Nel cuore di Venezia la Pinault Collection apre due finestre divergenti ma complementari sul presente. Due mostre monografiche – Thomas Schütte. Genealogies e Tatiana Trouvé. La strana vita delle cose – tracciano traiettorie parallele attraverso le inquietudini della forma, della memoria e dello spazio.
Due sguardi solitari che riflettono sulla condizione umana con linguaggi opposti: analitico e carnale Schütte, evocativo e onirico Trouvé.
A Punta della Dogana, Genealogies è la prima grande retrospettiva italiana dedicata a Thomas Schütte, artista tedesco inclassificabile che dagli anni Settanta lavora a un corpus in continua mutazione. La mostra, curata da Camille Morineau e Jean-Marie Gallais, propone un montaggio non cronologico di sculture, disegni, modelli e incisioni, con un’attenzione speciale alla figura umana. Teste smisurate, corpi imprigionati nella materia, busti ironicamente monumentali: ogni opera sembra interrogare, con una dose calibrata di sarcasmo e compassione, la fragilità dell’essere.

La materia è veicolo di tensione: cera, bronzo, ceramica, acciaio si piegano a una poetica della deformazione. Ma è nel dialogo silenzioso tra le opere tridimensionali e i lavori su carta che emerge l’essenza del processo di Schütte: un repertorio di forme in perpetua rielaborazione, dove ogni serie sembra un’eco, un ritorno, un’esplorazione ulteriore dello stesso nodo irrisolto. Il volto, la maschera, l’identità: temi che attraversano il tempo e risuonano, più che mai, nel nostro presente smarrito.
A pochi passi, dentro le stanze teatrali di Palazzo Grassi, Tatiana Trouvé invita invece a perdersi. La strana vita delle cose, curata da Caroline Bourgeois e James Lingwood, è la sua prima grande mostra in Italia: un ambiente totalizzante, quasi un’installazione diffusa, dove il visitatore è chiamato a muoversi tra sculture, disegni e oggetti come in un sogno lucido. Le opere – molte delle quali inedite – sono frammenti di una narrazione disarticolata ma coerente, fatta di reminiscenze personali, suggestioni cosmiche, echi di disastri collettivi.

Trouvé lavora sul confine tra memoria e invenzione, tra spazio reale e spazio mentale. Le sue sculture in bronzo, vetro, canapa o marmo, assemblano oggetti quotidiani – valigie, chiavi, libri, coperte – trasfigurandoli in reliquie di un tempo sospeso. I suoi disegni – spesso eseguiti su carte nautiche, mappe celesti o prime pagine di giornale – evocano un mondo alla deriva, dove il disegno diventa bussola, tentativo di orientamento nell’incertezza.
Schütte costruisce genealogie della forma; Trouvé, geografie dell’immaginazione. Entrambi, però, interrogano il nostro stare al mondo: tra identità e spaesamento, materia e visione. Le due mostre, nel loro dialogo implicito, restituiscono all’arte contemporanea la sua funzione primaria: quella di esplorare ciò che sfugge, ciò che resiste, ciò che ancora ci parla.
INFO
Thomas Schütte. Genealogies
Punta della Dogana | 6 aprile – 23 novembre 2025
A cura di Camille Morineau e Jean-Marie Gallais
Tatiana Trouvé. La strana vita delle cose
Palazzo Grassi | 6 aprile 2025 – 4 gennaio 2026
A cura di Caroline Bourgeois e James Lingwood,
in collaborazione con l’artista