Erica Synths

Ģirts Ozoliņš e l’estetica del suono: il design visionario di Erica Synths

Nel paesaggio contemporaneo della sound art e del design sonoro, Erica Synths rappresenta una delle esperienze più radicali e coerenti.

Fondata da Girts Ozolins a Riga, in Lettonia, l’azienda coniuga ingegneria elettronica e sensibilità estetica, sviluppando strumenti che non sono solo interfacce musicali, ma vere e proprie opere di design funzionale.

Oggetti neri, monolitici, intuitivi, pensati per essere toccati, ascoltati, vissuti. In un equilibrio dinamico tra tecnologia analogica, digitale e visione artistica, Erica Synths ha dato forma a un ecosistema che parla il linguaggio dell’avanguardia, senza perdere il senso dell’artigianato e dell’educazione.

Ne parliamo con Ozolins, tra filosofia progettuale, cultura DIY e la trasformazione del sintetizzatore in gesto creativo.

L’INTERVISTA

Erica Synths nasce in una stanza da letto in Lettonia e oggi è un nome di riferimento per la musica elettronica mondiale. Che cosa resta di quello spirito DIY delle origini?

L’elettronica DIY è un ambito molto complesso da gestire, poiché chi sviluppa e produce un progetto non può prevedere il livello di competenza e di esperienza del cliente in materia di elettronica. Al contrario degli strumenti già pronti, questo comporta una sfida importante in termini di supporto al cliente. Tuttavia, da Erica Synths riteniamo fondamentale ispirare le persone verso hobby significativi, e la costruzione di strumenti musicali elettronici è proprio uno di questi. Unisce perfettamente scienza e arte, incarnando, a mio avviso, l’idea di STEAM (Science, Technology, Engineering, Arts, Mathematics), oggi molto presente nell’ambito educativo. Vale la pena sottolineare che l’elemento “Arts” è stato integrato in questo concetto solo di recente.

Per questo motivo, Erica Synths, in collaborazione con l’ingegnere autodidatta tedesco Moritz Klein, ha sviluppato una serie educativa di kit DIY chiamata mki x es.EDU: https://www.ericasynths.lv/news/edu-diy-system-kit-set.

Ogni progetto DIY di questa serie è accompagnato da istruzioni dettagliate che non solo spiegano come assemblare lo strumento musicale, ma incoraggiano anche a esplorare nel dettaglio il design elettronico, con l’obiettivo di spingere, in futuro, a sviluppare progetti propri. I kit DIY EDU vengono utilizzati anche da numerosi istituti educativi.

Quali sono stati i momenti chiave che hanno trasformato un hobby in un’azienda riconosciuta da artisti come Hans Zimmer e i Chemical Brothers?

Intorno al 2013, Erica Synths aveva già sviluppato e offerto oltre dieci progetti DIY. In quel momento abbiamo deciso di iniziare anche la produzione industriale dei nostri strumenti, all’epoca moduli eurorack. In Lettonia esiste un’infrastruttura eccellente per la produzione elettronica: ci sono almeno sette grandi fabbriche EMS (Electronic Manufacturing Services). Così, nella primavera del 2014, Erica Synths ha potuto presentare oltre dieci moduli eurorack della serie Black.

Quello stesso anno abbiamo partecipato per la prima volta alla fiera internazionale Musikmesse a Francoforte. I nostri moduli si distinguevano per un design e una funzionalità unici. Fu allora che Erica Synths è entrata per la prima volta nel radar dei media e degli influencer nel campo della tecnologia musicale. In poco tempo, anche musicisti noti hanno iniziato a notare il nostro lavoro. Ricordo con entusiasmo il momento in cui abbiamo ricevuto ordini da Martin Gore (Depeche Mode), Jean Michel Jarre, Murcoff e altri artisti di rilievo.

I vostri strumenti sono noti per la cura estetica, la qualità sonora e l’esperienza tattile. Che tipo di dialogo cercate tra forma, funzione e suono?

Le nostre scelte – sia nella vita che nella progettazione – sono sempre il risultato di molti fattori. Per i musicisti, lo strumento è sia mezzo di espressione che fonte di reddito; per chi non è musicista professionista, è un catalizzatore creativo. Come un’opera d’arte riflette la personalità dell’artista, così anche gli strumenti creati da Erica Synths riflettono lo spirito creativo, l’esperienza e le idee del nostro team, composto da ingegneri e musicisti.

La nostra forza sta nella diversità e nella coesione del gruppo. L’esperienza con uno strumento elettronico è complessa: comprende il suono, la sensazione tattile e quella emotiva durante l’esecuzione, la funzionalità, l’interfaccia utente, l’affidabilità meccanica (nessuno vuole problemi tecnici durante un concerto), e anche aspetti sociali — come mi rappresenta, cosa comunica, a cosa assomiglio mentre lo suono.

