Ci sono territori in cui i confini non separano, ma stratificano e invece di essere dei limiti diventano delle risorse.
È il caso della regione che unisce Friuli Venezia Giulia e Slovenia, attraversata nel Novecento da fratture geopolitiche e da ricomposizioni lente, dove l’architettura diventa traccia viva di ideologie, culture e identità che si sono sovrapposte nel tempo.
È proprio su queste sedimentazioni che si concentra Le Affinità di Confine. Architetture tra Friuli Venezia Giulia e Slovenia, la mostra visitabile fino al 12 ottobre al Magazzino delle Idee di Trieste, curata da Luka Skansi e Paolo Nicoloso, con fotografie di Roberto Conte e Miran Kambič.
Allestita nello spazio espositivo affacciato sul porto, la mostra propone un percorso di oltre cinquanta dittici fotografici, in cui edifici dei due versanti vengono messi a confronto secondo un criterio critico e tematico. Lungi dal costruire una narrazione lineare, i curatori privilegiano lo sguardo parallelo, teso a far emergere non solo divergenze formali, ma anche e soprattutto le contaminazioni invisibili, le memorie comuni, le affinità possibili.
Il progetto si inserisce nel programma “GO! 2025&Friends”, collegato a GO!2025 Nova Gorica – Gorizia Capitale europea della Cultura, che coinvolge tutta la regione in una riflessione transfrontaliera.
I dittici ragionano per tipologia – stazioni, scuole, municipi, palazzi pubblici – e attraversano le principali stagioni dell’architettura novecentesca: dall’epoca austro-ungarica alle influenze fasciste e moderniste, dal razionalismo jugoslavo fino alle architetture post-socialiste.
Ne scaturisce un atlante visivo e concettuale, dove il linguaggio dell’architettura si offre come terreno di confronto, ma anche come strumento per rileggere criticamente la storia. L’edificio diventa dispositivo narrativo: luogo in cui si depositano tensioni politiche, economie materiali, visioni del mondo.
Decisiva è la sensibilità dei due fotografi, Conte e Kambič, che rifiutano l’iconismo per privilegiare un approccio dialogico. L’inquadratura non mira all’eccezionalità dell’opera, ma alla relazione con il contesto, alla tessitura urbana, al dettaglio materico. La fotografia non documenta soltanto: interpella.
L’architettura è viva, partecipa al tempo presente”, spiegano i curatori. “È un fatto fisico e culturale che si radica nel paesaggio e nella memoria collettiva”.
In questo senso, la mostra non è un esercizio di stile, ma un invito alla coscienza critica del costruito, alla lettura attenta di ciò che abitiamo ogni giorno.
Ad accompagnare l’esposizione, un catalogo edito da Gaspari, che documenta il lavoro di ricerca e raccoglie i materiali visivi e testuali, con l’eleganza editoriale che ne fa oggetto di studio e contemplazione.
Info
LE AFFINITÀ DI CONFINE
dal 3 luglio al 12 ottobre 2025
Magazzino delle idee – Corso Cavour, 2 – Trieste
www.magazzinodelleidee.it