il MASI Lugano presenta fino al 10 agosto “Ferdinand Hodler – Filippo Franzoni”, una mostra che per la prima volta mette in relazione diretta due figure centrali della pittura svizzera tra Otto e Novecento.
Una fratellanza elettiva, mai sancita da un manifesto, ma intrecciata nel tempo attraverso il paesaggio, la sperimentazione simbolista e una visione dell’arte che tende alla sublimazione.
Con oltre 80 opere, il percorso si propone come un confronto ravvicinato e strutturato, in cui il paesaggio diviene medium e specchio di affinità profonde, ma anche soglia da varcare per spingersi oltre il visibile. In mostra non solo i capolavori più noti, ma anche dipinti inediti o poco visti, che restituiscono il respiro lungo di due percorsi artistici che si toccano e si allontanano, sempre nel segno di un’instancabile ricerca.

Am Ufer der Maggia am Abend, Sulle rive della Maggia di sera 1893
Olio su tela – Kunsthaus Zürich, 1912
Le origini e l’incontro
Ferdinand Hodler, nato a Berna nel 1853 e formatosi a Ginevra, incarna con pienezza lo slancio verso una pittura essenziale, simbolica, quasi mistica. Filippo Franzoni, di quattro anni più giovane, nasce a Locarno e si forma all’Accademia di Brera, assorbendo suggestioni lombarde e scapigliate. Se l’uno guarda all’ordine universale attraverso la montagna e il lago, l’altro cerca nella quotidianità del Ticino una bellezza diffusa, a tratti enigmaticamente sospesa.
È solo a partire dagli anni Novanta dell’Ottocento che le loro traiettorie si incrociano: mostre, concorsi, commissioni e l’appartenenza condivisa a una nascente scena artistica elvetica li pongono fianco a fianco, pur nella differenza. Entrambi guardano alla natura come specchio dell’interiorità, entrambi si affrancano progressivamente dalle convenzioni accademiche.
Paesaggi interiori
La parte più sorprendente della mostra è il lungo dialogo visivo tra le vedute lacustri e alpine dei due pittori. Il Lago Lemano visto da Chexbres di Hodler trova un pendant potente nel Delta della Maggia di Franzoni. Se nel primo domina la simmetria contemplativa, nel secondo il colore satura lo spazio fino a sfiorare l’astrazione.
Sia a Chexbres che a Locarno, la pittura diventa atto meditativo: Hodler e Franzoni non si limitano a rappresentare la natura, ma ne traducono le forme in visioni essenziali, spesso organizzate per bande orizzontali, con specchiature tra cielo e acqua che dilatano il tempo. È un paesaggio non più mimetico, ma mentale.
E ancora, i soggiorni locarnesi di Hodler restituiscono immagini rare: dipinti come Am Ufer der Maggia am Abend mostrano quanto l’influenza di Franzoni – e dei luoghi a lui cari – sia stata determinante per la pittura matura del maestro ginevrino.
La missione dell’artista, se si può definirla una missione, è di esprimere l’elemento eterno della natura, la bellezza, di farne emergere la bellezza essenziale. Egli afferma la natura mettendo in evidenza le cose, affermando le forme del corpo umano. Ci mostra una natura ingrandita, semplificata, liberata da tutti i dettagli insignificanti»
Ferdinand Hodler
Ritratti e simbolismi
Non manca un approfondimento sui ritratti: Bildnis einer Unbekannten di Hodler e Ritratto della madre di Franzoni dialogano per sintesi formale, ma anche per intensità espressiva. Quest’ultimo, in particolare, testimonia la ricezione da parte di Franzoni della pittura en aplat e dei Nabis, trasfigurando l’affetto filiale in struttura pittorica.
Un’ulteriore sezione è dedicata alle opere di matrice simbolista. Qui la distanza tra i due si fa più netta. Hodler guarda a un ideale eroico e universale, scolpendo la figura nel monumento. Franzoni, al contrario, si inoltra in un territorio più fragile, dolente, fino agli ultimi lavori mitologici segnati dalla malattia. È il momento più intimo e forse più perturbante del percorso.
Oltre il visibile
Ferdinand Hodler ha rivoluzionato la rappresentazione del paesaggio svizzero, che considerava non solo come una riproduzione realistica e ricca di suggestioni, ma anche come portatrice di messaggi spirituali e simbolici. Le sue rappresentazioni stilizzate e di ampio formato, che si tratti di cime alpine o di vedute del lago di Ginevra, riducono all’essenziale forme e colori e trasformano il paesaggio in un simbolo universale del tempo, dello spazio e dell’eternità. In questa svolta verso la sublimazione simbolica del paesaggio Hodler è stato affiancato, tra i suoi contemporanei, soprattutto da un pittore ticinese: Filippo Franzoni».
Tobia Bezzola, direttore del Museo

Sottobosco con sorgente e nudi (Monte Verità) [1900-1903 circa]
Olio su tela Collezione della Città di Locarno
Accompagna l’esposizione un catalogo bilingue, edito da Edizioni Casagrande (Bellinzona) e Verlag Scheidegger & Spiess (Zurigo), che offre ulteriori strumenti critici per rileggere due figure fondamentali nella costruzione dell’immaginario paesaggistico e spirituale svizzero.
Le Opere
Info
Ferdinand Hodler – Filippo Franzoni
Un sodalizio artistico
Fino al 10 agosto 2025
Museo d’arte della Svizzera italiana, Lugano
Sede LAC