MONDRIAN_A658 Piet Mondrian, Filare di undici pioppi in rosso, giallo, blu e verde, 1908 olio su tela, cm 69 x 112 Museum de Fundatie, collezione della Stichting Hannema-de Stuers Fundatie, Zwolle e Heino/Wijhe, Paesi Bassi

“Confini da Gauguin a Hopper. Canto con variazioni” a Villa Manin

Nelle sale restaurate dell’Esedra di levante di Villa Manin, a Passariano di Codroipo, l’arte si fa soglia e racconto con “Confini da Gauguin a Hopper. Canto con variazioni”.

HOPPER_340 – Edward Hopper, Mezzogiorno in punto, 1949
olio su tela, cm 69,9 x 100,3 – Dayton Art Institute
© Eredi di Josephine N. Hopper / by SIAE 2025

130 capolavori provenienti da quarantadue musei europei e americani in un viaggio dentro l’idea stessa di limite, tra spazio e identità, orizzonte e interiorità.

Ideata e curata da Marco Goldin, promossa dalla Regione Friuli Venezia Giulia e dall’ERPAC FVG, l’esposizione si inserisce nel programma GO! 2025 & Friends, a fianco della Capitale Europea della Cultura Nova Gorica – Gorizia, come una delle esperienze più significative del panorama artistico europeo.

Confini da Gauguin a Hopper è una mostra che pensa l’arte come attraversamento, non come approdo. Ogni sala è un varco, ogni opera un dialogo tra mondi. Il concetto di confine, nelle parole di Goldin, non è limite ma orizzonte d’incontro, tensione vitale tra visione e pensiero. Villa Manin diventa così un luogo simbolico, una cattedrale laica dove l’arte si misura con l’immensità dell’universo e con la fragilità dell’essere umano. Nel cuore del Friuli Venezia Giulia, la mostra restituisce il senso più profondo del vedere: la scoperta che i confini, reali o interiori, sono sempre luoghi di passaggio, dove l’anima incontra il mondo e, per un attimo, lo riconosce come proprio.

Il percorso espositivo

Fin dall’ingresso, la mostra rivela la sua natura di meditazione visiva. Le grandi tele di Anselm Kiefer e Mark Rothko, il moto marino di Courbet, la luce liquida di Monet, il paesaggio intimo di Cézanne compongono una sorta di preludio sinfonico sul tema dell’orizzonte: il confine come respiro, come vibrazione che si estende oltre la tela. È un’idea di soglia che si dilata, un dialogo tra spazio fisico e percezione, tra l’occhio e l’infinito.

Poi la mostra si piega verso l’interno, alla ricerca del confine più profondo: quello dell’anima. Una galleria di autoritratti – da Munch a Gauguin, da Van Gogh a Kirchner – diventa il racconto di un confronto incessante con sé stessi. Nei volti di Courbet, Manet, Degas, Renoir, Modigliani, Bacon e Giacometti la pittura cerca il limite tra corpo e coscienza, tra sguardo e presenza, attraversando due secoli di inquietudine e bellezza.

Il percorso prosegue tra i paesaggi dell’anima, dove il rapporto tra l’uomo e la natura si carica di valenze simboliche. Le vedute americane dell’Ottocento e del Novecento – dalla Hudson River School a Winslow Homer, fino a Hopper e Diebenkorn – rivelano la tensione tra vastità e solitudine, tra luce e silenzio. In dialogo con loro, le visioni europee di Segantini, Böcklin e Matisse evocano un senso di appartenenza poetica al mondo naturale, in cui la forma si scioglie nella memoria.

La mostra si apre poi al desiderio dell’altrove, alla ricerca di un paradiso perduto che abita il sogno e la nostalgia. Gauguin, Monet, Van Gogh, Cézanne e Bonnard delineano un Eden tanto immaginario quanto emotivo, fatto di luci esotiche e colori interiori. È il confine tra ricordo e desiderio, tra ciò che si è visto e ciò che si spera di vedere ancora.

In questo percorso di visioni, sorprende la sezione dedicata alle xilografie giapponesi – da Utamaro a Eisen, da Hokusai a Hiroshige – che rivelano l’intensità del dialogo tra Oriente e Occidente. Queste immagini delicate, provenienti da una collezione privata, sono un frammento di quel mondo fluttuante che tanto influenzò Monet e Van Gogh, e che aprì nuovi orizzonti alla pittura europea. L’ukiyo-e diventa qui un ponte sottile tra culture, un confine estetico che non separa ma unisce.

Il culmine della mostra è nella sezione finale, un itinerario cosmico che si dispiega tra montagne, mari e cieli. Le vette di Friedrich, Cole, Bierstadt, Gifford, Cézanne e Segantini raccontano l’ascesa e il mistero della natura. Il mare di Turner, Courbet, Monet, Bonnard, Nolde e De Staël si muove come un organismo vivo, in un crescendo di aranci e blu che diventa pura emozione. Sopra tutto, i cieli: da Constable e Boudin ai bagliori impressionisti di Monet, Sisley e Pissarro; dai turbamenti di Munch e Mondrian al silenzio metafisico di Hopper, Nolde e Rothko. Qui, nelle Ninfee di Monet, il confine si scioglie: l’acqua riflette il cielo, il mondo si specchia in sé stesso, e la pittura si fa tempo sospeso.

INFO

 “Confini da Gauguin a Hopper. Canto con variazioni”
Villa Manin, Esedra di levante, Passariano di Codroipo (Udine)
11 ottobre 2025 – 12 aprile 2026

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