Da Botticelli a Mucha: Bellezza, Natura e Seduzione nelle Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino

I Musei Reali di Torino e Arthemisia inaugurano nelle Sale Chiablese la mostra Da Botticelli a Mucha. Bellezza, natura, seduzione, un percorso espositivo che si snoda attraverso undici sale e dieci sezioni tematiche, esplorando i modi in cui la bellezza รจ stata pensata, idealizzata e raffigurata tra Rinascimento e primo Novecento.

Oltre cento opere โ€“ tra dipinti, disegni, sculture antiche e oggetti dโ€™arte โ€“ dialogano in una trama visiva che unisce secoli, geografie e sensibilitร  artistiche differenti. Il fulcro tematico รจ la bellezza, declinata nei suoi rapporti con il mito, la natura e soprattutto con la figura femminile, archetipo inesauribile di grazia, forza e mistero. Da una parte il culto classico, dallโ€™altra la seduzione novecentesca: in mezzo, la lunga genealogia del desiderio figurativo.

A guidare il visitatore, un allestimento raffinato che mette in relazione capolavori di diversa provenienza e natura. Tra le presenze piรน emblematiche, spicca la Venere di Botticelli (1485-1490), proveniente dalla collezione Gualino della Galleria Sabauda: unโ€™icona di bellezza rinascimentale che qui viene presentata anche nella sua dimensione piรน segreta grazie alle indagini diagnostiche che rivelano ripensamenti e pentimenti dellโ€™artista, aprendo uno spiraglio sui processi creativi del maestro fiorentino.

Accanto a Botticelli, la Giovane donna con lโ€™unicorno di Luca Longhi, i marmi di etร  romana, le raffinatezze pittoriche di Lorenzo di Credi, le linee flessuose dellโ€™Art Nouveau di Alphonse Mucha e le sensualitร  idealizzate di Antonio Canova compongono un atlante visivo della bellezza come potere evocativo, spirituale e carnale insieme.

La mostra non si limita a un approccio cronologico, ma invita a una lettura trasversale, con focus specifici su figure femminili emblematiche come la Contessa di Castiglione โ€“ nobildonna, musa e agente segreto โ€“ e le principesse di Casa Savoia, simboli di unโ€™epoca in cui lโ€™estetica si intrecciava a doppio filo con la politica e il costume.

In parallelo, viene presentato anche lo straordinario Volto di fanciulla, disegno autografo di Leonardo da Vinci datato tra il 1478 e il 1485, esposto per lโ€™occasione nel nuovo Spazio Leonardo della Galleria Sabauda. Unโ€™opera di struggente delicatezza che testimonia, ancora una volta, come la bellezza โ€“ anche nel piรน piccolo frammento โ€“ sappia contenere lโ€™infinito.

Curata da Annamaria Bava e aperta al pubblico fino al 27 luglio 2025, Da Botticelli a Mucha รจ una mostra che non si limita a documentare la storia del bello, ma ne indaga le stratificazioni culturali, simboliche e sensoriali. Un invito a guardare, a riconoscere, e forse a interrogare quella forza muta e magnetica che chiamiamo seduzione.

Le sezioni

Prima sezione โ€“ Nel segno di Venere
La mostra si apre con una sezione dedicata a Venere, dea della bellezza e dellโ€™amore, ma anche simbolo della forza generatrice della natura, soggetto tra i piรน rappresentati e celebrati dagli artisti di ogni tempo. Fra le varie opere esposte spicca la celebre Venere di Botticelli, oggi nella collezione Gualino della Galleria Sabauda, messa a confronto con la Venere di Lorenzo di Credi, in prestito dalle Gallerie degli Uffizi.

La grande fortuna e la diffusione dei temi legati a Venere dallโ€™antichitร  fino allโ€™Ottocento รจ testimoniata da una selezione di oggetti preziosi e di dipinti, tutti appartenenti alle raccolte dei Musei Reali, in cui la dea รจ rappresentata nel momento della nascita, oppure con Cupido e amorini, associata simbolicamente a una colomba per celebrare lโ€™amore, o ancora distesa mentre indirizza lo sguardo verso lo spettatore ovvero nellโ€™atto di contemplarsi allo specchio.

