Nel suo perenne stato di metamorfosi, nhow Milano continua a esercitare quella singolare vocazione alla trasformazione che lo rende più simile a un organismo creativo vivente che a un semplice hotel.
“DANCING LIGHTS” si inserisce esattamente in questa tensione: non una mostra tradizionale, ma un dispositivo sensoriale in cui la luce abbandona il ruolo ancillare dell’illuminazione per diventare gesto, ritmo, respiro.
Curato da Marco De Crescenzo e Marta Ballara, il progetto si articola come una partitura visiva, una coreografia di materia luminosa che abita gli spazi dell’hotel con un’intelligenza quasi coreografica. Le opere non si offrono allo sguardo come oggetti isolati: oscillano, rifrangono, dialogano tra loro in un paesaggio in costante ridefinizione.
La mostra si lega alla campagna internazionale “Dance nhow, Change now!”, che trasforma la danza in metafora di rinnovamento e di lettura del mondo. In questa prospettiva, nhow Milano non è soltanto un contenitore: è una scena aperta, un luogo dove design e urban culture si fanno linguaggi porosi, pronti ad accogliere flussi estetici e nuove possibilità percettive. Il soggiorno diventa esperienza performativa, e ogni ambiente è un’invito a riconsiderare il proprio modo di muoversi attraverso gli spazi.
“DANCING LIGHTS” funziona così come un manifesto: non un’esposizione di opere, ma un invito a lasciarsi attraversare dalla luce, a osservarne le mutazioni e a riconoscere quanto l’immateriale possa modellare il nostro modo di percepire. Un progetto che conferma nhow Milano come hub creativo e laboratorio di immaginazione contemporanea.
Questa mostra nasce dal desiderio di far respirare e vivere l’hotel in un altro modo: qui la luce non è un dettaglio, ma un ritmo che accompagna gli ospiti e li invita a muoversi dentro l’esperienza. Con Dancing lights raccontiamo ciò che siamo, ovvero un luogo che si trasforma, che accoglie energie sempre nuove e che invita tutti a lasciarsi attraversare dal cambiamento”, spiega Paolo Comparozzi, General Manager nhow Milano.
IL PERCORSO ESPOSITIVO
DANCING LIGHTS accoglie lo spettatore in un flusso di energia creativa che si muove, respira e pulsa tra forme, colori e materia luminosa.
Nella lobby dell’hotel prendono vita le Human Cosmogony di Avvassena: geometrie, pigmenti e superfici iridescenti si fondono in organismi pulsanti, vibranti. La luce naturale e quella UV li attraversano, li trasformano, li fanno danzare, generando un ritmo visivo che avvolge. Ogni dettaglio vibra di energia primordiale, ogni colore sembra respirare al ritmo di un battito invisibile universale e l’osservatore diventa parte della coreografia, sospeso tra partecipazione e contemplazione. Avvassena prosegue attraverso Identities, un’installazione di specchi dorati e impronte umane. Qui, la luce non solo illumina, ma si fa danzatrice: rimbalza, si frammenta, moltiplica i riflessi, giocando con i corpi dei visitatori.

Al primo piano, la danza assume forme monumentali con Eye di Pierangelo Russo: oro e argento diventano vettori di introspezione, piccoli omini sospesi in un ritmo immobile eppure fluido, che indaga l’essenza umana e la tensione tra presenza e assenza. Corpi danzanti si muovono su una scacchiera di luce e ombra, mentre un grande occhio vigila dall’alto, simbolo di visione e controllo. Due uomini e due donne sostengono un sole radiante, trasformando il movimento in vibrazione. In questo equilibrio instabile, la danza diventa rito cosmico: tensione tra libertà e potere, materia e spirito, luce e conoscenza.

La coreografia visiva prosegue con le opere di Giulia Caruso – Bruna, Queen of Hearts, Plutone e Abbraccio – le cui figure femminili incarnano libertà, introspezione e fierezza.

