Fino al 30 settembre 2025, il Design Museum di Londra ospita una delle mostre più originali e approfondite dell’anno, “Splash! A Century of Swimming and Style”, un’immersione (è il caso di dirlo) nel mondo del nuoto, dell’estetica e della cultura materiale legata all’acqua.

Un’esposizione che, tra speedo olimpici, costumi mitologici e architetture simboliche, mette in luce il potere evocativo e sociale del nuotare, attraverso un secolo di stile, corpi e trasformazioni.
Un secolo di nuoto: archeologia dell’acquaticità contemporanea
La curatela — firmata da Amber Butchart, storica del costume e nota volto televisivo britannico, insieme a Tiya Dahyabhai del Design Museum — restituisce uno spaccato tanto eclettico quanto preciso dell’universo natatorio, seguendo un filo cronologico e tematico che parte dagli anni Venti del Novecento, epoca in cui il costume da bagno smette di essere un vezzo borghese per diventare oggetto funzionale, fino alle derive identitarie, ambientali e tecnologiche del presente.
Tre le sezioni portanti della mostra: la piscina, il lido, la natura. Tre spazi fisici e simbolici che strutturano anche la narrazione visiva dell’esposizione, dove oltre 200 oggetti provenienti da circa 50 collezioni private e musei europei dialogano in modo raffinato con modelli architettonici, fotografie, reperti tessili, manifesti e installazioni video.
L’oggetto come racconto: dal costume di Pamela Anderson al LZR Racer
Tra i pezzi di maggior richiamo, spicca il celebre costume rosso di Pamela Anderson, indossato nell’iconico Baywatch (1992-1997), prestato dal BikiniARTmuseum di Bad Rappenau. Un oggetto che trascende il kitsch televisivo per farsi feticcio culturale di un’epoca, simbolo di un’estetica mainstream che ha ridefinito il corpo in movimento nel paesaggio acquatico.
A contrappuntare l’elemento pop, la mostra affronta con rigore filologico anche i grandi temi dello sport e dell’innovazione tecnica, come testimonia la sezione dedicata ai costumi da gara, in cui spicca il controverso LZR Racer, sviluppato da Speedo con la collaborazione della NASA e bandito nel 2010 per le sue “prestazioni dopanti”. Non mancano i cimeli storici: dalla medaglia d’oro olimpica di Lucy Morton (Parigi 1924), prima donna britannica a vincere un titolo individuale nel nuoto, a uno dei primi bikini della storia (1951), eco dell’atomica e della rivoluzione del corpo.
Architetture liquide: l’acqua come spazio di civiltà
Una parte significativa della mostra è dedicata al design architettonico degli spazi per il nuoto. Dal modello del London Aquatics Centre di Zaha Hadid, realizzato per le Olimpiadi del 2012, al Jubilee Pool di Penzance — esempio di rigenerazione urbana a base geotermica — il percorso mette in rilievo il ruolo dell’acqua come motore di comunità e innovazione. L’attenzione si estende anche agli spazi liminali: saune, stabilimenti balneari, cabine, tutti elementi che raccontano la democratizzazione (o l’esclusione) dell’accesso al mare e alla piscina.
Sogni acquatici e nuovi immaginari: tra mitologia e inclusività
L’ultima parte dell’esposizione riflette sul potere simbolico dell’immaginario acquatico. Da Miranda (1948) a La Sirenetta (2023), passando per la cultura pop e la nuova estetica Mermaidcore, la mostra evidenzia come il nuoto sia anche spazio di fantasia e trasformazione. Al contempo, vengono affrontati temi legati all’identità e all’inclusione: quali corpi sono ammessi all’interno degli spazi acquatici? Chi disegna i costumi e per chi? L’arte del nuoto si fa qui anche politica del corpo.
Una mostra da attraversare come una vasca
Splash! è più di una mostra tematica: è un’esplorazione profonda di un gesto umano primordiale — il nuotare — letto attraverso la lente del design, della moda e della cultura. L’allestimento, sobrio e immersivo, accompagna il visitatore in un percorso fluido e stratificato, in cui ogni oggetto si carica di memoria, funzione e senso.
In un’epoca in cui l’acqua torna a essere un bene critico e una frontiera ecologica, il Design Museum di Londra ci ricorda, con eleganza e intelligenza, che l’arte di nuotare non è solo un’attività fisica, ma una pratica culturale che racconta chi siamo stati e, forse, chi potremmo ancora diventare.
Quotes
Amber Butchart, curatrice ospite di Splash!, ha dichiarato:
È straordinario poter esporre il celebre costume di Baywatch indossato da Pamela Anderson, soprattutto in questo momento cruciale in cui l’attrice ha riappropriato della propria immagine, disegnando e indossando la sua linea di costumi.»
Vivo a Margate e sono cresciuta in una città balneare: come storica della moda, il rapporto tra acqua, abbigliamento e design è sempre stato al centro del mio lavoro. È quindi un vero piacere poter portare questa mostra al Design Museum. La storia del costume da bagno e del nuoto è affascinante, poiché riflette i grandi cambiamenti della società nell’ultimo secolo, dalle questioni legate all’autonomia corporea e all’identità, fino al modo in cui impieghiamo il tempo libero.»

Tim Marlow, direttore e CEO del Design Museum, ha aggiunto:
La storia del nuoto è molto più di una semplice narrazione sportiva, come evidenzia chiaramente questa nuova mostra. Osservando la cultura del nuoto attraverso la lente del design, esploriamo una molteplicità di idee in continua evoluzione su come viviamo, dai materiali alla produzione, dal tempo libero al viaggio, dalla performance al benessere e all’ambiente. È un’altra mostra innovativa che mostra ai visitatori del Design Museum quanto il design influisca profondamente su quasi ogni aspetto della nostra vita.»
Exhibition View
Info

Splash! A Century of Swimming and Style
Fino al 17 agosto
the Design Museum
London
designmuseum.org
@designmuseum