Prima Porta della Speranza a firma di Michele De Lucchi, Casa Circondariale di Milano San Vittore “Francesco Di Cataldo”. Photo credits Federico Montanari

Inaugurata la prima Porta della Speranza firmata da Michele De Lucchi a Milano

E’ stata inaugurata venerdì scorso la prima Porta della Speranza davanti alla Casa Circondariale di Milano San Vittore “Francesco Di Cataldo”.

Prima Porta della Speranza a firma di Michele De Lucchi, Casa Circondariale di Milano San Vittore “Francesco Di Cataldo”. Photo credits Federico Montanari

Con l’inaugurazione dell’opera progettata da Michele De Lucchi, prende ufficialmente avvio il progetto internazionale dedicato al dialogo tra arte, comunità carcerarie e società civile.

Porte della Speranza è un progetto promosso dalla Fondazione Pontificia Gravissimum Educationis del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede in collaborazione con il DAP Dipartimento Amministrazione Penitenziaria e realizzata dal Comitato Giubileo Cultura Educazione con Rampello & Partners, con il contributo di Fondazione Cariplo e con il patrocinio del Comune di Milano.

L’iniziativa inaugura così un percorso artistico, educativo e sociale che si svilupperà tra la fine del 2025 e il 2026.

Il progetto invita grandi interpreti della cultura contemporanea a creare una serie di “porte artistiche” in relazione diretta con gli istituti penitenziari. Le opere, installate davanti alle carceri coinvolte, diventeranno segni di passaggio e rigenerazione, rivolti ai detenuti e insieme all’intera comunità.

L’opera si compone di due alti battenti semichiusi, privi di telaio, che evocano un varco aperto all’ignoto. La superficie, definita da un bugnato sfaccettato ispirato a quello rinascimentale — in particolare a Palazzo dei Diamanti di Ferrara, città natale dell’architetto — suggerisce una forza non come barriera, ma come fondamento del passaggio. La Porta non distingue un dentro e un fuori: è un’architettura senza muro, un invito a considerare la trasformazione come un cammino condiviso e non come un gesto isolato.

Affinché la speranza non rimanga un concetto astratto, il progetto si articola su due direttrici complementari, interna ed esterna al carcere.

All’interno degli Istituti di pena questa iniziativa darà vita a itinerari educativi, laboratoriali e pastoralicapaci di accompagnare le persone detenute in un percorso di crescita personale con il coinvolgimento di tutte le realtà (educatori, cappellani, associazioni di volontariato…) che già operano a loro sostegno. Importante sarà anche l’azione per sviluppare le loro capacità tecniche, attraverso corsi di formazione realizzati in collaborazione con istituzioni di eccellenza come l’Accademia di Belle Arti di Brera e ALMA – La Scuola Internazionale di Cucina Italiana. Questi interventi permetteranno di offrire ai detenuti competenze importanti per il loro reinserimento a pieno titolo nella società.

Le Porte della Speranza intendono esercitare un impatto anche all’esterno delle carceri. Vogliono essere la possibilità offerta all’opinione pubblica per entrare simbolicamente nella realtà del carcere superando i pregiudizi sui detenuti, comprendendo la necessaria funzione educativa, riabilitativa, umana degli Istituti di pena, così che siano sempre meno luoghi dimenticati, volutamente invisibili, periferie esistenziali, ma sempre più “visti” e centrali nelle preoccupazioni della politica, della società civile, nel volontariato, nell’educazione, nell’attivazione di risorse economiche ed educative, nella preghiera di chi vive la fede.

Dopo San Vittore, Porte della Speranza proseguirà coinvolgendo una significativa rosa di autori, chiamati a dialogare con altrettanti istituti: la sezione femminile di Borgo San Nicola di Lecce con Fabio Novembre; Regina Coeli a Roma con Gianni Dessì; Santa Maria Maggiore alla Giudecca, Venezia, con Mario Martone; Pagliarelli di Palermo con Massimo Bottura; Canton Mombello di Brescia con Stefano Boeri; Secondigliano a Napoli con Mimmo Paladino; la sezione femminile del Giuseppe Panzera di Reggio Calabria con Ersilia Vaudo Scarpetta. Ogni interprete, in accordo con le direzioni dei penitenziari, costruirà il proprio progetto a partire dall’ascolto dei detenuti e della comunità carceraria.

Prima Porta della Speranza a firma di Michele De Lucchi, Casa Circondariale di Milano San Vittore “Francesco Di Cataldo”. Photo credits Federico Montanari

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