Si continua con Stefano Epis, le cui grafie e tratti lirici, come nella serie Elements, sembrano fluttuare nello spazio come frammenti di pensiero sospesi tra gesto e luce. Si apre un dialogo che traduce il ritmo in linguaggio visivo. In Dancing Lights, l’artista introduce per la prima volta il colore, attraverso texture astratte e vibranti, segnando una temporanea distanza dal consueto bianco e nero. Le grafiche scomposte si trasformano in danza: ogni lettera diventa gesto, ogni segno movimento che fluttua nello spazio. È un percorso di metamorfosi continua, in cui forma e percezione si fondono in un unico organismo vibrante.

Gabriele La Teana, invece, apre uno scenario onirico, instabile e corporeo: i suoi balli pittorici, come nell’opera Terme, sospesi tra sogno e incubo, trasformano colore e movimento in materia artistica, invitando lo spettatore a immergersi in un flusso continuo di percezioni e sensazioni.

Al secondo piano, il movimento della luce e dello spazio trova nuova centralità nell’installazione principale di Pierangelo Russo, Siamo Soli, evocativa e rituale.
Lungo le pareti Alessandra Mattè cattura l’essenza urbana della danza con fotografie che congelano attimi in movimento, corpi sospesi e gesti vibranti, trasformando lo spazio in un palcoscenico metropolitano.

Al terzo piano, il percorso culmina in un climax di energia e colore con il cromatismo liberatorio di Dario Brevi, un turbine visivo che trasforma l’osservatore in parte integrante della danza luminosa. Nella serie Noi siamo natura forme astratte, figurative e biomorfe si uniscono e si muovono liberamente nello spazio diventando parte organica e vitale del tutto.

Tatjana Zonca chiude il percorso con la sua serie dedicata al mare in cui calma poetica, superfici baciate dal sole, immagini eleganti e sospese portano a una conclusione meditativa che lascia spazio alla riflessione sul viaggio appena compiuto, sulla fragile magia dell’istante percepito.

Ogni opera è passo, ogni luce battito, ogni colore gesto: Dancing lights non è una sequenza di oggetti, ma un organismo vivo, pulsante in un movimento imperituro.
La danza della luce attraversa tutto, accompagna, avvolge, guida sguardo e corpo, trasformando la percezione in un’esperienza totalizzante. Ballare nella luce e con la luce significa diventare partecipi di un ritmo invisibile. Abitare spazi fluidi, nel frangente piccolo o grande che sia, tra il tempo e la materia, lasciarsi attraversare dall’energia, dall’invenzione, dalla fragilità e dalla bellezza di un processo che non si conclude mai.
LA LOCATION
Fulcro d’arte, design e moda, nhow Milano è situato nel polo milanese della creatività, in via Tortona 35. Progettato dall’architetto Daniele Beretta e arredato dall’interior designer Matteo Thun, l’hotel – ricavato dalla vecchia fabbrica della General Electric, ristrutturata e riconvertita – è uno spazio multifunzionale, un hub di esperienze che ospita oggetti di design e opere d’arte tutte da scoprire, ma soprattutto da vivere. nhow Milano ribalta completamente il concetto architettonico e strutturale di spazio-hotel preferendo quello di installazione interattiva, frutto di contaminazioni di glamour e lifestyle italiano, con uno stile disruptive.
Spaziose ed eclettiche, le 244 camere di nhow Milano sono progettate per offrire un’esperienza di soggiorno fuori dagli schemi, senza mai rinunciare al comfort. Stile e design si fondono in un’estetica pop, dove nulla è convenzionale: gli arredi sono infatti componibili e modulari e ogni dettaglio è pensato per sorprendere, dalle poltrone iconiche disegnate da Matteo Thun per Frau, alle lampade della serie Choose by Artemide, che aggiungono un tocco ricercato alla vibrante atmosfera dell’hotel.
INFO
DANCING LIGHTS
Dal 3 dicembre 2025 al 21 Luglio 2026
Opere di Avvassena, Pierangelo Russo, Giulia Caruso, Stefano Epis, Gabriele La Teana, Alessandra Mattè, Dario Brevi e Tatjana Zonca
nhow Milano
Via Tortona, 34
Milano
www.nhow-hotels.com.




