Intervista – “FRA! e la Doodle Art. Intervista al Protagonista di habitare inBoga”

In occasione del primo appuntamento di habitare inBoga, progetto artistico svoltodi qualche mese fa e organizzato da Habitare e dalla The Boga Foundation, abbiamo incontrato Francesco Caporale, in arte FRA!

Il primo protagonista dell’iniziativa e uno dei più affermati esponenti della Doodle Art, designer che ha già all’attivo numerosi riconoscimenti in ambito internazionale.
L’artista per Habitare ha realizzato una performance di live painting in cui la tela della sua opera è stata la vetrina dello showroom. Un’opera imponente, di più di 100 metri quadri, in cui i doodles dell’artista, hanno raccontato la storia della famiglia Boga, la passione per l’arte, la filosofia racchiusa nel “…quando il pensiero supera il gesto…’, movimento da loro creato negli anni Ottanta e che ha trovato il suo culmine nella collezione Homini.
Proprio con Fra! Abbiamo chiacchierato d’arte e della sua arte. Ecco il resoconto

L’INTERVISTA

Tu sei uno dei principali protagonisti e interpreti della Doodle Art. Come è nata questa passione e cosa rappresenta per te?

Prima di iniziare ci tengo a ringraziarvi per questa intervista e per avermi considerato tra i principali esponenti della Doodle Art, ne sono onorato. La passione per questo stile è arrivata in un momento molto buio, noioso e vuoto della mia vita: dopo la laurea in Grafica Pubblicitaria e Direzione Artistica alla Naba, vengo derubato del mio pc e dunque di tutto il materiale che avevo prodotto negli anni universitari, con essi svaniscono anche la possibilità e la speranza di fare carriera nell’ambito. Abbandono il progetto di vita ma quest’ultima continua nel ristorante dove ho sempre lavorato. Nel Natale del 2013 però, oltre al freddo di Milano arriva anche la noia e il vuoto di una casa senza coinquilini e di una vita senza amici tutti partiti per le vacanze; Passano giorni noiosi ma finalmente arriva uno stimolo da due oggetti semplici che stanno alla base di ogni creatività: un taccuino vuoto e una penna (nello specifico una moleskine e un pennino a china 0.05 che mi trascinano dagli anni dell’università). Li impugno senza alcuna pretesa, aspettativa e fretta. Inizio a riempire quel foglio totalmente a caso. Non ci capisco niente ma una cosa è chiara fin da subito: il tempo mi passa dolcemente e mi diverto. Inizio a scarabocchiare ovunque e in ogni momento libero, soprattutto in uno dei primi coworking di Milano, OPEN, dove spesso non mi si chiedeva solo “che fai” ma anche “chi sei”? Con una Laurea in Grafica pubblicitaria e Direzione Artistica mi fu subito chiaro che quell’esercizio di stile poteva diventare un progetto ben strutturato. Lascio il ristorante e dal nulla nasce FRA! un nome che si porta dietro quella caratteristica di chiamare qualcuno con sicurezza e confidenza come se fosse un amico…anche se non sai minimamente chi sia! aahahha.
Quindi ecco…“La Doodle Art per me rappresenta quell’amica che è arrivata (quasi) totalmente a caso e mi ha cambiato la vita regalandomi la libertà più grande del mondo, lavorare per se stessi aiutando gli altri”.

Chi sono i personaggi che realizzi? Cosa vogliono comunicare?

Premessa, prima di dire cosa realizzo devo per forza dire cosa sono. Da anni combatto il dilemma “illustratore, grafico, direttore creativo, artigiano, artista”? Cosa sono veramente? La verità è che oggi è necessario essere tante cose e la figura professionale cambia in base alle proprie esigenze e quelle del mercato. Una cosa è certa: FRA! si sente un designer creativo perché disegna progettando per chi non sa come riempire quel vuoto. Insomma sti doodles devono servire a qualcosa, altrimenti sono inutili!
Per questo motivo non disegno mai personaggi esclusivi perché questi cambiano a seconda della situazione e del cliente, però, fin dalle prime linee, mi porto dietro alcuni tratti fedelissimi che non mi hanno mai abbandonato: omini asessuati (omaggio all’umanità), matitine (omaggio a tutte le creatività del mondo), palazzi (un omaggio al progresso umano), montagne mare e alberi (omaggio alla mia Calabria ed a tutta la natura); Tutto ciò è disegnato sempre con lo stesso rapporto nei tratti e nel ritmo delle linee.

