Sofia Bartoli

Intervista – SOFIA BARTOLI: quando la sensualità diventa estetica della consapevolezza

Vi sono figure la cui arte non risiede semplicemente nell’atto di eseguire, ma nella capacità di distillare l’essenza emotiva in una forma visiva e cinetica ineludibile.

Sofia Bartoli incarna questa alchimia, dove la bellezza diventa non solo elemento estetico ma veicolo di una sensualità profonda e consapevole.

È proprio in questa tensione – tra la disciplina cesellata del movimento e l’abbandono lirico all’emozione – che risiede la sua singolare poetica.


Sofia è l’epicentro generativo: l’artista si fa musa ispiratrice vivente dell’immagine, della situazione e di ogni singola suggestione che il fotografo
è chiamato a intercettare e tramutare in arte.


Attraverso il linguaggio del corpo, la danza e la dinamicità delle posizioni che è grammatica appresa e subito trascesa, si dipana una narrazione visiva in cui gli sguardi, fugaci o insistiti, e i giochi di luce, che scolpiscono l’ombra, non sono artifici, ma catalizzatori di un’energia romantica che avvolge e mesmerizza.

Il servizio fotografico e l’intervista sono un’esplorazione di quel punto esatto in cui la passione si fa gesto e la creatrice si fa creazione, trasformando la pelle in tela e il movimento in inchiostro. Un invito a riconoscere la sensualità come supremo atto artistico, capace di conferire una verità inattesa e folgorante all’estetica contemporanea.

L’INTERVISTA

Oscar Wilde affermava: “Il guardare una cosa è ben diverso dal vederla. Non si vede una cosa finché non se ne vede la bellezza”. Potrebbe essere un fondamento della tua carriera artistica?

Assolutamente sì. Credo che il mio percorso artistico nasca proprio da questa idea: la bellezza non è solo ciò che appare, ma ciò che si riesce a sentire e interpretare. Nella danza come davanti a una telecamera, cerco sempre di “vedere” davvero ciò che faccio, di andare oltre la forma per trovare un’emozione autentica. Forse è proprio lì che nasce l’arte.

Il tuo percorso professionale passa dalla danza classico-accademica alla televisione e alla presenza nei videoclip musicali: come hai vissuto questo salto di linguaggio e di pubblico, e in che modo ha influenzato il tuo “modo di fare arte”?

È stato un passaggio naturale ma anche molto stimolante. La danza classica mi ha dato disciplina, precisione e rispetto per il lavoro; la televisione e i videoclip mi hanno insegnato invece la libertà, l’immediatezza e la capacità di comunicare in modo diretto. Oggi sento che la mia arte vive nell’equilibrio tra tecnica e spontaneità: mi piace unire la forza del linguaggio del corpo con quella delle emozioni vere.

Guardando indietro, c’è un progetto – danza, video, tournée – che senti abbia “prefigurato” la tua futura direzione artistica, che magari segnava un cambio di passo piuttosto che un semplice passo avanti?

Sì, sicuramente ci sono stati momenti che mi hanno fatto capire dove stavo andando. Uno di questi è stato il mio primo progetto televisivo importante: lì ho percepito che la mia formazione da ballerina poteva trasformarsi in qualcosa di più ampio, che potevo raccontare me stessa anche oltre la danza, con nuove forme di espressione. È stato come aprire una porta su un mondo nuovo.

Partiamo da una definizione personale: cosa rappresenta per te il concetto di estetica? È una categoria del bello, un linguaggio, o piuttosto una forma di consapevolezza del mondo?

Per me l’estetica è un modo di vedere e sentire le cose. Non riguarda solo l’apparenza, ma l’armonia che si crea tra ciò che si è e ciò che si trasmette. È una forma di consapevolezza, un equilibrio tra bellezza e autenticità. Penso che ognuno abbia la propria estetica personale, che cambia e cresce insieme a noi.

Ti senti più attratta dalla razionalità o dalle emozioni?

Senza dubbio dalle emozioni. Credo che siano il vero motore di tutto ciò che faccio. La razionalità serve, certo, ma senza emozione l’arte perde la sua verità. È l’emozione che mi fa scegliere un progetto, che mi guida sul palco o davanti a una telecamera.

Quando è stata l’ultima volta che hai fatto qualcosa per la prima volta? E, soprattutto, cosa hai fatto?

Recentemente ho vissuto un’esperienza nuova nel cinema, prendendo parte a un film diretto da Enrico Vanzina. È stato emozionante perché era un mondo diverso dal mio solito, ma allo stesso tempo familiare, fatto di espressione e ritmo. Mi ha dato tanto, soprattutto la voglia di continuare a mettermi alla prova.

Cosa ti fa battere il cuore?

Mi fa battere il cuore tutto ciò che riesce a farmi sentire viva: le emozioni genuine, i momenti di pura verità, quando sento di essere totalmente me stessa. E poi c’è l’arte: il palco, la musica, il movimento, quegli attimi in cui tutto scompare tranne la bellezza del momento. È lì che il cuore corre più forte, perché sento di vivere davvero.

L’ARTISTA

Sofia Bartoli è una ballerina per la quale la danza rappresenta la forma più autentica di espressione: un linguaggio capace di tradurre emozioni, storie e frammenti di sé. Ha iniziato a danzare fin da bambina e, con il tempo, questa passione si è trasformata nella sua professione e nel centro della sua vita. Ama mettersi alla prova, imparare, esplorare nuovi stili e collaborare con artisti che condividono lo stesso amore per il movimento e l’arte. Ogni esperienza, sul palco o davanti alla telecamera, è per lei un’occasione di crescita e di scambio emotivo con il pubblico. Crede nella disciplina, nella dedizione e nella forza poetica di trasformare l’energia in emozione. Per Sofia, la danza è libertà, potenza e verità.

IL FOTOGRAFO

Andrea Ciriminna – Fotografo professionista di Milano, da oltre 20 anni nel settore della moda e della pubblicità.
Ha scattato per campagne ADV internazionali e numerosi personaggi dello spettacolo lo hanno scelto come ritrattista. Appassionato di antiche tecniche fotografiche, Andrea ha all’attivo numerose mostre personali in cui ha esposto i suoi intensi ritratti in bianco e nero. Esperto fotografo di beauty ha realizzato servizi per le maggiori riviste del settore .

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