“La dolce attesa” è il titolo dell’installazione concepita da Paolo Sorrentino per il Salone del Mobile.Milano 2025, in scena nei padiglioni 22-24 di Rho Fiera.
Un progetto immersivo, potente e silenziosamente sovversivo, che vede il regista premio Oscar affiancato dalla scenografa Margherita Palli e dal musicista e sound designer Max Casacci. Più che una scenografia, più che un’installazione: un’esperienza che interroga il nostro rapporto con il tempo, lo spazio e l’attesa, svincolandoli dalla dimensione ansiogena della quotidianità.

Una poetica dell’intervallo
Nel cuore di un evento dedicato al design e all’arredo, La dolce attesa si staglia come un anacronismo necessario. Sorrentino, con la consueta finezza visiva, trasforma la sala d’attesa – luogo neutro e spesso disumanizzato – in un ventre metaforico, caldo, accogliente. L’oggetto dell’indagine è un momento sospeso: quello dell’attesa di un responso medico, della diagnosi che potrebbe cambiare tutto. Ma, anziché rappresentarne l’angoscia, il regista ne esalta la potenzialità trasformativa, restituendo dignità a un tempo improduttivo che si fa spazio di possibilità.
Il tema dell’attesa, nella lettura dell’autore, non è passività ma tensione verso. Un’attitudine che si oppone all’impazienza dell’“aspettare” e si avvicina alla ritualità del “tendere a”. È, per citare lo stesso Sorrentino, “un piccolo viaggio su giostre rassicuranti”, in cui anche l’inazione diventa gesto, percorso, narrazione.
Architetture del sentire
La scenografia ideata da Margherita Palli interpreta questo tempo dilatato con una sensibilità lirica e una solida conoscenza teatrale. La Palli – che nel corso della sua carriera ha firmato allestimenti per Ronconi, Cavani, Martone – costruisce uno spazio effimero ma non evanescente: un teatro dell’interiorità dove il design si mette al servizio dell’anima. Le poltrone diventano nidi, i vetri smerigliati filtrano la vista su un cuore pulsante, nascosto e vitale. È un paesaggio architettonico che non contiene, ma accoglie. Che non impone direzioni, ma suggerisce posture.
Il percorso espositivo è fluido, volutamente non lineare. Non si cammina, si attraversa. Ci si lascia trasportare, come in un sogno o in una memoria. Il design non è funzionale, ma evocativo. Il tempo si piega alla percezione.
La musica come respiro
In questa dimensione rarefatta, il suono firmato da Max Casacci – cofondatore dei Subsonica, sperimentatore di linguaggi sonori – non accompagna, ma abita l’installazione. Nessuno strumento tradizionale, nessun tema riconoscibile: solo battiti, sospiri, voci del mare e fruscii vegetali che si fondono in una colonna sonora organica, viscerale. “Una musica senza strumenti”, la definisce Casacci, che lavora per immersione, trasformando l’ambiente in ritmo.
Il suo paesaggio sonoro pulsa come un cuore fuori campo, scandendo l’esperienza in un tempo interiore. È un suono che consola, ma anche inquieta; che guida e che destabilizza. Come l’attesa stessa, che può diventare claustrofobia o catarsi.
Una riflessione sul tempo contemporaneo
La dolce attesa si inserisce, con originalità, in un filone di riflessione sempre più urgente nel panorama artistico contemporaneo: il recupero della lentezza, della contemplazione, del “non-fare” come forma di resistenza all’iperproduttività. In un Salone che celebra il design come soluzione, efficienza, innovazione, Sorrentino sceglie di non rispondere. Di non risolvere. Ma di stare, poeticamente, dentro il dubbio.
L’installazione è anche un monito: nella corsa continua del nostro tempo, fermarsi è ancora possibile. Anzi, necessario. Perché l’attesa – come la vita – non si misura in minuti, ma in battiti.

L’artista

Paolo Sorrentino, regista e sceneggiatore, è nato a Napoli nel 1970. Nel 2001, il suo primo lungometraggio, L’uomo in più, è selezionato alla Mostra del Cinema di Venezia. Nel 2004 gira Le conseguenze dell’amore e nel 2006 L’amico di famiglia, entrambi in concorso al Festival di Cannes.
Nel 2008 con Il divo, torna a Cannes dove vince il Prix du Jury. Torna in concorso a Cannes nel 2011 con This Must be the Place e due anni più tardi con La grande bellezza con cui si aggiudica l’Oscar, il Golden Globe, il Bafta come Miglior Film Straniero e tre EFA. Selezionato ancora una volta in concorso a Cannes nel 2016, Youth – La giovinezza ha vinto tre premi EFA, ricevuto una candidatura agli Oscar e due ai Golden Globes. Nel 2016 firma la serie TV The Young Pope, candidata ai Golden Globe per la Miglior Interpretazione Maschile e agli Emmy Awards per scenografia e fotografia. Del 2018 è il film Loro con protagonista Toni Servillo. Nel 2019 gira la seconda serie ambientata in Vaticano, The New
Pope con protagonisti Jude Law e John Malkovich. Nel 2021 ha scritto e diretto il film È stata la mano di Dio, candidato al Premio Oscar 2022 come miglior film straniero, vincitore del Leone d’Argento Gran Premio della Giuria e del Premio Marcello Mastroianni alla 78ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, vincitore inoltre di 5 David di Donatello 2022 tra cui quello come miglior film e migliore regia e di 4 Nastri d’argento 2022 tra cui quello come miglior film. Nel 2024 ha scritto e diretto Parthenope, presentato in concorso a Cannes e vincitore del Biglietto D’oro tra i film più visti dell’anno.
Info
Paolo Sorrentino. La dolce attesa
8 – 13 aprile 2025
Fiera Milano, Rho – Pad. 22-24
Ingresso su prenotazione su www.salonemilano.it