Galleria Ouverture – Ester Grossi e Amalia Mora alla Galleria Cavour di Bologna

Da una residenza d’artista tra le mura di Palazzo Boncompagni a Bologna nasce “Galleria Ouverture”, progetto creativo dove le artiste Ester Grossi e Amalia Mora interpretano attraverso 12 immagini la famosa Galleria Cavour.

Nell’aprile 2021 l’ing. Paola Pizzighini Benelli, AD di Magnolia srl, per rispondere alle difficoltà della comunità artistica di Bologna, messa ulteriormente a dura prova dalla pandemia, apre le porte di Palazzo Boncompagni per ospitare gli studi di Ester Grossi e Amalia Mora dando vita a una nuova residenza d’artista, che non si concluderà con un progetto di restituzione finale ma si rigenererà ciclicamente nel tempo.

Palazzo Boncompagni, da poco riaperto al pubblico, antica residenza in cui nacque e visse Papa Gregorio XIII fino alla salita al soglio pontificio il 13 maggio 1572, divenuta sede dal 2021 anche di mostre di noti artisti contemporanei come Michelangelo Pistoletto o Marino Marini, diventa quindi luogo e incubatore di progetti artistici.

Come spesso accade l’arte dilaga e contamina, e così nasce l’interpretazione dell’immagine di Galleria Cavour, anch’essa di proprietà di Magnolia srl. La famosa Galleria bolognese, sede dei più esclusivi negozi della città, pensata nel 1949 e conclusa nel 1959 dall’ing. Giorgio Pizzighini, viene così reinterpretata dalle artiste Ester Grossi e Amalia Mora, all’interno di un progetto che rielabora gli elementi visionari e di grande creatività dell’edificio razionalista di Galleria Cavour.

IL PROGETTO- GALLERIA OUVERTURE

Innovazione, sostenibilità e condivisione da cui è ispirato il nome del progetto, sono i tratti distintivi della Galleria sin dagli albori che è divenuta negli anni il punto di incontro cittadino dove trovare le eccellenze della moda e del design. Sono questi gli elementi che vengono interpretati in chiave nuova e da prospettive diverse dalle due artiste che hanno creato 12 immagini, una per ogni mese dell’anno, inedite e realizzate appositamente per Galleria Cavour.

LE OPERE

Al tratto compatto, lineare e rigoroso di Ester Grossi, è affidato il compito di rielaborare la storia urbanistica e architettonica della Galleria. Il risultato sono cinque tavole dipinte a mano che richiamano gli elementi architettonici del progetto originario in una visione essenziale e stilizzata dove i toni del verde esaltano il tema della sostenibilità ambientale che caratterizza l’edificio fin dalla sua progettazione.

Nelle cinque illustrazioni di Amalia Mora, invece, gli spazi si animano con figure eleganti e delicate che raccontano le tante possibilità offerte dalla Galleria. Dallo shopping alla vita di relazione, dalle cure estetiche al wellness, le illustrazioni ricordano con grazia e allegria che la Galleria è soprattutto uno spazio sociale pensato come punto d’incontro.
Queste due visioni artistiche si incontrano in due immagini realizzate a quattro mani.

Le dodici tavole, saranno visibili e pubblicate nell’arco del 2022 nelle pagine instagram (https://www.instagram.com/galleriacavour1959/ ) e facebook https://www.facebook.com/galleriacavour1959) di Galleria Cavour.

LE ARTISTE

Ester Grossi, abruzzese, è un’artista poliedrica, che ha sviluppato nel corso degli anni, progetti in diversi ambiti artistici sperimentando discipline come la pittura, la moda, la grafica, l’illustrazione e video.
Amalia Mora, marchigiana, è un’illustratrice, graphic designer e visual artist che collabora con case editrici, riviste e agenzie di comunicazione. I suoi lavori hanno ricevuto numerosi premi.

PALAZZO BONCOMPAGNI

In pieno centro storico, a poche centinaia di metri da piazza Maggiore e delle Due Torri, Palazzo Boncompagni (ora Benelli) è situato in Via del Monte 8.
Nel Palazzo nacque Papa Gregorio XIII, che prima fu Cardinale Ugo Boncompagni, e che visse qui – nel palazzo di famiglia – fino alla salita al soglio pontificio il 13 maggio 1572. Costruito per iniziativa di suo padre – Cristoforo Boncompagni – nel 1537, il Palazzo fu terminato nel 1548 e si contraddistingue per la sobria facciata di impianto ancora quattrocentesco e il grande portale decorato. Sul portale del 1545 figura l’insegna papale di Gregorio XIII, Ugo Boncompagni.

STORIA E ARCHITETTURA
Il disegno del nucleo originario di Palazzo Boncompagni potrebbe essere opera dell’architetto senese Baldassarre Tommaso Peruzzi (1481-1536), ma il suo completamento ed ornamento, sia per l’interno che per l’esterno, vanno riferiti – secondo molti studiosi – a Jacopo Barozzi, detto il Vignola (1507-1573).
Quest’ultimo, architetto e teorico, tra gli esponenti più importanti del Manierismo, è celebre per la realizzazione di edifici di grande eleganza, e per aver definito con estrema chiarezza il concetto di ‘ordine architettonico’ nella sua celebre Regola delli Cinque Ordini d’Architettura, uno dei trattati architettonici più influente e diffuso di tutti i tempi.
Per il loro vigore e maturità, sia figurativa che strutturale, sono attribuiti al Vignola sia la splendida scala elicoidale che la conclusione del loggiato con il portale d’accesso alla scala; la decorazione in cima al finestrotto, sopra la porta, appare analoga a quelle che il Vignola progettò per Palazzo dei Banchi (Bologna).
Nel 1575, anno giubilare, Papa Gregorio XIII Boncompagni commissionò, a testimonianza dell’affetto per la sua città natale, un affresco che raffigura la mappa di Bologna, posto nella Sala omonima nel cuore dei Palazzi Apostolici, tra gli appartamenti privati del Papa e gli uffici della Segreteria di Stato: tra tutti, l’unico edificio non religioso che appare con il tetto dorato, è proprio Palazzo Boncompagni.