Tutto ciò perché lo scopo delle mie illustrazioni è quello di dimostrare (visivamente) che, con un po’ di regole e di rispetto reciproco, possono esistere mondi nei quali c’è sempre spazio per tutto e per tutti a prescindere dalla provenienza di genere. Insomma, nello stesso spazio possono tranquillamente vivere insieme un rossetto, una barchetta, un limone, un computer, una zappa, un elefante ecc. ecc..
A buon intenditore poche parole!

Che ruolo ha il colore nei tuoi Doodles?

Domanda difficile alla quale proverò a rispondere semplicemente con una metafora: è come il sugo sulla pasta asciutta. Non essenziale ma buonissimo!
Come vi ho detto, ho iniziato a fare doodles “in povera semplicità” e dunque in bianco e nero.
I primi doodles a colori sono arrivati insieme a lavori più importanti per i quali avevo più budget e dunque più tempo di sperimentare e capire come gestire il colore in una rete così fitta di linee.
Ci ho messo un po’ di anni prima di capire come gestire bene il colore. Commercialmente è stata una scelta molto saggia perché mi ha permesso di diversificare le mie illustrazioni tra un cliente e l’altro.
Dunque, il colore rappresenta un ottimo alleato commerciale. Costoso ma consigliato!

Nei mesi scorsi ha realizzato per Habitare una performance di live painting in cui la tela della sua opera è stata la vetrina dello showroom. Un’opera imponente, di più di 100 metri quadri, in cui i tuoi doodles hanno raccontato la storia della famiglia Boga. Come è stata la performance e come ti sei preparato per realizzarla?

Intanto ne approfitto per ringraziare di nuovo la famiglia Boga per questa esperienza. Uso quest’ultima parola perché è stata davvero una Experience lavorare per loro e su una tela di tale portata. Per riuscire nell’impresa abbiamo progettato tutto nei minimi dettagli e ci siamo organizzati con diversi team di lavoro grazie ai quali siamo arrivati prontissimi il giorno dell’evento. Ci tengo a dire infatti che dietro le mie performance ci sono sempre tantissime persone. Personalmente, per riuscire in questo tipo di imprese mi preparo psicologicamente (progettando totalmente o parzialmente gli incastri tra le linee) e fisicamente (allenandomi sempre almeno 3 volte a settimana). Questa volta la performance è stata davvero bellissima perché ho avuto l’occasione di ultimarla davanti all’applauso di centinaia di persone, tra cui la mia compagna e miei più cari amici. è stato davvero emozionante e stimolante perché mi ha fatto alzare di nuovo l’asticella della sfida con me stesso che non mi abbandona mai! Quindi grazie a tutti yeeeah!

La tua arte spesso si incrocia con iniziative di marketing e partenership con aziende che hanno deciso di sponsorizzare imprese e performance. Secondo te come mai la Doodle Art è così appetibile? E sotto il profilo creativo che differenza di approccio hai?

Forse un po’ ho gia risposto nelle domande precedenti ma proverò a spiegarlo bene. Secondo me funzionano per due motivi. Da un lato parlano un linguaggio universale, semplice ma quel po’ affascinante da non risultare mai noioso, e dunque hanno un target di riferimento davvero ampio, dal bambino che apprezza la semplicità del soggetto all’anziano che percepisce la complessità nel tratto. Dall’altro lato sono facilmente gestibili per quanto riguarda la riproducibilità e, sopratutto, l’adattamento in ogni tipo di progetto. Per farla semplice, da un classico pattern possono venire fuori: 30 inconcine e circa 20 ritagli che possiamo moltiplicare per due se consideriamo anche il colore. Infatti, dico sempre ai mie clienti che non consegnerò solo una illustrazione ma un vero e proprio “strumento grafico” con tanto di brandbook e istruzioni d’uso.

Su tik tok stai portando avanti una sfida di realizzare un disegno al giorno. Come sta andando? E quali sono i feedback della tua community?

Allora, sta andando moooolto bene ma solo perché ho pensato questa sfida progettandola con diversi livelli di risultato. Oltre allo scopo principale di accumulare visualizzazioni e follower sul social, mi piace l’idea di arrivare a fine anno con del materiale realizzato fisicamente che potrò utilizzare anche offline. La sfida, infatti, non risiede solo nell’azione della creazione del contenuto (che, a quanto pare, oggi risulta anche fin troppo facile) ma nel mantenimento nel tempo del medesimo. Il progetto sfida i social stessi, i quali, spesso, ci portano a realizzare contenuti troppo velocemente per un riscontro facile e immediato ma senza progettualità futura. Insomma, questa tendenza può andar bene per sta sui social per hobby, ma per i professionisti può essere davvero molto pericoloso. Per quanto riguarda i feedback, non saprei… ahahha! Perché in realtà su tik tok ho trovato un pubblico totalmente nuovo. Spesso non sanno che faccio anche tanto altro ma questa cosa mi piace perché si vivono il progetto nella sua più totale naturalezza. Quindi direi “TOP!