Teniamo conto di tutti questi aspetti nello sviluppo, ma una particolare attenzione la dedichiamo alla suonabilità dello strumento — quanto è piacevole da suonare e quale tipo di feedback fornisce. Inoltre, l’interfaccia utente è per noi cruciale: vogliamo strumenti intuitivi, che non costringano l’utente a perdersi nei menu. Il nostro riferimento è: “questo strumento potrebbe essere utilizzato anche da un musicista non vedente?” Alcuni nostri amici musicisti non vedenti hanno confermato che molti dei nostri strumenti sono perfettamente accessibili per loro.

Erica Synths combina tecnologia digitale e componenti analogici: come si raggiunge un equilibrio tra innovazione e tradizione?

In realtà, non cerchiamo affatto un equilibrio tra i due. Preferiamo una visione visionaria: creiamo strumenti che nessuno si aspetta! Quasi mai chiediamo ai clienti che tipo di strumenti vorrebbero: proponiamo il nostro punto di vista — e nella maggior parte dei casi riusciamo a sorprendere positivamente i musicisti e il settore musicale.

Cerchiamo piuttosto un equilibrio tra funzionalità e piacere estetico, sia nell’uso che nella vista. I nostri strumenti sono diventati celebri anche per il loro design.

Tra tutti i prodotti che avete realizzato, ce n’è uno che sentite come più rappresentativo della filosofia Erica Synths?

È una domanda difficile. Erica Synths è come un organismo vivente: in continua evoluzione. Cambiano anche la nostra filosofia e le priorità progettuali. Come i musicisti attraversano periodi creativi diversi, anche noi, pur avendo solo poco più di dieci anni di attività, abbiamo già vissuto varie fasi.

Oggi direi che due strumenti rappresentano al meglio la nostra essenza: la drum machine Pērkons e la serie nata dalla collaborazione con l’azienda olandese 112dB (Steampipe, Echolocator, Nightverb).

Pērkons rappresenta un’innovazione radicale nella sua categoria: è stato un vero “effetto iPhone” — ha sorpreso l’intera industria. Credo che i musicisti continueranno a suonarlo anche quando il team di Erica Synths non ci sarà più.

La collaborazione con 112dB dimostra che le persone devono collaborare, anche se apparentemente concorrenti. Gli esseri umani sono riusciti a prevalere nell’evoluzione grazie alla capacità di cooperare su larga scala, al di fuori del nucleo familiare o tribale. Solo noi possiamo creare nazioni, imprese, reti. E una buona collaborazione può portare a risultati sorprendenti — proprio come è successo con Erica Synths x 112dB.

Avete ospitato artisti in residenza e creato uno studio video nella vostra sede. In che modo Erica Synths vuole contribuire alla cultura elettronica locale?

Senza musicisti, gli strumenti non avrebbero senso — e viceversa. Per questo collaboriamo attivamente con gli artisti, offrendo residenze nella nostra studio-house, dove hanno accesso non solo ai prodotti Erica Synths, ma anche a numerosi sintetizzatori rari e unici.

Durante la residenza, gli artisti si esibiscono nella nostra sala concerti, e registriamo la performance. Dopo, li intervistiamo e pubblichiamo i loro racconti ispiratori sul nostro blog Erica Synths Garage: https://garage.ericasynths.lv Quest’anno ho deciso di raccogliere tutte le interviste e performance in un libro che le documenterà.

Quali sono le collaborazioni artistiche che più vi hanno impreziosito?

Va fatta una distinzione tra “valore” in senso commerciale e in senso di visione a lungo termine.

Sul piano del business, le collaborazioni più preziose sono state con artisti famosi come Jean Michel Jarre, Richie Hawtin, Martin Gore, Gareth Jones, ecc. — perché sono anche influenti nel settore.

Ma dal punto di vista della visione, oggi Erica Synths si concentra sull’“istituzionalizzazione” della musica elettronica: vogliamo che venga riconosciuta come parte integrante della cultura, al pari della musica classica o contemporanea.

Nel 2020 abbiamo commissionato un brano al compositore Platon Buravickis, eseguito dal virtuoso di strumenti a fiato Pedro Eustache, insieme all’orchestra da camera Sinfonietta Rīga, prodotto presso la sala concerti Hanzas Perons.

Attualmente ospitiamo in residenza la compositrice di musica contemporanea Anna Fišere, che sta scrivendo un’opera per orchestra di sintetizzatori. Questa primavera, altri due compositori hanno creato nuovi brani per trio acustico con sintetizzatori, eseguiti in anteprima durante il festival Giornate della Musica Lettone.

Che rapporto avete con l’arte? Pensate che anche un synth o una drum machine in qualche modo possa essere un opera d’arte?

La musica È arte! 🙂 E gli strumenti musicali sono i pennelli che ci permettono di crearla. Non è un caso che molti grandi musicisti considerino gli inventori e i produttori di strumenti come delle superstar.

Info

https://www.ericasynths.lv/

Ringraziamo ValentinaKi per le traduzioni e la disponibilità. 

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