Con “No man is an Island”, personale di Adrian Paci, si inaugura l’11 giugno il secondo capitolo di Conciliazione 5, progetto di arte contemporanea promosso dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione del Vaticano per il Giubileo 2025.

Marmo, resina, legno, corda, mattonelle – 165x90x120 cm
Courtesy l’artista, kaufmann repetto, Milano/New York, e Peter Kilchmann gallery, Zurigo e Parigi
A firmare la curatela del primo anno è Cristiana Perrella, chiamata a tessere un percorso che mette in dialogo arte e spiritualità, riflessione sociale e immaginazione poetica.
Tema centrale del ciclo è la Speranza, parola guida per un programma articolato in quattro interventi d’artista, ciascuno chiamato a misurarsi con un nodo cruciale della contemporaneità: carcere, migrazione, ambiente, povertà. Non semplici esposizioni, ma opere pensate per uno spazio ibrido e aperto, che si estende dal cuore della Roma barocca ai margini sensibili della città, in un sistema diffuso che rilegge il senso del pellegrinaggio e della soglia.
Dopo l’intervento di Yan Pei-Ming, che aveva lavorato sulla condizione detentiva in dialogo con i detenuti di Regina Coeli, Adrian Paci porta al centro la dimensione del viaggio: esperienza necessaria, a volte imposta, che si carica di memorie, sradicamenti e visioni. Nell’installazione in via della Conciliazione, visibile 24 ore su 24, torna Home to Go (2001), una delle opere più emblematiche dell’artista albanese. Un uomo, il cui corpo è calco dell’autore stesso, avanza sotto il peso di un tetto rovesciato, fragile e alato, tra precarietà e redenzione. L’eco della Passione cristiana risuona nei gesti e nelle posture, in dialogo con il contesto sacro del percorso verso San Pietro.
Se Home to Go evoca l’esilio e l’invisibile carico di chi parte, la nuova video installazione The bell tolls upon the waves (2024), allestita nelle Corsie Sistine del Complesso di Santo Spirito in Sassia, guarda al mare come archivio di storie sommerse. L’opera prende spunto da un fatto storico: nel 1566, durante un’incursione ottomana, la campana di Santa Caterina fu gettata in mare al largo di Termoli, affondando l’imbarcazione nemica. Paci ne immagina la resurrezione, costruendo una nuova campana sospesa sull’acqua, dove i rintocchi non sono battiti umani, ma onde che la fanno vibrare. È il tempo del mare, e con esso il tempo della perdita, della memoria e del ritorno.
Il titolo della mostra, tratto dalle Meditations di John Donne, funge da chiave di lettura per l’intero progetto: «Nessun uomo è un’isola», scriveva il poeta inglese, «la morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità». L’arte diventa così strumento di risonanza etica e spirituale, riflessione sul nostro stare al mondo come parte di un tutto.
Con questo doppio intervento, Adrian Paci conferma la coerenza di una ricerca che da sempre intreccia vissuto personale, immaginario collettivo e iconografia sacra. Un lavoro che interroga il tempo, e in particolare il nostro, attraversato da nuove forme di esilio e da un’urgenza rinnovata di appartenenza.
Il programma di Conciliazione 5 proseguirà in autunno con altri due artisti internazionali, chiamati a proseguire il cammino tra arte e realtà, alla ricerca di immagini capaci di aprire varchi di senso
Info
ADRIAN PACI. NO MAN IS AN ISLAND
a cura di Cristiana Perrella
Complesso Monumentale di Santo Spirito in Sassia – ASL Roma 1
11 giugno – 21 settembre 2025