© Joel Meyerowitz, New York City, 1965

Joel Meyerowitz premiato ai Sony World Photography Awards 2026

Annunciato come destinatario dell’Outstanding Contribution to Photography dei Sony World Photography Awards 2026, Joel Meyerowitz torna al centro della scena internazionale non come semplice decano della fotografia americana, ma come figura che ha letteralmente ricalibrato il modo in cui vediamo il mondo.

© Joel Meyerowitz, Dairy Land, Provincetown, Massachusetts, 1976

Il riconoscimento, tra i più autorevoli del settore, sottolinea non solo l’ampiezza del suo lavoro, ma soprattutto l’influenza sotterranea e persistente che il suo sguardo ha esercitato sulla cultura visiva degli ultimi sessant’anni. Per celebrarlo, Somerset House presenta una retrospettiva che ne attraversa la parabola creativa con una chiarezza quasi radiografica.

Meyerowitz, nato a New York nel 1938 e inizialmente formato nella pittura e nel disegno medico, non entra nella fotografia per vocazione adolescenziale ma per rivelazione improvvisa: la visione di Robert Frank all’opera su un set pubblicitario nel 1962. Da lì, un gesto quasi romantico — lasciare l’agenzia, prendere una macchina fotografica in prestito, scendere in strada — diventa l’incipit di una delle avventure più decisive della fotografia del XX secolo. Il colore, allora guardato con diffidenza dal mondo dell’arte, diventa immediatamente il suo terreno di gioco. Meyerowitz lo tratta non come ornamento ma come struttura, come vibrazione interna dell’immagine, con un rigore che anticipa la svolta del colore come pratica museale.

La mostra di Londra raccoglie questo lungo percorso restituendo al pubblico non solo la cronologia, ma la tensione che attraversa l’intera opera: un’attenzione quasi clinica alla vita che si svolge a margine, negli interstizi, negli istanti che sfuggono all’intenzione dichiarata della scena. Le sue celebri immagini urbane — New York colta nella sua frenesia lucida e teatrale — convivono con le atmosfere dilatate di Cape Cod, con gli “field photographs” che trasformano il quotidiano in pura sintassi cromatica, e con il lavoro monumentale a Ground Zero, dove Meyerowitz si è fatto testimone feroce e pietoso, custode dell’indicibile attraverso la forma.

La retrospettiva, però, non si limita alla disposizione canonica delle opere: nuove installazioni video e audio, realizzate con il filmmaker Chris Ryan, costruiscono un controcampo intimo, una sorta di autopsia dello sguardo. Meyerowitz ritorna sulle proprie immagini, ne disseziona la genesi, ne racconta le traiettorie biografiche e percettive. È un dispositivo prezioso, che permette di comprendere come il fotografo abbia sempre lavorato in una tensione fra istinto e analisi, fra immediatezza e una lucidità compositiva che sfiora l’ascetismo.

Ciò che emerge con forza è la natura profondamente relazionale del suo lavoro. Meyerowitz non congela il mondo: lo ascolta. I suoi fotogrammi sono membrane sottili in cui il visibile e l’invisibile si sfiorano, dove il reale si mostra attraverso dettagli minimi, combinazioni fortuite, slittamenti di luce che diventano racconto. La fotografia, per lui, è un esercizio di presenza: un modo di abitare il mondo con un’attenzione radicale, quasi etica.

Non stupisce, quindi, che Meyerowitz venga accolto come diciannovesimo destinatario di un premio già assegnato a figure che hanno ridefinito la storia della fotografia — da Mary Ellen Mark a Graciela Iturbide, da Burtynsky a Meiselas. La sua opera, esposta in oltre 350 mostre e raccolta in decine di volumi, non è solo un archivio monumentale: è un atlante di possibilità percettive, un invito a guardare di nuovo, a guardare meglio.

Nel ricevere il riconoscimento, Meyerowitz ha dichiarato di sperare che questa retrospettiva induca il pubblico “a osservare ciò che li circonda con rinnovata curiosità”. È un desiderio che risuona come manifesto: la fotografia non come illustrazione del reale, ma come forma di vigilanza poetica, come esercizio di meraviglia.

La cerimonia ufficiale avrà luogo il 16 aprile 2026, ma la vera celebrazione sta già avvenendo nelle sale di Somerset House: lì dove la storia della fotografia, anziché essere ricordata, continua a muoversi, respirare, trasformarsi. In uno degli sguardi più vivi, lucidi e generosi che il medium abbia mai conosciuto.

© Joel Meyerowitz, Central Park, New York City, 1966

L’artista

Portrait of Joel Meyerowitz

Joel Meyerowitz (n. New York, 1938) è un fotografo pluripremiato il cui lavoro è stato presentato in oltre 350 mostre in musei e gallerie di tutto il mondo. Celebrato come pioniere della fotografia a colori, è stato insignito per due volte della Guggenheim Fellowship ed è destinatario di riconoscimenti sia dal National Endowment for the Arts sia dal National Endowment for the Humanities, oltre ad aver ricevuto la Centenary Medal della Royal Photographic Society. Ha pubblicato 57 libri. Joel Meyerowitz è rappresentato dalla Howard Greenberg Gallery di New York, dalla Polka Galerie di Parigi e dalla Huxley-Parlour Gallery di Londra. Vive e lavora tra New York e Londra.

INFO

JOEL MEYEROWITZ
Outstanding Contribution to Photography 2026
Exhibition 17 April – 4 May 2026

Instagram: @worldphotoorg
Facebook: World Photography Organisation

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