In occasione dellโ€™esposizione sono presentate, per la prima volta, le indagini diagnostiche realizzate sulla Venere di Botticelli, dalle quali emergono la tecnica del disegno e i ripensamenti dellโ€™artista.

Seconda sezione โ€“ Il mito di Elena
Si prosegue con la declinazione del mito di Elena, simbolo di femminilitร  in tutta la cultura occidentale. Il potere di seduzione esercitato nei secoli da questo personaggio e gli avvenimenti legati al suo mito e alla guerra di Troia sono raccontati a partire dalle tavole tardo cinquecentesche di Lambert Sustris e da due splendidi arazzi di inizio Seicento della Manifattura di Bruxelles: il Rapimento di Elena ed Elena accolta dal re di Troia Priamo, tutti conservati in Galleria Sabauda, fino al raffinato gruppo scultoreo in marmo con Il ratto di Elena del 1738 di Francesco Bertos e allโ€™elegante biscuit tardo settecentesco della Manifattura di Sรจvres raffigurante Il giudizio di Paride, entrambi provenienti dalle collezioni di Palazzo Reale.

Terza sezione โ€“ Le Tre Grazie
Questa sezione รจ dedicata alle tre Grazie: Eufrosine (la Gioia), Aglae (lo Splendore) e Talรฌa (la Prosperitร ). Figlie di Zeus e della titanide Eurinome, dea di tutto ciรฒ che esiste, le tre fanciulle sono state considerate fin dallโ€™antichitร  la personificazione della bellezza e della grazia femminile, spesso associate a Venere e Cupido. Tra le opere presenti emergono tre disegni di Antonio Canova appartenenti alle collezioni della Biblioteca Reale: un nudo femminile, un gruppo di ninfe con un amorino e un disegno a carboncino, ritenuto uno dei piรน intensi tra gli i fogli che Canova disegnรฒ per il celebre gruppo marmoreo de โ€œLe Tre grazieโ€.

Quarta sezione โ€“ Guardando lโ€™antico: il Taccuino romano di Girolamo Da Carpi
La quarta sezione vede protagonista Girolamo Sellari, comunemente conosciuto come Girolamo da Carpi. Artista ferrarese attivo nella prima metร  del Cinquecento, pittore virtuoso e architetto apprezzato, si dimostra un disegnatore di grande intensitร  espressiva e attenzione ai dettagli.

Il Taccuino romano รจ il suo capolavoro: un grande album contenente 180 fogli, tutti disegnati su entrambi i lati, oggi smembrato e diviso tra la Biblioteca Reale di Torino, il Rosenbach Museum & Library di Philadelphia e il British Museum di Londra. La Biblioteca Reale conserva il maggior numero di fogli, ben novanta.

Lโ€™album รจ frutto della permanenza dellโ€™artista a Roma tra il 1549 e il 1553 al seguito del cardinale Ippolito dโ€™Este. Contiene infatti numerosi schizzi tratti da monumenti romani e da sculture antiche che al tempo di Girolamo risultavano ancora visibili nelle collocazioni originarie o erano giร  entrate nelle grandi raccolte collezionistiche.

Il suo occhio attento perรฒ non si sofferma solo sulle vestigia della Roma antica: non mancano infatti nei fogli torinesi del taccuino disegni tratti da Raffaello e Michelangelo, che Girolamo sente lโ€™esigenza di riprodurre come esempi di virtuosismo, bellezza e classicitร  contemporanea.

Quinta sezione โ€“ La meraviglia della natura: gli album naturalistici di Carlo Emanuele I
La bellezza della natura, sorgente di meraviglia con il dispiegarsi delle sue forze vitali, occupa due sale successive, nelle quali si presentano gli straordinari album di fiori, pesci e uccelli della Biblioteca Reale che, allโ€™inizio del Seicento, facevano parte della โ€œcamera delle meraviglieโ€ del duca Carlo Emanuele I di Savoia (1580 โ€“ 1630).

Il cosiddetto Album dei pesci venne realizzato intorno agli anni Venti del Seicento da uno o piรน artisti attivi presso la corte sabauda. รˆ formato da settantacinque tavole dipinte a tempera su carta e ogni esemplare รจ poi incollato su una carta di grandi dimensioni. Vi sono raffigurati animali acquatici, come pesci del Mediterraneo, pesci dโ€™acqua dolce, rettili, mammiferi, molluschi, crostacei ed echinodermi; ogni specie รจ identificata con un nome, anchโ€™esso ritagliato e incollato su carta.

