Fino all’8 giugno 2025, il Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano ospita Body of Evidence, un’ampia retrospettiva dedicata all’artista iraniana Shirin Neshat (Qazvin, 1957).

© Shirin Neshat Courtesy l’artista e Gladstone Gallery
Vincitrice del Leone d’Oro alla Biennale di Venezia nel 1999 e del Praemium Imperiale nel 2017, Neshat è una delle voci più autorevoli dell’arte contemporanea, capace di esplorare, con un linguaggio visivo incisivo e poetico, le tensioni tra Oriente e Occidente, memoria e oblio, identità e appartenenza.
Il percorso espositivo
Curata da Diego Sileo e Beatrice Benedetti, la mostra si articola in un percorso che ripercorre oltre trent’anni di produzione artistica attraverso una decina di videoinstallazioni e circa duecento opere fotografiche. Il percorso si apre con Fervor (2000), un video a due canali che indaga l’attrazione e la repressione tra i generi, per poi proseguire con la celebre trilogia Rapture (1999), Turbulent (1998) e Fervor (2000), in cui la dicotomia uomo-donna viene esplorata con un’intensità quasi rituale.
Uno dei nuclei centrali della mostra è rappresentato da Women of Allah (1993-1997), serie iconica che combina fotografia e calligrafia per esplorare la condizione della donna nella società islamica. Lungo la balconata del PAC, questi ritratti di donne velate, segnate da versi poetici e simboli di resistenza, emergono come totem di un’identità sospesa tra tradizione e modernità.
L’approccio curatoriale e le opere chiave
L’allestimento gioca con il contrasto tra luce e ombra, silenzio e suono, creando un’atmosfera immersiva che amplifica la dimensione simbolica delle opere. Tra le videoinstallazioni più recenti spicca The Fury (2023), un racconto potente sul trauma e la condizione femminile, che anticipa il movimento Woman, Life, Freedom.
In Land of Dreams (2019), invece, Neshat esplora la dicotomia tra sogno e realtà, attraverso una serie di 111 ritratti e un video che racconta la storia di una fotografa impegnata a raccogliere sogni in un’America ruralizzata e distopica. Quest’opera dialoga con Roja (2016), in cui l’artista traduce in immagini il proprio stato di esilio e alienazione.
Infine, The Book of Kings (2012) mette in relazione il passato e il presente dell’Iran attraverso ritratti su cui sono incisi versi del poema epico persiano Shahnameh e di testi di prigionieri politici contemporanei, sottolineando le continuità tra mito e resistenza.
Un dialogo tra arte e attualità
La mostra di Neshat si inserisce nel panorama dell’arte contemporanea come una riflessione sul potere dell’immagine nell’evocare temi sociali, politici ed esistenziali. Il PAC diventa così il palcoscenico di una narrazione che attraversa epoche e geografie, con uno sguardo sempre rivolto alla condizione umana.
Parte integrante di Milano Art Week, Body of Evidence non è solo una mostra, ma un’esperienza visiva e concettuale che sollecita interrogativi profondi, rendendo l’arte di Shirin Neshat uno specchio delle tensioni e delle speranze del nostro tempo.
L’artista
Shirin Neshat è un’artista e regista di origine iraniana che vive a New York. Neshat lavora e continua a sperimentare con diversi mezzi espressivi, tra cui fotografia, video, cinema e opera, che arricchisce con immagini e narrazioni altamente poetiche e politicamente cariche. Le sue opere affrontano questioni di potere, religione, razza, genere e il rapporto tra passato e presente, Oriente e Occidente, individuo e collettività, attraverso la lente della sua esperienza personale come donna iraniana in esilio.
Neshat ha tenuto numerose mostre personali in musei internazionali, tra cui la Pinakothek der Moderne di Monaco, il Modern Art Museum di Fort Worth, The Broad di Los Angeles, il Museo Correr di Venezia, l’Hirshhorn Museum di Washington D.C. e il Detroit Institute of Arts.
Ha diretto tre lungometraggi: Donne senza uomini (2009), vincitore del Leone d’Argento per la Miglior Regia alla 66ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Looking for Oum Kulthum (2017) e più recentemente Land of Dreams, presentato in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2021.
Nel 2017 ha debuttato come regista d’opera con Aida di Verdi al Festival di Salisburgo, riproposta nuovamente nel 2022 e che verrà messa in scena all’Opéra di Parigi nel 2025.
Tra i numerosi riconoscimenti ricevuti, Neshat è stata insignita del Leone d’Oro, Primo Premio Internazionale alla 48ª Biennale di Venezia (1999), del Premio Hiroshima per la Libertà (2005), del Dorothy and Lillian Gish Prize (2006) e nel 2017 ha ricevuto il prestigioso Praemium Imperiale a Tokyo.
Exhibition View
Info
Shirin Neshat
BODY OF EVIDENCE
A cura di Diego Sileo e Beatrice Benedetti
Fino al 08.06.2025
PAC Padiglione d’Arte Contemporanea, Milano