Dove non sono mai stato, là sono 1 installation view, primo piano, Fondazione Elpis, Milano © Fabrizio Vatieri Studio

“Dove non sono mai stato, là sono” Una mostra-racconto per i cinque anni di Una Boccata d’Arte

Cinque anni, cento artisti, cento borghi. Una mappa dell’Italia ripercorsa attraverso l’arte contemporanea, lontano dai circuiti tradizionali, nei luoghi dove la cultura si fa comunità.

Fondazione Elpis celebra il primo quinquennio di Una Boccata d’Arte con la mostra Dove non sono mai stato, là sono, un racconto corale che riunisce opere, documenti e testimonianze di un progetto unico nel panorama italiano.

Dove non sono mai stato, là sono”, installation view, esterno, Fondazione Elpis, Milano © Fabrizio Vatieri Studio

Dal 8 maggio al 6 luglio 2025, gli spazi della Fondazione si trasformano in un atlante sensibile, un viaggio attraverso le tracce lasciate dagli artisti nei borghi che li hanno ospitati. Un’esperienza che, nata nel 2020 come risposta al silenzio della pandemia, è diventata un modello di arte partecipata, capace di attivare connessioni tra creatività e territori marginali.

Un’arte che abita i margini

Nato da un’idea di Marina Nissim, il format ha coinvolto venti regioni italiane, da nord a sud, dalle Alpi alle isole, con interventi spesso site-specific, talvolta permanenti. Gli artisti sono stati invitati a vivere temporaneamente nei borghi, ascoltando storie, tradizioni e criticità, restituendo opere che riflettono l’identità dei luoghi senza cadere nello stereotipo.

Un approccio che ha affrontato temi cruciali: spopolamento, turistificazione, sopravvivenza delle lingue locali, ma anche resilienza e riscoperta delle radici. Come nel caso di Mohsen Baghernejad Moghanjooghi, che a Santa Severina (Calabria) ha donato tre opere in cambio della piantumazione di 1.900 alberi, uno per ogni abitante.

Perché il paesaggio è organismo vivente dalle capacità tattili: tocca i nervi scoperti dell’anima e li fa vibrare. Se glielo consenti. E perché non è solo bella veduta, ma ragnatela in cui resta avviluppato il pensare e il fare delle generazioni.”

Prof. Mattia Pacilli, abitante di Bassiano (LT), Una Boccata d’Arte 2024

LE OPERE PERMANENTI

In molti casi, le esperienze sviluppate sui territori hanno lasciato tracce permanenti, a oggi sono circa 40 le opere donate dagli artisti o acquisite da enti pubblici: elementi che compongono un itinerario artistico diffuso, attivo tutto l’anno e che testimonia la portata reale dell’esperienza di Una Boccata d’Arte sui territori in cui ha portato e sviluppato i propri progetti.

La storia di Una Boccata d’Arte include anche episodi in cui progressivamente si sono sviluppate le condizioni perché gli interventi diventassero parte integrante del paesaggio cittadino, spingendo le comunità a percepire queste evidenze artistiche come nuovi elementi del patrimonio comune. Un processo di condivisione e di appropriazione che non è per nulla scontato e che Una Boccata d’Arte ha potuto osservare evolversi in maniera diversificata e unica in ciascuna comunità.

Ad aprire la strada nel 2020 è stata Whalebone Arch, scultura in terra dell’Impruneta realizzata da Claudia Losi ed esposta a Presicce-Acquarica in provincia di Lecce, unica opera permanente della prima edizione. Negli anni successivi l’itinerario dei borghi si è arricchito con installazioni, video, disegni, opere in realtà aumentata, dispositivi partecipativi e tracce sonore. Per citarne alcune: le sculture sommerse di Giulia Mangoni che celebrano la resilienza del salmerino alpino viandante, posizionate all’interno di diverse fontane a San Lorenzo Dorsino in Trentino-Alto Adige; l’albero in bronzo ispirato alla figura storica del buffone, frutto di una collaborazione tra Diego Miguel Mirabella e la Pontificia Fonderia di Campane Marinelli di Agnone in Molise, la più antica in Italia; il cancello in ferro laccato concepito da Diana Policarpo per una nicchia all’ingresso dell’antica porta del castello di Montegridolfo in provincia di Rimini; l’insegna al neon viola con cui Villiam Miklos Andersen ha riattivato gli spazi di una storica latteria nel cuore di Serre di Rapolano, sulle colline senesi; l’arco luminoso dedicato ai minatori di Abbateggio (Abruzzo) da Agnese Spolverini; per arrivare alle tre opere – un monumentale pavimento in marmo che riporta una riflessione di Lawrence Wiener sul tempo e due scritte in lingua italiana e farsi incise sulle pareti di edifici – che Mohsen Baghernejad Moghanjooghi ha donato al Comune di Santa Severina in Calabria, in cambio dell’impegno del Sindaco a piantare 1.900 alberi: uno per ogni abitante.

