Maestro in tutte le sue declinazioni artistiche. Semplice, umile, ironico, geniale, mai banale. La superficialità non era cosa sua, Battiato era l’arte nella sua complessità. Il gesto creativo rivoluzionario che arrivava in ogni sua applicazione.
Cantante e musicista ma anche poeta, filosofo, esoterico, scrittore e pittore. Forse proprio la pittura è stato il gesto artistico meno conosciuto.
Battiato ha iniziato a dipingere attorno al 1990, inizialmente per sfida e per una sorta di esperimento e di analisi: una “pura sfida” e “terapia riabilitativa”.
Sulle basi di un sereno e attento dialogo con la propria individuale facoltà pittorica, Franco Battiato ha intrapreso un cammino di ricerca che si è progressivamente consolidato in una ben definita pratica artistica.
Questa attività si è venuta ad affiancare a quella più ampiamente nota di musicista, e, dal ’93 ha condotto i suoi quadri ad essere esposti in parecchie mostre personali tra Roma e Catania, Stoccolma, Miami, Firenze e Goteborg.
Le opere figurative prodotte sono circa ottanta, tra tele e tavole dorate. Le tecniche prevalentemente adoperate sono quelle ad olio e mediante uso di terre o pigmenti puri. Le copertine di Fleurs e Ferro Battuto, e il libretto dell’opera Gilgamesh, sono state realizzate da Franco.
Süphan Barzani è stato lo pseudonimo col quale Franco Battiato, agli inizi ‘firmava’ i suoi dipinti.
Compare Socrate influenzò Platone, che influenzò Aristotele, che non fu capito da Avicenna, secondo Averroè, che attaccò Al Ghazali, che influenzò Farid ad din ‘Attar, che attaccò i filosofi greci. Io che sto diventando sabbia del deserto, ringrazio i venti che mi cambiano forma e punto di osservazione, un ideale perseguo, anacronistico e ridicolo: il miglioramento.
Una volta, pensavo che la mia totale incapacità nel disegno dipendesse dalla mancanza di una naturale predisposizione, come nel caso di uno stonato che non riesce ad emettere la stessa nota che ha in testa. Col tempo ho scoperto invece che avevo un’idea astratta, archetipa, dell’oggetto che osservavo: quello che mi mancava era la possibilità di coglierlo nella sua esatta forma. (commento tratto da artearti.net)
Svariate sono le mostre alle quali Battiato/Barzani ha partecipato.
Avete presente quegli stonati che hanno in testa la nota giusta ma in gola quella sbagliata? Ecco: io non riuscivo a riprodurre la forma esatta dell’oggetto, anche se quella forma sapevo di averla capita. Era una questione di non manualità. Ora ci riesco meglio, tutto merito della volontà e della disciplina. Come ho scritto una volta, “questa terapia riabilitativa mi sta privando di quel difetto, pilastro di certa consacrata pittura moderna.
Sono fondamentalmente sono un autodidatta. Ma il pittore inglese Spencer Hodge, che apprezza i miei lavori musicali, mi ha dato qualche consiglio tecnico. Abbiamo passato un pomeriggio veneziano a dipingere le nuvole. Non è tanto questione di bravura, sa? Esistono trucchi bastardi che lei non s’immagina neanche. La luce che arriva da sopra e i colori disposti l’uno sopra l’altro: prima il bianco ocra, poi il bordeaux, poi un viola più scuro. E anche l’uso della pennellessa, e il gesto della pennellata: da sinistra a destra, lentamente, a forma di otto. Quello che era un grumo di orribile pittura astratta prende un senso».
Così raccontava alla Stampa alla mostra “Prove d’autore” svoltasi nel 2010 a Lodi.