Quale rapporto abbiamo con lo spazio circostante ed interiore? In che modo la riflessione scientifica sulle forme ricorrenti che compongono il nostro universo influisce sulla nostra percezione?
Nelle opere di Ruby Rhizome vengono eliminate le idee di unità e totalità degli elementi che costituiscono la percezione del reale, a vantaggio di quelle di differenza e molteplicità.
Nella lettura del mondo i connotati della razionalità intesa come facoltà umana per eccellenza che opera in termini di identità, somiglianza ed analogia, arrivando a categorizzazioni gerarchiche e limitanti, vengono superati per una figurazione che comporta una riflessione più profonda sul reale.
L’artista va oltre questa categoria canonica di pensiero, per esprimere le forme fondamentali di unificazione del molteplice, addentrandosi in uno snodo concettuale tra pittura, scienza e il non visibile.
In questo frangente artistico, geometria sacra e le trame frequenziali sono il fondamento delle sue opere, concepite come forme in evoluzione continua che sfidano e mettono in discussione i confini di ciò che conosciamo, sentiamo e percepiamo.
L’INTERVISTA
Ti sei mai focalizzata sull’autoritratto?
Sì, mi sono focalizzata sull’autoritratto, soprattutto al liceo artistico in modo più diretto e consapevole. Però, credo che alla fine gli artisti finiscano in una certa autoreferenzialità: anche se si tratta di un lavoro completamente astratto c’è sempre uno specchio emotivo o della propria esperienza o dell’esperienza tramite gli altri. Però è sempre una mappa di sé stessi.
Le persone che osservano le figure che dipingo le trovano simili a me: in ogni lavoro c’è un po’ di autoritratto, anche se esce in maniera inconsapevole, lascio parlare il mio inconscio, quindi, in un certo senso, esce sempre un po’ di me.”
Quali sono i tuoi riferimenti, hai dei mentori?
Di mentori ne ho avuti tanti, artistici e non solo: ad esempio Marco Casentini, il mio professore di pittura a Brera. Però molte volte le persone danno consigli in modo indiretto: ciò che mi dicono mi rimane dentro e influenza il mio lavoro. Come riferimenti del passato potrei dire Marc Chagall, Joseph Beuys, Cecily Brown, Tracey Emin, Leonora Carrington: soprattutto tutto il movimento femminista artistico degli anni Settanta e Ottanta mi ha ispirato molto. Alla fine da ogni artista imparo qualcosa, se non è dal punto di vista stilistico è magari il modo in cui si approccia al lavoro. Il pensiero che si può leggere dal modo in cui procede nella ricerca e crea.
Se dovessi scegliere tre parole chiave per definire la tua arte quali sarebbero?
Profondità, emozione, sensibilità”
C’è un desiderio artistico che non hai ancora realizzato?
Sì, tanti. Però non li so ancora. Posso solo sentire dentro di me che c’è ancora tanto da fare, però non so dire ancora esattamente, credo che nel momento giusto lo saprò e lo farò.”
Se le tue opere avessero una colonna sonora, quale canzone sceglieresti?
Musica senza parole, tutta la produzione di Eric Satie e La Sonata al Chiaro di Luna di Beethoveen.”
Il tuo studio, cosa rappresenta per te?
Ci sono tanti artisti che tengono molto allo studio. A me importa avere soltanto una stanza di pace, che può essere il mio studio come ora. Ma credo che tra non molto cambierà e viaggiando tanto, essendomi trasferita molto giovane in un altro paese, ho imparato a non ancorarmi al luogo fisico, ma di tentare di trovare un angolino di pace dove poter creare. Per me ha più importanza creare quella pace necessaria per lavorare che avere uno studio.”
Razionalità o emozioni?
Emozioni. È difficile anche trovare un vocabolario perché è una lingua a sé quella visuale: solo con la pittura riesco ad esprimere quelle emozioni che non riesco ad esprimere in altri modi.”
Cosa pensi dell’IA applicata all’arte? La tecnicità può superare la creatività?
Ho visto e ho sperimentato l’IA in una modalità non fine a sé stessa, quando è una parte del progetto di un artista. È un supporto tecnico che mi serve per la mia ricerca a livello digitale. Penso che nel tempo, l’IA aiuterà le persone nella creazione di immagini, più la tecnicità vera, autentica, costerà in termini di unicità e le opere acquisiranno ancora più valore.”
Quando è stata l’ultima volta che hai fatto qualcosa per la prima volta? Cosa hai fatto?
Ad ottobre del 2024. Sono uscita dal mio periodo astratto e ho iniziato a delineare quell’astrattismo e far uscire le figure. Era qualcosa che sentivo da tanto tempo, però l’astrattismo mi proteggeva dall’insicurezza di andare oltre.”
Cosa ti fa battere il cuore?
L’ignoto, il mistero, ciò che non si conosce, e ovviamente, il mio fidanzato.”
Hai partecipato a Primavera Digitale, un festival di arte phiygital organizzato da 30 Campos Elìseos e Wait And Hope Foundation a Firenze. Queste occasioni che cosa rappresentano per te?
L’esperienza di Primavera Digitale mi ha lasciato molto dal punto vista umano: le persone, gli artisti, i curatori, si sono create delle occasioni di confronto e di collaborazione fondamentali per chi lavora nel mondo dell’arte: sia dal punto di vista educativo, sia dal punto di vista di ricerca per proseguire la mia produzione artistica sempre meglio.”
LA GALLERY
L’ARTISTA

Ruby Rhizome (1999) è un’artista multidisciplinare serba. Si trasferisce in Italia nel 2018 per studiare pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera. La sua ricerca si estende anche a livello digitale, dove integra dati medici, geometria sacra ed esplorazione scientifica per una narrativa visuale tra tecnologia ed umano che esamina paesaggi psichici inconsueti. È attiva dal 2018 con progetti di mostre collettive in Serbia, Italia, Germania e America. Le sue opere fanno parte di collezioni private a livello globale. Ha ricevuto molti premi per le sue opere e una mostra personale nel 2022 a Varese.