UNA MOSTRA COME VIAGGIO

Come si racchiude in un unico spazio qualcosa che accade simultaneamente in venti luoghi diversi, ogni anno, dal Nord al Sud, dall’entroterra alpino alle isole mediterranee? Dove non sono mai stato, là sono non cerca di restituire un quadro esaustivo, ma propone un montaggio sensibile e trasversale di materiali e opere, un percorso che si sviluppa per accumulo e per affioramento, come un lavoro di scavo archeologico.

La mostra si apre già all’esterno della Fondazione, dove sono installate alcune opere nate nei borghi e successivamente trasposte a Milano. Tra queste: il grande Abracadabra di GRJB, visibile sulla facciata, proveniente da Pietragalla (Basilicata); il neon di Margherita Moscardini da Corinaldo (Marche); una statua in cemento della serie Phone User di Judith Hopf; le sculture di Agostino Quaranta dedicate al ritorno onirico del lago Fucino e un fregio in ferro di Binta Diaw, nato da una tappa piemontese del progetto; la scultura di Lucia Cantò, realizzata a Malamocco nella laguna veneziana.

GLI SPAZI INTERNI

All’interno, gli spazi della Fondazione sono stati ripensati in relazione ai contenuti della mostra. Al piano terra, oltre alle torri-sogno di Matteo Nasini realizzate per il borgo di Soverato Vecchia (Calabria), sono in mostra una selezione di disegni, bozzetti e opere su carta offre una lettura intima e processuale del progetto: dal bozzetto di Gaia Di Lorenzo, che ritrae il portale del Palazzo Ducale di Pietramontecorvino (Puglia), fino ai “disegni performativi” di Antonio Della Guardia, pensati come istruzioni per azioni poetiche in montagna, o ai grandi tondi pittorici su carta di Alice Visentin, che evocano presenze sospese legate al borgo di Avise (Valle d’Aosta).
In questa sezione si aggiungono due nuove produzioni site-specific: il disegno cartografico di Simone Carraro, pensato come una mappa allegorica del progetto Una Boccata d’Arte e l’installazione site-specific di Mattia Pajè che attiva il vano scale con un grande disegno murale e tre opere su carta, che proseguono il racconto di Pila Thinkerwiller, realizzato nel borgo umbro di Toscolano.

L’ARCHIVIO COME NARRAZIONE

Al piano interrato, il cuore documentale della mostra: un ambiente immersivo che propone una selezione di video, suoni, edizioni, materiali d’archivio prodotti nei cinque anni del progetto. Si va dalle opere video di Fabrizio Bellomo, Eva Marisaldi, Elena Mazzi, Agostino Quaranta e altri, ai documentari degli interventi di Baratto & Mouravas, Beatrice Celli, Virginia Russolo, fino a un grande montaggio video continuo che attraversa tutti e cento i progetti, restituendone la geografia, il ritmo, i volti, i paesaggi.
Una serie di sculture modulari in gommapiuma, realizzate da Sabrina Melis nel borgo carnico di Sutrio, diventano display per accogliere pubblicazioni, libri d’artista ed edizioni nate durante il progetto: oggetti che testimoniano la vitalità editoriale e la dimensione discorsiva di Una Boccata d’Arte.

IL PRIMO PIANO: UN’INSTALLAZIONE D’ARCHIVIO

Il primo piano è interamente dedicato a un’installazione del collettivo Atelier Tatanka, atelier di arti visive, di progettazione grafica e di stampa risograph con base a Bologna, che ha lavorato sull’enorme archivio fotografico di Una Boccata d’Arte (oltre 3.000 immagini), reinterpretandolo e dando forma a una mappa visiva del progetto: un atlante in cui le fotografie selezionate evidenziano installazioni, opere e oggetti generati nei cento borghi.
Ragionando sul concetto di geografia dell’arte, Atelier Tatanka ha utilizzato un approccio analitico per ripercorrere l’archivio alla ricerca di testimonianze raggruppabili intorno ad alcuni concetti chiave: territorio, percorso, relazione, catalogazione. Un lavoro di rilettura e riscrittura che restituisce la densità plastica e relazionale del progetto, aprendosi a nuove possibilità interpretative.

