della mostra “La geometria e la compassione”, curata a quattro mani dallo stesso autore insieme a Camillo Fornasieri.

Patrocinata dal Comune di Milano e da Regione Lombardia, composta da 60 opere fotografiche in bianco e nero Original Print e accompagnata da un importante Libro Catalogo edito da Silvana Editoriale per la Collana Quaderni del CMC, la mostra non è solo un’opportunità per riflettere sul ruolo della fotografia nel mondo contemporaneo, ma anche il pensiero originale dell’autore siciliano sulla condizione umana e sulla sua fotografia come dimensione identitaria con il mondo.

Un’esposizione dalla grande potenza espressiva che trova la sua genesi nella decisione di Scianna di accogliere l’invito dell’amico Giovanni Chiaramonte, pochi mesi prima della sua scomparsa nell’ottobre 2023, di realizzare una sua mostra che fosse una meditazione sul tema del dolore.

INFO

FERDINANDO SCIANNA
“La geometria e la compassione”
Mostra curata da Ferdinando Scianna e Camillo Fornasieri
Centro Culturale di Milano
Largo Corsia dei Servi 4
14 novembre 2024 – 18 gennaio 2025

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