Lโ€™Album degli uccelli รจ stato realizzato da abili tassidermisti, attivi presumibilmente negli stessi anni. I sedici fogli dellโ€™album giunti fino a noi sono il frutto di una risistemazione presumibilmente di fine Settecento, quando le sagome colorate con le penne vere incollate in superficie furono trasferite su fogli di seta, talvolta colorata.

Il cosiddetto Album dei fiori รจ formato da cinquantatrรฉ tavole, diverse per dimensione, ma tutte illustrate ad acquerello su carta. I disegni, ad eccezione della tavola che descrive una stella marina, sono riferibili per lo piรน a fiori e piante comuni, ma anche a specie esotiche; non mancano inoltre fiori e piante di invenzione, alcune importate in Europa dal Nuovo Mondo, create ad arte dalla sensibilitร  barocca per stupire lo spettatore. Realizzata e assemblata nei primi anni del Seicento, la raccolta si configura come lโ€™ultima erede di una tradizione che affonda le sue radici negli erbari medievali miniati.

Sesta sezione โ€“ Il fascino dellโ€™arte classica nel Rinascimento
Questa sezione รจ dedicata allโ€™influenza che lโ€™arte antica ebbe a partire dal Quattrocento, dando vita al nostro grande Rinascimento.

La passione antiquaria coinvolge artisti e committenti che operano tra Firenze e Roma, ma anche Padova, dove alla metร  del secolo il clima artistico รจ fra i piรน vivaci della penisola. La lunga permanenza di Donatello nella cittร  patavina influenza i principali pittori che compiono il proprio tirocinio, uno dopo lโ€™altro, nella bottega di Francesco Squarcione: il grande Mantegna, Marco Zoppo e, sulle loro orme, il dalmata Giorgio Schiavone. Di questโ€™ultimo, in mostra una tavola dipinta arricchita da varie suggestioni a tratti stravaganti come il maestoso arco trionfale ridotto a edicola, gli inserti di marmi policromi e porfido, il festone carico di frutti.

Alla fine del secolo un gusto non troppo lontano si coglie nella Circoncisione dipinta su pergamena di Giovanni Battista Cavalletto, principale miniatore bolognese fra Quattro e Cinquecento.

Anche lโ€™opera di Ludovico Mazzolino e del Garofalo, ormai nel Cinquecento, presenta al centro una libera interpretazione degli antichi archi trionfali. A sua volta, la pala dipinta dal piemontese Macrino dโ€™Alba per un altare del duomo di Torino, รจ invece testimone di quanto, fra Quattrocento e Cinquecento, il gusto archeologico irradiato dallโ€™Urbe raggiunga anche centri lontani: la sua Adorazione pare ambientata sotto un arco del Foro Romano e davanti a una veduta quasi da cartolina con il Colosseo ben in vista.

Verso la fine del Quattrocento, a Roma vengono alla luce i resti della Domus Aurea di Nerone. Inizia cosรฌ la lunga fortuna delle โ€œgrottescheโ€, pitture in cui oggetti, figure umane o mitologiche, soggetti tratti dal mondo vegetale, animale e mostruoso convivono con grande vitalitร . Fra i primi a riproporle sono gli artisti impegnati nella Cappella Sistina, in particolare Ghirlandaio, Perugino, Signorelli e, soprattutto, Pinturicchio, ma presto la loro diffusione si allarga a macchia dโ€™olio. Tocca poi a Raffaello creare nuovi modelli reinterpretando le antiche decorazioni in cantieri come quello delle Logge Vaticane, dove coinvolge i suoi giovani aiutanti; fra questi sono Perin del Vaga e Giovanni da Udine di cui sono qui esposti due raffinati disegni con motivi a grottesca.

In pieno Cinquecento le grottesche si possono ormai incontrare in ogni forma di produzione artistica, dalle pitture ai rilievi architettonici, dalle miniature agli smalti, dalle maioliche alle armi e armature. In mostra รจ esposta una cinquedea, sofisticata arma bianca con figure mitologiche incise, e la rotella da parata su cui compaiono divinitร  dellโ€™Olimpo elegantemente sbalzate.

