Il baule dei ricordi dei figli Emi, Manuel e Christian De Sica vengono esposti alla Galleria Modernissimo di Bologna, per rileggere la vita e l’arte di un grande innovatore, a 50 anni dalla scomparsa, avvenuta il 13 novembre 1974: Vittorio De Sica.
La Cineteca di Bologna promuove fino al 12 gennaio 2025 la mostra Tutti De Sica. Regista & interprete, a cura di Gian Luca Farinelli, nei rinnovati spazi della Galleria Modernissimo, scrigno sotterraneo nel cuore di Bologna che si affianca all’ormai già celebre Cinema Modernissimo, dove una lunga retrospettiva dedicata all’opera di Vittorio De Sica ci accompagnerà per tutti i mesi di apertura della mostra.
Il lavoro sull’archivio conservato da Emi De Sica, dal 2016 custodito dalla Cineteca di Bologna, va di pari passo con i tanti progetti di restauro dei film di Vittorio De Sica realizzati negli anni dalla Cineteca stessa, presentati ai festival internazionali, da Cannes a Venezia: Sciuscià, Ladri di biciclette, Miracolo a Milano, Umberto D., Matrimonio all’italiana…
Tutti De Sica: il perché di un titolo
Uno e centomila. Parafrasando così un emblema del Novecento italiano (e del Novecento tout court), quel Pirandello narratore senza pari delle molteplicità individuali, sembra svelare il segreto di un altro simbolo dell’arte novecentesca italiana e, anche questa volta, del mondo intero: Vittorio De Sica.
Stanno tutte qui, nell’ispirazione di un titolo, le sue centomila vite, i suoi centomila personaggi: Tutti De Sica.
Una visione complessiva di Vittorio De Sica, uno sguardo in grado di abbracciarne l’intera figura, al di là dei luoghi comuni che – curioso destino di chi raggiunge un immenso successo – finiscono per semplificarne un profilo, esponendo in una teca ciò che con maggior facilità si richiama all’immaginario collettivo.
Farinelli: “Vittorio De Sica è forse la figura più autorevole della storia del cinema italiano”
“Vittorio De Sica – ricorda Gian Luca Farinelli – è forse la figura più autorevole della storia del cinema italiano: fu lui tra muto e sonoro a modernizzare la recitazione del balbettante cinema nazionale, fu determinante nel restituire popolarità al nostro cinema, avendo poi il coraggio di non indossare la camicia nera, di dire la sua, diventando regista, contribuendo a dare vita al principale evento artistico italiano del Novecento, il Neorealismo. Dopo vent’anni in cui aveva trasformato tutto, la sua carriera era appena a metà: avrebbe poi interpretato decine di film, avrebbe definito la coppia del cinema italiano, Loren/Mastroianni, avrebbe diretto film importanti, drammi e commedie, vincendo come regista altri due Oscar (quattro in totale). La mostra mette in scena un artista plurale e i tanti De Sica della sua lunga e ricca carriera, ma il titolo ci suggerisce anche che questo attore che si formò senza scuole e che con i suoi film ci ha insegnato a guardare il mondo, ha creato un’opera così alta da raccontarci tutti, da farci sentire Tutti De Sica”.
La mostra: cimeli, fotografie, manifesti, Oscar, la bicicletta, un viaggio tra De Sica regista e interprete e De Sica privato
Una mostra nella quale sogneremo tra manifesti originali, fotografie (sul set e fuori dal set, o in famiglia) e immagini in movimento, oggetti di culto (dalla carrellata di costumi originali, strumento chiave per saltare da un personaggio all’altro, alla bicicletta più famosa del cinema e il Premio Oscar di Ladri di biciclette), un itinerario costellato di documenti personali, che come occhi di bue illuminano il Vittorio De Sica regista e attore, certamente, ma anche cantante e uomo di spettacolo a tutto tondo, così come il De Sica privato, con le due mogli, Giuditta Rissone e Maria Mercader, e i tre figli Emi, Manuel e Christian.
Un itinerario che attraversa la sua intera carriera, dalla prima affermazione negli anni Trenta con Za Bum e le sue incisioni discografiche, fino al trionfo del Neorealismo con film come Sciuscià, Ladri di biciclette, Miracolo a Milano e Umberto D.
Una serie di fotografie rare evidenzia la sua straordinaria capacità di guidare interpreti inesperti, trasformandoli in protagonisti e rivelando l’essenza del suo peculiare approccio alla recitazione.
Tutti De Sica vuole superare le letture riduttive della critica storica restituendo al pubblico invece l’immagine di un innovatore costante, capace di attraversare con disinvoltura generi diversi e restare una delle voci più corrosive e influenti della cultura italiana.
Un prologo e dodici sezioni
Suddivisa in un prologo, dedicato a Pirandello, e dodici sezioni, Tutti De Sica non si limita a celebrare il Maestro, ma racconta anche la sua evoluzione come regista e attore. Viene esplorato il sodalizio artistico con Cesare Zavattini, iniziato nel 1939, da cui sono nati alcuni dei suoi capolavori più celebri, e il legame ideale con Charlie Chaplin, che in una proiezione privata di Umberto D. uscì dalla sala asciugandosi le lacrime.
Partiremo dal De Sica bambino e arriveremo alle prime apparizioni teatrali, fino al primo successo con Mario Mattoli e la sua impresa di spettacoli Za Bum che porta al varietà la rivista Lucciole della città (giocando sul Chaplin, in sala proprio all’inizio degli anni Trenta, di Luci della città) alla popolarità raggiunta con le incisioni discografiche (basti citare Parlami d’amore, Mariù); il passaggio dagli anni Trenta, destreggiati tra teatro e cinema (Il signor Max è del 1937) agli anni Quaranta che lo vedono imporsi come regista e padre del Neorealismo; la stagione del Neorealismo con i quattro capolavori Sciuscià (1946), Ladri di biciclette (1948), Miracolo a Milano (1950), Umberto D. (1952) e il rapporto con la politica (e con la figura di Andreotti) in un’Italia che cambia a cavallo degli anni Cinquanta; il sodalizio con Cesare Zavattini e quello con Sophia Loren; e così seguendo il filo delle sue vite e dei suoi personaggi con la sezione Il piacere della maschera – Vent’anni di interpretazioni.
EXHIBITION VIEW
INFO
TUTTI DE SICA
regista & interprete
Fino al 12 gennaio 2025
Galleria Modernissimo
Piazza Re Enzo 3, Bologna