Al MAO Museo d’Arte Orientale di Torino ha aperto al pubblico sabato 17 maggio “Adapted Sceneries”, una mostra che intreccia arte e memoria, paesaggio e politica.
Frutto della collaborazione con il Gwangju Museum of Art (Corea del Sud), il progetto espositivo si inserisce nel più ampio programma Cultural City Gwangju 2025, nato dall’accordo di cooperazione culturale siglato nel 2024 tra le città di Torino e Gwangju. Due realtà geograficamente distanti, ma accomunate da una medesima sensibilità per l’arte come veicolo di identità e resistenza.

L’allestimento
Allestita tra le sale permanenti al secondo piano e lo spazio t-space al piano terra del museo, la mostra getta uno sguardo raffinato e stratificato sulla sansuhwa — la pittura coreana di paesaggio — e sulla namjonghwa, la cosiddetta Scuola di pittura del Sud, declinandole in un percorso che si muove tra la lezione estetica dei maestri del passato e le riletture contemporanee di artisti che interrogano la tradizione attraverso il presente.
Le opere di Heo Ryeon, Heo Baekryeon e Heo Hangmyeon offrono una panoramica lirica e contemplativa sulla pittura classica coreana, dove montagne e corsi d’acqua si caricano di una poetica del silenzio e del vuoto, mentre i lavori di Lee Sunbok, Heo Dalyong e Hong Sungmin introducono un lessico più attuale, che non rinuncia però al dialogo con le radici. La natura diventa così un luogo di transito tra epoche, un dispositivo per riflettere sul tempo e sul senso del cambiamento.
Ma Adapted Sceneries non si limita a un’indagine formale. Parte integrante della mostra è infatti la sezione dedicata al Movimento di Democratizzazione del 18 maggio 1980, evento cardine della storia sudcoreana recente, tragicamente poco noto in Europa. Attraverso opere d’arte e materiali d’archivio provenienti dal 5.18 Democracy Movement Archives e dalla May 18 Foundation, il percorso espositivo si arricchisce di una dimensione testimoniale e civile. L’arte, in questo contesto, si fa mezzo di resistenza e di racconto, capace di tenere viva la memoria dei conflitti e delle aspirazioni di libertà.
Il concetto di “adattamento”, che dà titolo alla mostra, assume qui una doppia valenza: da un lato indica il processo artistico con cui si trasforma e si rinnova una tradizione pittorica; dall’altro suggerisce la trasposizione geografica e culturale di un immaginario che, trapiantato da Gwangju a Torino, stimola nuove letture, nuove prospettive. Lo spettatore si trova così a percorrere scenari non familiari, ma sorprendentemente accessibili nella loro tensione poetica e politica.
Dopo la mostra Haori, dedicata all’abbigliamento maschile giapponese del primo Novecento, il MAO prosegue il suo lavoro di approfondimento sull’Estremo Oriente con un progetto che spinge oltre il confine estetico, interrogando la relazione tra arte, territorio e storia. Adapted Sceneries è un invito a contemplare, ma anche a comprendere. Un esercizio di visione, che è allo stesso tempo un gesto di ascolto.

Info
Adapted Sceneries
MAO Museo d’Arte Orientale, Torino
Fino al 7 settembre 2025
A cura di Ik Yun, Hyeokjin Lee, Davide Quadrio e Anna Musini