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Echoes. Visioni parallele dell’art rock britannico

Nel Padiglione d’arte della Fondazione Luigi Rovati di Milano prende forma Echoes. Origini e rimandi dell’art rock britannico, un articolato ciclo di tre mostre a cura di Francesco Spampinato.

Il progetto si addentra nelle profondità dell’art rock — quel territorio liminale in cui la musica popolare si fonde con le istanze delle avanguardie artistiche — e lo fa attraverso un impianto espositivo che accosta dipinti, fotografie, installazioni, video e memorabilia, ricostruendo i percorsi visivi e simbolici di alcune delle band più emblematiche del secondo Novecento.

L’operazione non è soltanto nostalgica: è filologica, critica, stratificata. Echoes è, innanzitutto, un’indagine sulle contaminazioni tra linguaggi, sulle ibridazioni che, a partire dal contesto britannico degli anni Sessanta, hanno ridefinito il concetto stesso di opera d’arte. Il rock non più semplice musica popolare, ma veicolo di una visione; l’arte visiva non più autoreferenziale, ma permeabile ai codici della comunicazione di massa.

Tra Pop Art e Surrealismo: la nascita di un’estetica

La prima mostra, The Beatles. Il mito oltre la celebrità, è un’analisi iconografica che evidenzia come l’immagine dei Fab Four si sia progressivamente sganciata dalla mera rappresentazione promozionale per accedere a una dimensione mitopoietica. Emblematica in questo senso la copertina di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, vera e propria sintesi visiva della cultura pop, ideata da Peter Blake e Jann Haworth e documentata nel suo processo da Michael Cooper.

Accanto a questi materiali, le fotografie psichedeliche di Richard Avedon, il video Smile di Yoko Ono e l’opera di Pipilotti Rist, I’m Not The Girl Who Misses Much, aprono riflessioni sulla costruzione dell’identità pubblica, la sua manipolazione, i suoi risvolti più intimi e disturbanti. L’immaginario beatlesiano si mostra così come un sistema complesso, in grado di riflettere e trasformare l’intera cultura visuale dell’epoca.

Visioni espanse: psichedelia e progressività

Il secondo segmento espositivo, Pink Floyd, Yes, Genesis. Nuove percezioni della realtà, si concentra sull’evoluzione visiva del rock psichedelico e progressivo. Qui l’immaginario si fa allucinato, surreale, metafisico. Le copertine ideate da Hipgnosis per i Pink Floyd – dal prisma di The Dark Side of the Moon all’uomo in fiamme di Wish You Were Here – si rivelano come dispositivi semantici complessi, capaci di attivare un’estetica del paradosso e dell’inconscio.

Accanto a queste, le visionarie tavole di Roger Dean per gli Yes e i dipinti di Paul Whitehead per i Genesis rafforzano l’idea di una musica che si guarda, di un rock che costruisce i propri mondi attraverso immagini altrettanto articolate. L’inclusione di un’opera di Alberto Savinio e l’installazione onirica di Nathalie Djurberg creano un ponte tra la pittura metafisica, la narrativa fantastica e le alterazioni percettive della musica.

Peter Gabriel: la maschera e il frammento

L’ultimo capitolo è forse il più concettualmente ambizioso. Peter Gabriel. Frammentazione dell’identità esplora la figura dell’artista come corpo in continua mutazione, maschera, alter ego. Il percorso espositivo parte dalle storiche cover firmate Hipgnosis per i primi tre album solisti – Car, Scratch, Melt – per poi toccare i videoclip, le performance e i progetti multimediali degli anni Novanta.

La frammentazione dell’Io, tema centrale nella poetica di Gabriel, viene accostata a riferimenti artistici quali l’alter ego duchampiano Rrose Sélavy, nelle fotografie di Man Ray, e le opere di Keith Haring e Kiki Smith, che problematizzano il corpo e l’identità nell’era postmoderna. La figura di Gabriel emerge così come archetipo dell’artista trasversale, capace di abitare mondi diversi con coerenza visiva e concettuale.

Una mostra da ascoltare

Oltre al percorso visivo, Echoes propone un’esperienza sonora parallela, grazie alla collaborazione con Radio Monte Carlo e al contributo del music designer Marco Fullone, che ha curato una playlist dedicata disponibile su Spotify. I brani scelti – da “The Carpet Crawlers” a “Heroes”, reinterpretata da Gabriel – diventano così colonna sonora e, insieme, ulteriore strato di lettura. La musica, come le immagini, è parte integrante di questo viaggio.

Exhibition View

Info

Echoes. Origini e rimandi dell’art rock britannico
A cura di Francesco Spampinato

The Beatles. Il mito oltre la celebrità
17 aprile – 8 giugno

Pink Floyd, Yes, Genesis. Nuove percezioni della realtà
14 giugno – 27 luglio

Peter Gabriel. Frammentazione dell’identità
27 agosto – 5 ottobre

INGRESSO GRATUITO

INGRESSO GRATUITO
Aperto da mercoledì a domenica, ore 10.00-20.00 (ultimo ingresso ore 19.00).

Fondazione Luigi Rovati
Corso Venezia 52, Milano
T. 02.38.27.30.01
www.fondazioneluigirovati.org

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