Dove non sono mai stato, là sono, installation view, piano interrato, Fondazione Elpis, Milano Fabrizio Vatieri Studio

UN’ESPERIENZA TRASFORMATIVA

Dove non sono mai stato, là sono è un’esplorazione visiva, poetica e critica di Una Boccata d’Arte come pratica artistica situata e trasformativa: un progetto che ha messo in relazione artisti e territori, arte e contesto, tempo lento e spazio condiviso. La mostra non intende concludere un percorso, ma rilanciare una riflessione su come l’arte possa agire nel presente, abitare i margini, generare nuovi immaginari.

A cinque anni dalla sua nascita, Una Boccata d’Arte si conferma come una delle esperienze più diffuse e radicate nel panorama culturale italiano, capace di connettere poesia e geografia, pratica artistica e ascolto, archivio e visione.

PRODOTTI EDITORIALI

Una sala del piano interrato sarà interamente dedicata alle pubblicazioni realizzate nel corso di questi 5 anni. In molti casi si tratta di vere e proprie opere editoriali che sono nate nell’ambito o contestualmente alcuni dei progetti nei borghi Queste pubblicazioni non seguono rigide linee guida di formattazione e composizione, ma al contrario rivelano soluzioni molteplici per poter raccontare l’esperienza artistica, allo stesso modo unica e irripetibile, realizzata sul territorio.

Per l’occasione l’opera di Sabrina Melis La sera, dalle 7 alle 9, costituita da una serie di sculture in gommapiuma, sarà allestita come dispositivo espositivo per la consultazione dei volumi: Irini Karayannopoulou FRIULI-VENEZIA GIULIA Elixsir 2021; Renato Leotta (con Claudio Gulli) SICILIA Fortuna di Centuripe 2023; Francesco Cavaliere UMBRIA La Lince D’Ombra e Pietra Sponga 2021; Alice Ronchi LIGURIA Caro Montemarcello 2022; Benjamin Jones TRENTINO-ALTO ADIGE To Live Inside a Second 2023; Mattia Pajé UMBRIA Pila Thinkerwiller 2023; Arianna Pace BASILICATA Me ne andrei nella roccia della Lieta 2023; Mariona e Pedro Cañadas Murúa FRIULI VENEZIA GIULIA Mandi Mandi. L’intreccio diventa suono 2024; Caterina Morigi MARCHE Sibillina 2024; Beatriz de Rijke MOLISE The Sacred Ordinary 2024.

PUBBLICAZIONI DEDICATE

La mostra sarà accompagnata da un libretto di sala disponibile tra le sale espositive.

I contenuti dell’esposizione saranno il soggetto del prossimo numero di “Periodiko”, il magazine annuale redatto e pubblicato da Fondazione Elpis che racconta per immagini e testi le esperienze più emblematiche promosse dall’Istituzione.

IL PUBLIC PROGRAM

La mostra Dove non sono mai stato, là sono è affiancata da un programma pubblico di tre performance dal titolo Voices a cura di Threes che si articola in tre appuntamenti in calendario mercoledì 21 maggio, 4 e 18 giugno.

Threes è un’agenzia creativa nata nel 2012 a Milano con cui Fondazione Elpis porta avanti una collaborazione di lungo periodo, finalizzata alla realizzazione di progetti interdisciplinari che pongono in relazione musica, suono e arte contemporanea. Nello specifico, per ognuna delle trascorse cinque edizioni di Una Boccata d’Arte, Threes ha condotto esplorazioni sonore in tre delle venti regioni coinvolte, ogni volta differenti.

In occasione della mostra in Fondazione, allo stesso modo Threes presenta tre azioni che coinvolgono tre artisti che utilizzano la voce come mezzo espressivo e che in passato hanno partecipato a Una Boccata d’Arte: (21 maggio) Elena Rivoltini, che aveva operato a Bassiano in provincia di Latina nel 2024, (4 giugno) Beatriz De Rijke, il cui intervento si era tenuto a Guardialfiera in provincia di Campobasso nel 2024, e (18 giugno) il collettivo Polisonum, che aveva lavorato a Gesualdo in provincia di Avellino nel 2021.

Dove non sono mai stato, là sono, installation view, primo piano, Fondazione Elpis, Milano © Fabrizio Vatieri Studio

INFO

Dove non sono mai stato, là sono
8 maggio – 6 luglio 2025
Ingresso libero

Fondazione Elpis
Via Lamarmora 26, Milano
www.fondazioneelpis.org

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