Fino al 19 febbraio 2023, il m.a.x. museo di Chiasso (Svizzera) ospita la mostra materia, gesto, impronta, segno, che propone un excursus sulla ricerca grafica di cinque personalità di spicco nella cultura del Novecento, quali Alberto Burri, Emilio Vedova, Jannis Kounellis, Flavio Paolucci e Mario Benedetti.
Ciascuno di questi artisti è un protagonista delle stazioni fondamentali dell’arte internazionale che, seppur nella loro diversità, hanno segnato nuovi e fondamentali sentieri di ricerca visiva. Sono quindi la “materia”, il “gesto”, la “impronta” e il “segno” che caratterizzano le loro esperienze espressive e al tempo stesso rendono visibili le tracce di un itinerario artistico.
Conosciuti perlopiù per la loro opera pittorica, tutti e cinque gli autori hanno sempre considerato la grafica come atto artistico di ricerca introspettiva che si esprime attraverso una pluralità di tecniche, dall’acquaforte all’acquatinta, dalla ceramolle alla puntasecca, dalla litografia alla serigrafia per passare poi alle diverse intersezioni del collage e materiali singolari come il carborundum.
A ciascun autore è dedicata una sala del museo, al cui interno si trova oltre una ventina di grafiche, affiancata a una matrice e a un’opera particolarmente rappresentativa della loro ricerca.
La mostra, curata da Antonio d’Avossa e Nicoletta Ossanna Cavadini, direttrice del m.a.x. museo, col patrocinio del Consolato Generale d’Italia a Lugano, è organizzata in collaborazione con la Fondazione Alberto Burri di Città di Castello, la Fondazione Emilio e Annabianca Vedova di Venezia, l’Archivio Kounellis di Roma, la Fondazione Art Collection Ghisla di Locarno, Stamperia d’arte Albicocco di Udine e gli archivi degli artisti Flavio Paolucci di Biasca e Mario Benedetti di Bergamo.
IL CATALOGO
Accompagna la rassegna un catalogo bilingue (italiano-inglese) Skira Milano-Ginevra, che presenta saggi di Antonio d’Avossa (critico d’arte già docente di storia dell’arte contemporanea a Brera), Bruno Corà (storico dell’arte e presidente della Fondazione Alberto Burri), Fabrizio Gazzarri (direttore archivio e collezione della Fondazione Emilio e Annabianca Vedova di Venezia), Chiara Gatti (storica e critica d’arte e direttrice del museo MAN di Nuoro), Nicoletta Ossanna Cavadini (storica dell’arte e dell’architettura, direttrice m.a.x. museo e Spazio Officina, Chiasso).
GLI ARTISTI IN MOSTRA
Alberto Burri (Città di Castello 1915 – Nizza 1995) è il grande protagonista europeo della stagione artistica che viene denominata Informale. Egli utilizza nelle sue opere jute, ferri, legni e plastiche, riportando la riflessione su quella base oscura della vita che caratterizza anche il passaggio traumatico del tempo. La sua opera grafica ripercorre con coerenza e continuità, e soprattutto con forza visiva materica, tutto il suo itinerario artistico.
Emilio Vedova (Venezia 1919 – 2006) pittore e incisore nella sua ricerca rappresenta l’esigenza e al tempo stesso l’evidenza del gesto quale atto fondante dell’espressività artistica a valenza di denuncia sociale. La sua produzione grafica racchiude singolari procedure di tecniche a sottolineare il valore di severità del mezzo espressivo, che porta a riflettere sulla sofferenza collettiva e sociale.
Jannis Kounellis (Pireo 1936 – Roma 2018) esponente di primo piano del movimento di Arte Povera, sviluppa e coniuga attraverso le impronte dei materiali adottati – a modalità performative – una ricerca artistica singolare con approccio sensoriale. Nella grafica applica il concetto delle tracce, lette negli oggetti semplici del quotidiano, che rappresentano e veicolano il significato della storia vissuta e dell’emozione evocata da questa.
Flavio Paolucci (Torre 1934, con atelier a Biasca), nella sua ricerca fa un costante riferimento segnico agli elementi naturali; la sua pittura, scultura e grafica costituiscono un insieme, un percorso singolare in cui elementi materici rinvenuti nella natura ticinese divengono il linguaggio dell’arte. In un equilibro silenzioso di alto valore compositivo esprime un sottile sentimento dei valori di vita dell’uomo.
Mario Benedetti (Terni 1938, con atelier a Bergamo), riprende il valore fondante del segno quale espressione artistica di una realtà percepita e modernamente perduta. La sua grafica, spesso di grande formato, utilizza prevalentemente il colore nero, quale valore di deposito memoriale che coniuga i significati profondi tra il visibile e l’invisibile.
INFO
MATERIA, GESTO, IMPRONTA, SEGNO
L’OPERA GRAFICA DI BURRI, VEDOVA, KOUNELLIS, PAOLUCCI E BENEDETTI
Chiasso (Svizzera), m.a.x. museo (Via Dante Alighieri 6),
Fino al 19 febbraio 2023