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Dipingere l’invisibile: Giorgio Griffa in mostra a Palazzo Ducale di Genova

Palazzo Ducale di Genova ospita nelle sale dell’Appartamento del Doge la grande monografica “Dipingere l’invisibile”, dedicata all’opera di Giorgio Griffa, uno dei protagonisti dell’arte contemporanea italiana.

Giorgio Griffa, Campo rosa, 1989, acrylic on canvas, 53×41 cm, Courtesy Fondazione Giorgio Griffa, ph Federico Rizzo

Curata da Ilaria Bonacossa e Sébastien Delot in collaborazione con la Fondazione Giorgio Griffa, l’esposizione sarà visitabile fino al 13 luglio 2025.

Con oltre 50 anni di carriera, Griffa ha costruito un linguaggio pittorico unico, capace di combinare astrazione, gesto e spiritualità in un percorso che interroga il rapporto tra arte e tempo, memoria e oblio. La mostra non si limita a presentare una selezione di lavori dell’artista, ma offre un’esperienza immersiva che dialoga con lo spazio storico del Palazzo Ducale, mettendo in evidenza la relazione tra pittura e architettura.

Il percorso espositivo: un itinerario tra segni, colore e luce

L’esposizione si sviluppa in undici sale, articolando un viaggio attraverso i principali cicli pittorici di Griffa. La prima sala introduce i visitatori con “Segno colore”, in cui l’artista rivela la propria concezione della pittura come spazio di libertà: segni e colori si muovono su tele prive di telaio, fluttuando nel vuoto e abbandonando la rigidità della composizione tradizionale.

Proseguendo nel percorso, si incontra “Segni primari”, dove l’artista costruisce un alfabeto elementare fatto di tratti e linee che si dispongono sulla tela come una partitura musicale. Con il ciclo “Segno e Campo”, Griffa introduce negli anni Ottanta ampie campiture di colore, una scelta che riflette la sua ammirazione per Henri Matisse e il desiderio di esplorare nuove tensioni visive tra forma e spazio.

La mostra approfondisce anche il tema del “Ritmo”, un elemento fondamentale della poetica di Griffa, il cui lavoro può essere letto in parallelo con l’improvvisazione jazzistica: ogni segno, ogni colore è una nota che partecipa a una composizione aperta, in continua evoluzione.

Pittura e ignoto: il dialogo tra visibile e invisibile

Uno dei nuclei più suggestivi dell’esposizione è il ciclo “Ignoto”, ispirato al pensiero dell’artista espresso nel testo Visibile, soglia dell’invisibile (2011). Per Griffa, la pittura è uno strumento per accedere all’ignoto, un luogo in cui memoria e intuizione si intrecciano per dare forma all’invisibile.

A questo tema si collega il documentario Painting Disordine IR, realizzato da Marko Seifert e Raphael Janzer, che mostra l’artista all’opera nel suo studio mentre realizza la tela monumentale Disordine IR, presente in mostra. Qui Griffa esplora il concetto di caos come matrice della creazione, in un dialogo tra arte e scienza che coinvolge fisica, cosmologia e filosofia.

Il “Non finito” e la poesia della pittura

Il percorso espositivo si chiude con il ciclo “Non finito”, un principio cardine della poetica di Griffa. Le sue tele non sono mai completamente dipinte: segni e colori restano sospesi, lasciando spazio a ciò che non è ancora detto, a ciò che potrebbe ancora accadere. Questo concetto richiama la filosofia zen e il pensiero orientale, suggerendo una visione della pittura come processo in divenire piuttosto che come opera conclusa.

Nelle ultime sale, Griffa dialoga con la poesia e la letteratura, omaggiando autori come Eugenio Montale, Marcel Proust, Ezra Pound e Italo Calvino. L’influenza di Henri Matisse torna con il ciclo “Océanie”, dove l’artista reinventa forme e segni in un gioco di trasparenze e leggerezza.

Un nuovo sguardo sull’arte contemporanea a Genova

La mostra Dipingere l’invisibile rappresenta non solo un omaggio a Giorgio Griffa, ma anche un passo significativo per la programmazione culturale di Palazzo Ducale, che punta a valorizzare l’arte contemporanea con un progetto espositivo di respiro internazionale. Genova, che negli anni Settanta e Ottanta fu un centro di dibattito sull’arte astratta grazie a figure come Ida Giannelli e la SamanGallery, ritrova così un legame profondo con la ricerca pittorica di Griffa.

Attraverso un percorso rigoroso e suggestivo, l’esposizione invita il pubblico a entrare in un universo dove la pittura diventa un’esperienza del tempo, della memoria e dell’ignoto, confermando Giorgio Griffa come una delle voci più poetiche e visionarie dell’arte contemporanea italiana.

L’artista

Crediti: @Marko Seifert | Courtesy Fondazione Giorgio Griffa

Giorgio Griffa nasce a Torino nel 1936 e inizia a dipingere da bambino. Già a metà degli anni Sessanta le sue tele mostrano i primi elementi di astrazione e una profonda riflessione sullo status della pittura. Dal 1967/68 con il ciclo Segni primari prende forma il suo sistema di lavoro su tele libere, non preparate, dipinte a terra, con tratti e linee che «potrebbero appartenere alla mano di tutti».
Da subito uno dei protagonisti nel dibattito che nasce dall’Informale e si fa strada tra la Pop Art, il Minimalismo e l’Arte Concettuale, percorre i primi passi del suo personale sentiero d’artista accanto agli amici dell’Arte Povera con cui condivide il rispetto e l’interesse per l’intelligenza della materia. Dopo più di cinquant’anni di carriera e tredici cicli di pittura, il percorso di Griffa rimane unico, al di fuori di una corrente specifica.
Nelle collezioni e musei nel mondo, dalla Tate Modern al Centre Pompidou, i suoi segni e i suoi colori sono altamente riconoscibili: una cifra che passa con continuità e coerenza, vitalità e poesia da un’opera all’altra.

Exhibition view

Info

GIORGIO GRIFFA. DIPINGERE L’INVISIBILE
Fino al 13 luglio 2025
Palazzo Ducale, Appartamento e Cappella del Doge

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