C’è una grazia pacata, sottile, nelle linee di Diane, la nuova collezione di sedute firmata infiniti per l’outdoor.

Un progetto che guarda al passato con sguardo attento e misurato, omaggiando il design francese del dopoguerra – quello dei giardini pubblici, delle terrazze parigine, delle domeniche borghesi en plein air – e che ne restituisce oggi l’eco con un linguaggio sobrio, armonico, moderno.
La struttura in acciaio gioca con l’alternanza calibrata di pieni e vuoti: volumi leggeri che si disegnano nello spazio con linee fluide, talvolta spezzate da braccioli sinuosi che richiamano, quasi per capriccio, lo spirito ornamentale della Belle Époque. È un equilibrio delicato quello che Diane persegue: tra nostalgia e contemporaneità, tra funzione e bellezza, tra resistenza e leggerezza.
Declinata in una palette di colori vibranti, la collezione non si limita alla mera funzionalità dell’arredo esterno: si impone come presenza estetica, capace di trasformare spazi pubblici e privati in scenografie sofisticate. Diane è disponibile in versione con o senza braccioli, impilabile, facilmente adattabile a contesti horeca e residenziali. La verniciatura resistente garantisce durabilità anche negli ambienti più esposti, mentre un cuscino opzionale ne valorizza il comfort senza snaturarne la linea pulita.
Pensata per vivere all’aperto, Diane trova la sua voce anche negli interni: ambienti domestici, spazi contract, sale d’attesa. In ogni contesto porta con sé una qualità rara: la capacità di essere discreta e memorabile al tempo stesso. Un oggetto colto, che non ha bisogno di ostentare.

IL RACCONTO
Il designer di Diane racconta il progetto tra poetica naturale e precisione industriale
Com’è nato il progetto Diane?
Negli anni ho disegnato molti oggetti legati al mondo naturale, agli alberi, e quindi questo tipo di ispirazione mi è familiare. Quando Infiniti mi ha chiesto di pensare a una sedia ispirata a quelle dei giardini francesi d’inizio Novecento, si è aperto un mondo fatto di suggestioni floreali, di linee morbide, ricche di dettagli. Ho proposto un primo disegno, ma da lì è iniziato un vero lavoro di traduzione con l’ufficio tecnico: dovevamo passare da un linguaggio naturale, quasi ornamentale, a una forma che rispondesse ai vincoli dell’industria, alle esigenze del contract, in termini di resistenza, comfort e costi. È stata una conversazione molto fluida, produttiva: ci siamo compresi con naturalezza, anche se non subito. Ma l’affinità si è costruita.
Come si è sviluppata la collaborazione con il team tecnico?
Una delle forze di infiniti e del gruppo OMP è proprio l’avere un ufficio tecnico strutturato, in grado di accompagnare il designer dall’idea iniziale fino alla produzione industriale su larga scala. Ovviamente ci sono limiti economici da rispettare, dobbiamo essere competitivi sul mercato. Ma l’approccio è stato molto aperto: all’inizio il mio immaginario molto ricco ha forse un po’ spaventato il team, ma a me l’industria piace. Ho portato nella discussione riferimenti più “meccanici”, come la Citroën 2CV o la stessa Diane, da cui il nome, per trovare un linguaggio che fosse industriale ma anche accogliente, morbido, visivamente piacevole.
C’è una cura particolare del dettaglio in Diane. Come ci siete arrivati?
È stato un processo molto preciso. Ogni elemento è stato studiato: la seduta, l’innesto dei braccioli, l’attacco nascosto delle strutture. Una delle cose che ho sottolineato fin dall’inizio è l’importanza del “retro”. Spesso, in un ristorante o in un bar, è da dietro che si vedono le sedie: è il primo impatto visivo. Ricordo che la prima volta che ho mostrato il prototipo a Giuseppe Pegoraro presidente di Omp gli ho detto: “Te la faccio vedere da dietro”. E lui ha capito perfettamente. Per questo ho voluto che anche da quella prospettiva ogni segno, ogni intersezione, ogni dettaglio fosse pensato, con un segno grafico chiaro e coerente.
Anche la palette colori riflette una scelta precisa.
Assolutamente. Abbiamo deciso di non usare il nero e nemmeno il bianco, due colori troppo “radicali”. Al loro posto, un grigio molto chiaro e un antracite profondo. Sono tonalità che non banalizzano l’oggetto, e che lo inseriscono con più naturalezza in ambienti diversi. Inoltre ci sono colori più vivaci, perché Diane deve anche portare un certo carattere, un’atmosfera. Anche in questo, il progetto è pensato per integrarsi, non per imporsi.
IL DESIGNER

Ambroise Maggiar è un designer industriale francese con base a Milano. Ogni sua creazione esprime un connubio unico di rigore e poesia, generando un forte legame emotivo con il pubblico. Dopo 15 anni alla guida del design in alcuni dei più influenti studi del settore, nel 2020 ha fondato il proprio studio multidisciplinare. Ambroise Maggiar Studio collabora con importanti editori e istituzioni, spaziando dal design di prodotto e l’artigianato ai progetti su larga scala con i principali marchi del lusso mondiale, arredi su misura, architettura di case sugli alberi e strumenti umanitari a sostegno dell’istruzione e della cultura.
INFO
infiniti
Via Cà Leoncino, 2
31030 Castello di Godego (TV)
infinitidesign.it