Ha inaugurato sul sito internet della Galleria Giampaolo Abbondio di Milano la mostra dedicata a Zhang Huan (Henan, Cina, 1965), uno dei maggiori esponenti dell’arte contemporanea internazionale, a dieci anni dalla sua esposizione al PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano.
Oltre ad ammirare le immagini delle opere, si potrà assistere a una visita guidata dell’esposizione in compagnia del curatore Flavio Arensi.
La rassegna, che si sarebbe dovuta aprire al pubblico in presenza proprio il 19 novembre, rimarrà chiusa fino al 3 dicembre, in ottemperanza alle norme ministeriali emanate il 3 novembre scorso, per poi proseguire fino al 16 gennaio 2021, una volta che saranno tolte le restrizioni.
L’iniziativa è parte del programma messo a punto dalla Galleria Giampaolo Abbondio di presentare, in vari luoghi espositivi della città di Milano, progetti dedicati a grandi protagonisti dell’arte contemporanea internazionale.
Dopo l’installazione di Maria Magdalena Campos-Pons, ospitata nello spazio temporaneo di corso Matteotti, nel cuore del Quadrilatero della moda, è ora il turno della sede milanese della Galleria Giovanni Bonelli, in via Porro Lambertenghi 6, nel quartiere Isola, ad accogliere la personale dell’artista cinese, che ripercorre gli anni di formazione di Zhang Huan tra la Cina e New York attraverso una serie di opere fotografiche che documentano le sue performance più famose, da quelle degli anni novanta fino a My Rome, prodotta nel 2005 dalla Galleria Giampaolo Abbondio, eseguita ai Musei Capitolini di Roma, che chiudeva di fatto la sua stagione performativa, per lasciare spazio alla progettazione di installazioni su grande scala.
Il titolo della rassegna è un tributo a Lea Vergine, la prima studiosa italiana che riconobbe alla body art la giusta considerazione storica e critica.
BIO
Zhang Huan
Dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti di Pechino, alla fine del secolo scorso ha preso parte alla scena avanguardista cinese, dedicandosi alla performance come pratica artistica radicale. Profondamente legato alla filosofia orientale, usa il proprio corpo, rigorosamente nudo, mettendone alla prova la capacità fisica ed emozionale di resistenza, come nella performance che lo ha reso famoso, 12m (1994), nella quale con il corpo ricoperto di miele rimane immobile per un’ora in un bagno pubblico infestato da mosche e insetti.
Il corpo è la prova della sua identità ma anche una modalità di linguaggio, di espressione e comunicazione immediata. Nel 1998 si trasferisce a New York; qui le sue performance divengono più elaborate, metaforiche e rituali, ampliandosi a un numero sempre maggiore di partecipanti con i quali affrontare in maniera collettiva la problematica dell’identità culturale, del dialogo Oriente-Occidente; tra i lavori più importanti si ricordano, nel 1999, My America (hard to acclimatize), nel 2003, Fifty stars, nel 2004, My Sidney e, nel 2005, My Rome, prodotta dalla Galleria Giampaolo Abbondio e realizzata ai Musei Capitolini di Roma.
Nello stesso anno ritorna in Cina, a Shanghai, e comincia un’altra fase del suo lavoro rinunciando alla performance e dedicandosi alla progettazione di installazioni su grande scala come 100 sages in a bamboo forest (2008) e Dawn of time (2009), a progetti di arte pubblica, tra cui Three heads six arms realizzata a Hong Kong nel 2011 e alla pittura degli Ash paintings, quadri dipinti con la cenere dell’incenso raccolto nei templi.
INFO
ZHANG HUAN. THE BODY AS LANGUAGE
Milano, Galleria Giampaolo Abbondio (via Porro Lambertenghi 6) c/o Galleria Bonelli
20 novembre 2020 – 16 gennaio 2021
www.giampaoloabbondio.com