Franza-VillaSormani

ILARIA FRANZA “Ciò che resta della luce”: la poetica del colore e del tempo a Villa Sormani a Mariano Comense

Nei piani nobili di Villa Sormani a Mariano Comense la luce diventa materia viva in una infinita temporalità interiore.

“Ciò che resta della luce” è il titolo della personale di Ilaria Franza, curata in collaborazione con il collettivo Campionario, un racconto esperienziale in cui il colore si fa tramite di una poetica del tempo e della trasformazione.

Le installazioni site-specific, pensate in intima aderenza agli spazi della villa, offrono al visitatore un itinerario emotivo e immersivo: ogni sala si propone come un gioco di specchi dove la creazione artistica diviene metafora delle complessità e delle contraddizioni intrinseche all’esistenza umana: un equilibrio sottile in bilico tra il sogno della giovinezza e il raccolto della tragedia, tra volontà e accettazione, tra destino e libertà.

Qui il colore non è soltanto elemento estetico, ma atto esistenziale, traccia mutevole di un gesto che interroga il rapporto tra permanenza e caducità. Le opere, stratificate e dense, riverberano la tensione fra opposti che sottende tutta la ricerca di Franza: il lirismo dell’istante contro il peso del divenire, la volontà di trattenere la luce contro la consapevolezza del suo inesorabile disfarsi.

La pittura di Franza si offre così come un campo aperto alla serendipità, dove ogni goccia, ogni velatura, ogni improvvisa saturazione diviene segno di un’esperienza non pienamente dominabile. In questo equilibrio precario, che richiama tanto il sogno della giovinezza quanto la gravità della perdita, emerge una vocazione resiliente: un invito silenzioso ad accogliere le contraddizioni, a lasciarsi attraversare dal tempo senza esserne travolti.

Il percorso espositivo

Ciò che resta della luce si apre con una sala che raccoglie – nell’interazione di elementi grafici e opera pittorica – il processo creativo di Franza, momento fondamentale per poter apprezzare sino in fondo la sua opera e la lettura che si svilupperà nel percorso espositivo.
Pochi racconti partono da un sottofondo così essenziale: ogni opera di Franza è un giorno di sole, un dialogo serrato tra cielo e acque, dove la tela diventa sismografo sensibile di ogni minima variazione ambientale e l’artista deve continuamente venire a patti con quanto supera la sua volontà. Ed è proprio in questa essenzialità che ritroviamo la ricchezza di un percorso universale capace di parlare a chiunque lo sappia ascoltare: l’orizzonte aperto da Franza è il nostro orizzonte, quello di tutte le nostre vite, dove a volte può capitare che desiderio e destino si diano la mano mentre altre volte è il caso a farla da padrone.
Tra alba e tramonto si raccolgono infinite sfumature di luce: possibilità e promesse, paure e sconfitte.

Entrando nel secondo ambiente si incontra una metafora sugli ostacoli che si possono incontrare nel corso della vita: contrattempi, difficoltà, facilitazioni, tragedie, gioie, dipendenze, successo… tutto quello che di inaspettato può accadere.
L’installazione si sviluppa nello spazio come un campo emotivo tridimensionale.
Così come l’artista gestisce le condizioni climatiche durante la creazione delle opere così il visitatore è invitato a gestire, spostare, oltrepassare i volumi tondi per arrivare al termine della stanza. Una frase ci introduce all’ingresso: “Non siamo definiti dai problemi che abbiamo, ma da come scegliamo di camminare accanto a loro.”
Proseguendo nella terza stanza troviamo una doppia installazione che dialoga. Da una parte il tempo agisce sull’opera colorandola lentamente.
L’osservatore percepisce il fluire del tempo come un processo lento e incessante di assorbimento e trasformazione. Ogni centimetro che il colore risale nel tessuto racconta il lento ma continuo divenire, un dialogo silenzioso tra il presente e la memoria.
Dall’altra una grande tela inclinata diventa il luogo di una trasformazione continua. Su di esso, flebo rilasciano lentamente colore, che scivola verso il basso, creando un disegno in divenire. La forza di gravità agisce come una mano invisibile, lasciando che il colore prenda forma, diffondendo un’energia che si rinnova costantemente.
A connettere le due installazioni una citazione di Albert Einstein su tempo e spazio.

Nell’ultima sala sono esposti una selezione di opere di grande formato realizzate dal 2016 al 2024. Fanno da cornice 3 strutture che sostengono trasparenza e movimento di leggerissimi teli stampati che creano una sovrapposizione dinamica di forme e colori.

Sostenuta dal patrocinio del Comune di Mariano Comense e inserita nel programma di Ville Aperte 2025, Ciò che resta della luce conferma la capacità di Ilaria Franza di trasformare la pittura in un dispositivo poetico e riflessivo, capace di restituire, nel frammento, l’eco più profonda dell’esperienza umana.

Exhibition View

L’Artista

Ilaria Franza nasce negli anni Ottanta a Cantù, in provincia di Como. Si laurea all’Accademia di Belle Arti di Brera, dove inizia il suo percorso artistico e sperimentale. Professionalmente legata anche al mondo del design e dell’arredamento, accompagna la sua attività di pittrice manifestando uno spiccato gusto per la ricerca e l’uso del colore. Vincitrice del PRS Talent Prize e Best Prize di Paratissima nel 2019, è finalista al Premio Combat nel 2021 e al Yicca Prize nel 2022/2023. Tra le mostre recenti, “Oversize”, iKonica Gallery, Milano, 2024;”Trasformazioni” a cura di Marco De Crescenzo ed Edoardo Maffeo, Castello di Vigevano, 2023; collettiva presso OBRA23 Gallery, Ibiza, a cura di Aethra, 2023; “Immagine tempo”, HUB/ART Milano, a cura di Greta Zuccali, 2022; “Ogni pensiero vola”, collettiva a cura di Antonella Giovenzana, Arc Gallery, Monza, 2022.

INFO

“Ciò che resta della luce”
Ilaria Franza
Villa Sormani a Mariano Comense
Fino al 04 maggio

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