A Palazzo Reale di Milano fino al 2 febbraio 2025, la mostra “Ugo Mulas. L’operazione fotografica” celebra uno dei maggiori fotografi italiani del secondo Novecento con una delle sue retrospettive più importanti. Alcune opere presenti non sono mai state esposte prima d’ora.
Appassionato testimone della contemporaneità della seconda metà del Novecento, Ugo Mulas ha ritratto figure chiave di un ventennio fondamentale per la storia della cultura. Sono suoi alcuni dei ritratti più iconici di un’intera generazione di artisti e intellettuali come Marcel Duchamp, Lucio Fontana, Eugenio Montale e Andy Warhol per citarne alcuni.
Agli scatti fotografici si aggiungono una serie di documenti, libri e filmati che concorrono a rappresentare il senso profondo della sua opera e del suo percorso artistico e che ci permettono di conoscere Ugo Mulas come “fotografo totale”, come è stato definito dal critico d’arte Germano Celant.
Dagli esordi alla Biennale d’arte di Venezia al bar Jamaica di Brera a Milano, “Ugo Mulas. L’operazione fotografica” mette in mostra ritratti di artisti internazionali, di protagonisti della pop art americana, di personaggi del mondo della spettacolo e della politica oltre a scatti legati al mondo della pubblicità e della moda. Il tutto si accompagna in un percorso visivo a immagini di nudo, a fotografie di fotografie e un archivio di Milano, città dove ha scelto di vivere, oltre e a vedute di metropoli internazionali.
Classici e innovativi, i suoi scatti non sono solo la testimonianza di un momento, ma diventano uno strumento di indagine e di conoscenza che svela gli attimi creativi facendocene capire la grande complessità.
Ugo Mulas si fa testimone del periodo artistico e intellettuale che sta vivendo, entrando negli studi dei più importanti artisti del tempo, cercando di cogliere per ognuno di loro non solo l’attimo della creazione, ma i gesti che si rivelano decisivi per il risultato finale, come rappresentano gli scatti che riprendono il gesto creativo di Lucio Fontana (presenti nel capitolo della mostra definito “L’attesa”).
La testimonianza che il fotografo Gianni Berengo Gardin lascia sul catalogo della mostra, racconta lo stupore nel vedere la bellezza degli scatti di Ugo Mulas nello studio-archivio di Milano e la risposta dello stesso artista e collega a proposito del tema della bellezza: “Le fotografie non devono essere belle. Devono essere ‘buone’, interessanti. Una fotografia può anche essere imperfetta sul piano compositivo e tecnico, può essere mossa, sfuocata… ciò che conta è il messaggio che vuole trasmettere. Il contenuto che porta con sè”.
Trecento fotografie divise in quattordici capitoli tematici che spaziano dai ritratti a intellettuali ai paesaggi, dall’avanguardia alla pubblicità fino a semplici scene di vita quotidiana.
La mostra si apre con la sezione “Verifiche”, tredici opere che rappresentano l’ultimo e il più rivoluzionario dei suoi progetti. Un inizio forse impegnativo per chi si approccia alla fotografia come semplice o appassionato spettatore, ma completamente a digiuno di tecniche fotografiche e virtuosismi.
Nel 1970 ho cominciato a fare delle foto che hanno per tema la fotografia stessa, un’analisi dell’operazione fotografica per individuarne gli elementi costitutivi e il loro valore in sé. Per esempio, che cosa è la superficie sensibile? Che cosa significa usare il teleobiettivo o un grandangolo? Perché un certo formato? Perché ingrandire? Che legame corre tra una foto e la sua didascalia? Ecc. Sono i temi, in fondo, di ogni manuale di fotografia, ma visti dalla parte opposta, cioè da vent’anni di pratica, mentre i manuali sono fatti, e letti, di solito al debutto.
(Ugo Mulas, tratto dal volume “Ugo Mulas. L’operazione fotografica”).
Nel susseguirsi delle “Verifiche” sperimenta, rivela e insegna grazie anche all’eredità scritta che ci ha lasciato e che ci permette di entrare in sintonia con il progetto e di poterlo leggere. La serie si conclude con la “Fine delle verifiche per Marcel Duchamp, 1970”, un omaggio all’artista e amico e al suo ‘non fare’ che ha generato un nuovo pensiero sulle cose che tanto ha significato per l’arte e per il quale si è sentito di dedicare quel lavoro.
Parte dell’esposizione viene dedicata a Milano dal bar Jamaica di Brera, ritrovo di artisti e intellettuali, a un vero e proprio archivio fotografico della città dove la situazione è , struttura portante dei suoi scatti, testimonianza e interpretazione critica della realtà.
La mostra “Ugo Mulas. L’operazione fotografica” è curata da Denis Curti e Alberto Salvadori.
UGO MULAS IN CITTÀ
In occasione della mostra a Palazzo Reale, Milano ripercorre uno speciale itinerario che unisce luoghi fondamentali per la ricerca artistica di Ugo Mulas dove poter apprezzare e proseguire il suo percorso:
- PALAZZO REALE
Piazza del Duomo, 12
- MUSEO DEL NOVECENTO
Piazza del Duomo, 8 - PALAZZO MORANDO
Via Sant’Andrea, 6 - MUSEO POLDI PEZZOLI
Via Alessandro Manzoni, 12 - PALAZZO CITTERIO
Via Brera, 12 - PINACOTECA DI BRERA
Via Brera, 28 - FONDAZIONE MARCONI
Via Alessandro Tadino, 15
CATALOGO
Torno a casa dalla mostra a Palazzo Reale con il catalogo “Ugo Mulas. L’operazione fotografica”.
Quasi quattrocento pagine che, attraverso le parole dei curatori della mostra e le diverse testimonianze, introducono all’esposizione e alle diverse sezioni che vengono anticipate dalle parole del fotografo.
Il volume è un vero must have. Non averlo è un debito poetico con la sua arte fotografica.
GALLERY
INFO
Ugo Mulas. L’operazione fotografica
dal 10 ottobre 2024 al 2 febbraio 2025
MILANO | Palazzo Reale