Stai realizzando sempre più opere titaniche e monumentali. Quale è il tuo desiderio artistico che non hai ancora esaudito?

Un aereo! Voglio disegnare un aereo e giuro su quanto ho di più caro che quest’anno non ci sono riuscito per un pelo! Una famosa compagnia mi ha selezionato per una grande campagna ma poi ha cambiato idea. In questo momento faccio fatica a scrivere questa cosa perché è stato un grande sogno infranto e che ho vissuto (solo per qualche giorno eh) come un mio fallimento pur sapendo che non c’entravo nulla. Però, mii fa piacere condividere questo pensiero con voi così continuo ad alimentare quel sogno che prima o poi realizzerò. D’altronde per fare ogni cosa bisogna crederci sempre ed a prescindere! Dai che si vola FRAAAA!

Hai mai provato a realizzare qualcosa di diverso rispetto alla Doodle Art?

Si, dopo qualche anno, ma ho capito subito che non era cosa per me perché ho sempre disegnato con uno scopo preciso: rendere credibile il mio stile. Per rendere ciò possibile non ci si po’ perdere nell’infinito abisso delle possibilità che oggi abbiamo a disposizione perché si rischia di non riuscire mai a specializzarsi. Spesso mi capita di annoiarmi e di invidiare gli stili dei colleghi che mi sembrano più dinamici ma so che è un sentimento comune. Mi piace però contaminare e diversificare il mio lavoro che infatti non è fatto solo di linee: ho avuto la fortuna di diventare socio di alcuni miei clienti e ad oggi conto altri due progetti imprenditoriali nel settore della ristorazione e dei giochi da tavolo. Di questo mio piccolissimo lato imprenditoriale, vado davvero molto fiero, non tanto per i numeri quanto per la voglia del mio cervello di stare attivo su più fronti e, quindi, anche con più persone.

Qualche consiglio per gli artisti emergenti che ancora non hanno scoperto il loro stile unico?

Di recente nel mio workshop di Doodle Art ho aggiunto un capitolo che riguarda proprio la ricerca del proprio stile. Non è stato facile trovare cosa dire ma è stata una necessità data da una domanda molto frequente: perché usi questo stile? Secondo me, il vero stile personale non si scopre da un giorno all’altro, ma si ricerca secondo le proprie esigenze e possibilità nell’esatto momento in cui si ricerca. Vi porto il mio esempio: ho scelto (e scoperto) la doodle art perché era molto economica e semplice da sviluppare per le mie possibilità e capacità ed ambizioni. Ammiro tantissimo chi usa tecniche super difficili come l’acquerello o l’olio ma so che non farebbero mai per me, per il mio carattere e lo stile di vita che vorrei vivere. Mi piace fare opere grandi e so che ad acquerello o ad olio non potrei (forse) mai realizzare. Quindi, lo stile si sceglie non solo in base a quello che ci piace vedere ma anche in base a ciò che vogliamo raggiungere. Io so per certo che ho lavorato con così tanti brand perché ho scelto uno stile che si presta ed è esattamente quello che volevo… così come so che in pensione diventerò un hobbista acquerellista!

Quali sono le tue fonti di ispirazione e le tue influenze?

So che può sembrare una risposta banale ma oggi mi sento di dire “tutto”. Grazie ai social ed a tutte le piattaforme di intrattenimento video, si può trarre ispirazione da ogni ambito. Infatti, ormai, la mia ispirazione sembra partire sempre da me stesso ma perché so di essere un ricco fortino di contenuti che accumulo in ogni momento grazie ai social ma anche grazie alle bellissime persone di cui sono circondato.

Le tue opere portano al loro interno sempre una forte connotazione concettuale. Pensi che un artista debba prendere posizione ed esprimere le proprie idee attraverso il proprio lavoro?