GALLERIA CAVOUR

Galleria Cavour, icona cittadina dello shopping e dell’eleganza, nasce nel centro di Bologna da
un progetto avveniristico che connette quattro piazze del centro storico, valorizzando così un patrimonio unico di cultura, arte e architettura.
Galleria Cavour fonde tra loro moda, benessere, food, arte, cultura attraverso un unico fil rouge: l’eccellenza. Galleria Cavour nasce da un’intuizione urbanistica dell’ingegner Giorgio Pizzighini.
Genio, sostenibilità, innovazione trasformano una cicatrice della Seconda guerra mondiale provocata dai bombardamenti proprio in quell’area in un’opera rivoluzionaria. Il primo nucleo parte dall’edificio razionalista di via de’ Foscherari, la cui facciata è il manifesto della Galleria.
Il primo e il secondo lotto presentano un’architettura razionalista in netta rottura con l’impianto urbanistico medievale dell’area. Il terzo, attestato sull’Archiginnasio, risulta più armonioso e getta le basi per il successivo tratto di Galleria verso via Farini.
L’intento visionario consiste nel connettere le quattro piazze storiche (Maggiore, Galvani, Cavour e Minghetti) in un percorso pedonale coperto per rendere più vivibile il centro, valorizzare le logge del Pavaglione e dare maggior rilievo all’intensa attività culturale, artistica, di commercio e aggregazione dell’area più vitale di Bologna.
L’ing. Pizzighini progettò anche gli interni di alcuni dei primi negozi, curando ogni dettaglio: dai lampadari di cristallo su misura alla scala elicoidale del Caffè Viscardi.
Tra i primi multibrand della città la boutique Bang Bang che, dopo il successo di Bologna, aprì anche a Cortina d’Ampezzo. Il segreto del suo successo fu determinato dall’appassionata attività di ricerca delle due fondatrici, Vittoria e Carlina Cappelli, che portavano a Bologna capi iconici e ultime tendenze da Londra e Parigi, scoprendo giovani talenti in Italia e all’estero, che poi divennero i punti di riferimento della moda negli anni a venire. L’alta moda era rappresentata da Papillon di Elda dall’Oca, che era il punto di riferimento di una clientela affezionata, sempre presente alle elegantissime sfilate.

Fra le leggende dell’epoca anche Charme, di Paola Pavirani: la boutique che catalizzava gli oggetti del desiderio femminili di tutt’Italia in fatto di lingerie esclusiva, fatta a mano da veri e propri maestri. La Galleria de’ Foscherari è il simbolo di cosa è stata l’arte contemporanea a Bologna. Tanti gli artisti che, dal 1962, vi gravitarono intorno facendone un importante polo culturale: Mario Ceroli, Pirro Cuniberti, Germano Sartelli, Mario Schifano, Claudio Parmiggiani, Piero Manai, Concetto Pozzati. Dalla celebrazione della corrente dell’Arte Povera, con la mostra del 1968 a cura di Germano Celant, per arrivare all’irresistibile attrazione per la pop-art negli anni in cui Mario Schifano usava scatenare il suo estro creativo in sessioni notturne all’interno dello spazio espositivo in Galleria.

Nel 1976 apre il primo negozio monomarca in Galleria, Cartier, con un evento di inaugurazione che occupò le prime pagine di Vogue.

LA SOSTENIBILITÀ
Si dal principio il palazzo razionalista di Galleria Cavour nasce già improntato a una visione ecologica ed avveniristica per l’epoca. Il progetto prevede infatti sin dalla sua ideazione, un riscaldamento a pavimento con termopannelli e un roof-garden nel cuore dell’edificio.
Galleria Cavour oggi sceglie il contrasto ai cambiamenti climatici come uno dei principali driver di crescita, percorrendo una Carbon Reduction Roadmap.
L’obiettivo è ridurre al minimo ogni emissione di CO2 prodotta da attività dirette e indirette rendendo efficienti, in particolar modo, impianti di riscaldamento e illuminazione.

Galleria Cavour diventa Carbon Neutral, in linea con gli SDGs (Sustainable Development Goals) dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e con il Green New Deal europeo.
L’obiettivo è quello di comprimere al massimo la produzione di CO2 e compensare le emissioni inevitabili generate, tramite Carbon Credits certificati e riconosciuti dall’UNFCCC (Convenzioni Quadro dei Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite).

I Carbon Credits derivano da un progetto di riforestazione, certificato da Verra, standard leader mondiale di progetti forestali per la produzione di crediti di carbonio, con sede a Washington.

Il progetto è seguito da ‘Carbon Credits Consulting’: startup innovativa bolognese specializzata nella consulenza a organizzazioni sensibili alle problematiche ambientali.
L’attività di riforestazione sostenuta da Galleria Cavour in Brasile genera tre outcomes ad alto impatto: ambientale, sociale e biodiversità.

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