C’è un filo rosso che lega il cinema sperimentale di Orson Welles, la biologia evolutiva di Lynn Margulis e le teorie postumaniste di Donna Haraway: è l’ibridazione, intesa non come anomalia, ma come pratica generativa.
H for Hybrid, la mostra collettiva presentata da Wizard Lab, riprende e amplifica questa tensione, esplorando il concetto di ibrido attraverso le opere di Camilla Alberti, Ivy Chilelli, C-LAB (Laura Cinti & Howard Boland), Clarissa Falco, Wataru Iwata e Andrea Samory.
Il titolo stesso è una dichiarazione d’intenti: una parafrasi esplicita di F for Fake (1973), film-collage in cui Welles, nei panni di illusionista e truffatore, sfuma ogni confine tra finzione e verità, autorialità e maschera, dando forma a un’opera che è essa stessa un corpo ibrido. Allo stesso modo, gli artisti in mostra si muovono tra linguaggi e discipline, contaminando biologia e scultura, intelligenza artificiale e ritualità, materia e speculazione teorica.
LE OPERE
La serie Blended Matter (2023) di Camilla Alberti indaga organismi scultorei formati da composti modellabili derivati da ambienti urbani e naturali. Oggetti di scarto, materia organica e materiali di recupero vengono polverizzati e ricostituiti con colle e pigmenti fatti a mano ricavati da zucchero, farina ed estratti vegetali. Il suo lavoro si connette con la stregoneria come forma di attivismo e pratica collaborativa con forze non-umane.
Piuttosto che imporre un controllo, il suo processo ascolta e reagisce ai ritmi ambientali, mettendo in discussione paradigmi antropocentrici di creazione.

Le sculture di Ivy Chilelli esplorano le intersezioni tra pensiero postumano, ecofemminista e transfemminista, attingendo alle teorie di Donna Haraway, Rosi Braidotti e Anna Tsing. Il suo lavoro si sviluppa secondo una prospettiva simpoietica, plurale e orizzontale, in cui elementi organici e sintetici si fondono per formare entità ibride e postumane. Combinando resina, argilla, ferro e piante, le sue sculture abitano uno spazio liminale, oscillando tra umano e non-umano, macchina e natura, artificiale e animale.
Gli esseri ultraterreni che ne emergono riflettono sul simbolismo dei materiali, in contesti tanto fisici quanto politici. In costante trasformazione tra organico e inorganico, individuale e collettivo, queste entità incarnano un cambiamento perpetuo alla ricerca della quiete.

C-LAB (Laura Cinti & Howard Boland) presenta Becoming Female (2025), un intervento artistico che combina metodi scientifici e conservazione botanica per indagare se un cambiamento di sesso nelle piante possa offrire un futuro a una cicade sull’orlo dell’estinzione. Il progetto si concentra su Encephalartos woodii, una cicade rara senza esemplari femmina noti, oggi in vita solo come clone di una singola pianta maschile scoperta in Sudafrica oltre un secolo fa.
Attraverso colture tissutali e interventi chimici con strumenti genetici, il lavoro esplora la possibilità di produrre una pianta femmina. Parallelamente alla sperimentazione scientifica, gli artisti cercano un esemplare selvatico superstite nella foresta con l’ausilio di droni e intelligenza artificiale, interrogandosi su cosa significhi davvero “salvare” una specie.
Clarissa Falco esplora l’idea della variazione come elemento essenziale per la sopravvivenza. Nella sua serie Digimon, unisce la scultura in porcellana all’estetica del cyborg, richiamando una visione di “tecno-natura” in cui ambiente e corpo co-evolvono. Il suo lavoro richiama i sistemi autopoietici della natura, dove la distinzione tra organico e tecnologico si dissolve, generando inedite possibilità d’essere.

Wataru Iwata (in collaborazione con Nobumichi Asai, Hironobu Nakamura e TAN JC) presenta Life Is Beautiful, una simulazione di automi cellulari bidimensionali in cui immagini e suoni emergono dall’analisi dell’attività cellulare. Un automa cellulare è un modello computazionale discreto impiegato per simulare sistemi complessi, inclusi quelli biologici.
In Life Is Beautiful, gli artisti programmano un sistema in cui alcune cellule trasferiscono generosamente energia ai vicini, mentre altre—dette “avide”—la assorbono soltanto.
Che tipo di ecosistema nasce da questi pattern di dare, prendere, vita e morte? Come si forma una società in tale sistema? Una nuova versione dell’opera sarà presentata in H for Hybrid, introducendo un algoritmo di “curiosità” che influenza l’attività degli automi cellulari. In altri termini, le cellule più ricche di energia ora impattano maggiormente sui loro vicini, diffondendo le dinamiche del “dare e avere” come un contagio.
Il modello, per quanto semplice, offre una sottile riflessione su dinamiche simili presenti nel comportamento umano e nella interazione sociale.

Le sculture realizzate in stampa 3D di Andrea Samory attraggono il pubblico in un mondo insolito. Lucide, colorate e inquietanti, evocano il concetto di virale: non solo in senso biologico, ma anche nel modo in cui i contenuti culturali, digitali ed emotivi circolano.
Queste forme ibride resistono alla categorizzazione, incarnando un’identità fluida e instabile. Il lavoro di Samory esplora la viralità sia come forza dirompente che come metafora di interconnessione.

INFO
H for Hybrid
6 maggio – 20 giugno 2025.
WIZARD LAB
Corso di Porta Ticinese, 87
20123, Milano