Domanda complessa per cui mi sento ancora abbastanza junior per rispondere. Dico solo che è importantissimo dare dai valori al proprio lavoro perché negli anni le tecniche cambiano tantissimo e avere qualcosa di solido su cui aggrapparsi è davvero importante. C’è poi l’aspetto di “dovere” che abbiamo nei confronti della fortuna che si ha nel fare questo lavoro: abbiamo un pubblico che ci ammira e ci segue con i quali abbiamo una certa influenza; quindi, possiamo e dobbiamo fare la differenza.

Potresti elencare i tuoi cinque artisti preferiti di tutti i tempi?

Botero, Kerby Rosanes, Eiichirō Oda, Jago, Millo.

Cosa pensi dell’intelligenza artificiale applicata all’arte? Può la tecnicità superare la creatività?

Penso che sia una cosa magica e per tanto spaventosamente meravigliosa. Ci si concentra su quanto sia veloce nel produrre contenuti ma non si tiene conto di quanto tempo e persone ci siano volute per arrivarci. Secondo me è uno “strumento di semplificazione” come tanti altri e per tanto è davvero stupido e da incoscienti non accoglierlo nella propria professione. Per quanto riguarda il mio lavoro, è talmente tanto artigianale e incastrato a mano che, purtroppo e per fortuna, non mi è di aiuto in modo significativo. Può la tecnicità superare la Creatività? Domanda impossibile! Devo dire per forza NO! ma dipende che tipo di creatività prendiamo in considerazione. Da creativo professionista, ci tengo a chiudere questa domanda affermando che la creatività è anche tecnica e per tanto è coltivabile, calcolabile e, dunque, anche prevedibile!

Quindi, forse, non bisogna ragionare su chi avrà la meglio su cosa ma su come equilibrare i due aspetti.

Se dovessi scegliere tre parole chiave per definire la tua arte quali sarebbero?

Pop, sostenibile e funzionale

Quando è stata l’ultima volta che hai fatto qualcosa per la prima volta? E soprattutto, cosa hai fatto?

il 29 agosto del 2024 ho fatto packrafting ed è stata tra le attività outdoor più belle della mia vita.

L’emozione ancora più grande è stata quella di averlo fatto in Calabria nelle gole del fiume Lao con la bellissima realtà “River Tribe” che non mi ha assolutamente pagato per dire queste cose. Esperienza consigliata, 5 stelle ed è subito recensione time!

Se facessi uno studio visit nel tuo studio cosa troverei? Natura, tecnologia, opere di altri autori?

Nel 2021 insieme al mio grande amico Giulio Mosca (il baffo, grande fumettista) abbiamo aperto Studio Incastro: uno spazio funzionale come uno studio ma confortevole come una casa. Oggi non condividiamo più lo spazio insieme ma siamo rimasti grandissimi amici e colleghi a distanza.

Ho avuto però la fortuna di continuare questo progetto con la mia compagna Barbara Scerbo, bravissima grafica pubblicitaria e nel nostro studio abbiamo incastrato davvero di tutto.

Ovviamente nei propri spazi esibiamo i reciproci lavori, ma l’area comune è totalmente dedicata ad altri creativi. Quindi, quando verrete nel nostro studio, troverete di tutto… soprattutto il pomodoro calabrese con i quali deliziamo i nostri ospiti a pranzo o a cena 😉

Quali sono le tue passioni oltre all’arte?

Cucinare, perché mi ricorda la mia famiglia in Calabria

I videogiochi, perché mi ricordano di non diventare mai troppo adulto.
La bicicletta, perché mi ricorda che con le mie gambe posso arrivare ovunque.

Se fossi il direttore di una rivista d’arte, chi vorresti che comparisse in copertina? E perché?

In questo preciso momento storico italiano, senza ombra di dubbio, vorrei Pier Paolo Spinazzè, in arte CIBO. Se non conoscete il suo operato, siete dal lato sbagliato dell’Italia. Ahaha, si fa per dire 😉 Tanta, tanta, tantissima stima.

L’ARTISTA

Francesco Caporale, in arte FRA!, vive a Milano con il cuore meridionale.

Dopo la laurea (e il furto del suo computer) scopre la “Doodle Art” da lui definita “Arte dell’Errore”: un esercizio creativo che non prevede matita ma inchiostro indelebile con il quale si travolge uno spazio vuoto senza pensare al risultato finale o avere paura di sbagliare.

Grazie agli studi in Grafica Pubblicitaria e Direzione Artistica alla NABA di Milano, ha trasformato l’esercizio in uno stile diventando così un illustratore professionista. I suoi lavori, digitali o fatti a mano, non hanno limiti di contenuto né di contenitore e possono vivere ovunque…

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