Per gli artisti del Rinascimento maturo รจ difficile restare indifferenti di fronte alla forza espressiva di certi capolavori antichi, ne รจ un esempio la testa colossale proveniente da Alba, forse appartenente a una divinitร  femminile, o il Rilievo con menadi danzanti, attraversato da un ritmo energico che sembra trovare nuova vitalitร  nelle effervescenti Baccanti di Giovanfrancesco Rustici, scultore fiorentino contemporaneo di Leonardo e Michelangelo. Di Baccio Bandinelli, allievo del Rustici, รจ invece il foglio con Due studi di figure femminili panneggiate realizzati probabilmente davanti a qualche seducente statua antica, mentre il bel disegno di Cariatide del pittore-architetto Pellegrino Tibaldi deriva da una delle affascinanti figure monocrome dipinte da Raffaello nella zoccolatura sotto la celebre Scuola di Atene.

Settima sezione โ€“ Lโ€™universo della bellezza femminile
Questa sezione รจ dedicata a una serie di figure femminili emblematiche, caratterizzate dallโ€™incontro fra la grazia e lโ€™eccezionalitร  delle loro virtรน, fra storia, mito e allegoria.

Il tema della castitร  intesa come virtรน ha radici molto antiche e si ritrova, ad esempio, in relazione a figure come lโ€™Artemide/Diana della mitologia classica o la Susanna dellโ€™Antico Testamento.

Verso il 1485 il miniatore e pittore fiorentino Gherardo di Giovanni ne dipinge una raffinatissima trasposizione pittorica: in mostra la tavola che si ispira ai trionfi militari di etร  romana dove, su un carro ricco di decorazioni allโ€™antica, troneggia la Pudicizia, mentre Amore, sconfitto, siede piรน in basso legato e con le ali spezzate. Come accade per molte rappresentazioni quattrocentesche della Castitร , anche la realizzazione di questo dipinto รจ legata a unโ€™occasione matrimoniale, con lโ€™intento di esaltare la virtรน della sposa novella.

Nellโ€™affascinante ritratto di Giovane donna con lโ€™unicorno del ravennate Luca Longhi, realizzato a metร  Cinquecento, si puรฒ ravvedere una probabile effigie di Giulia Farnese (1475 ca – 1524), celebre per la sua avvenenza e per essere stata la giovanissima amante del cardinale Rodrigo Borgia, poi papa Alessandro VI.

Il percorso prosegue con opere in cui la bellezza dei corpi femminili viene interpretata in chiave allegorica, come nella sensuale Allegoria della Geometria di Lorenzo Sabatini della Galleria Sabauda, altre volte in chiave mitologica come nelle opere che rappresentano Aretusa, Antiope e Galatea.

Emblematico รจ poi il personaggio di Lucrezia, nobildonna romana che si distinse nella storia non solo per la sua bellezza e intelligenza, ma anche per il coraggio e la forza morale, incarnando lo spirito della โ€œfemme forteโ€: lโ€™eroina รจ immortalata dal pittore romagnolo Cristoforo Savolini nel tragico momento del suicidio che si inflisse, incapace di vivere nel disonore dopo aver subito la violenza di Sesto Tarquinio.

In questa sezione trova spazio anche il tema delle Muse, che rappresentano lโ€™ideale supremo di ogni arte, dalla poesia alla musica, dalla danza allโ€™astronomia, quale unione di bellezza, armonia e veritร , come nel prezioso rame del Museo Borgogna di Vercelli, esempio della raffinata produzione cinquecentesca del pittore fiorentino Giovanni Battista Naldini, o nelle tre tele di grande modernitร  appartenenti al ciclo eseguito negli anni Venti del Seicento dal pittore Antiveduto Gramatica su commissione dei Savoia.

Un altro tema a cui vari artisti si ispirarono รจ quello delle Sibille, figure mitologiche dell’antichitร , note per la loro capacitร  profetica e per i loro oracoli. Le sei tele delle Sibille esposte sono opere della suora pittrice Orsola Maddalena Caccia, figlia del pittore monferrino Guglielmo Caccia detto il Moncalvo. Il ciclo, che proviene dal palazzo di Moncalvo della famiglia Dal Pozzo del ramo di Castellino, รจ databile agli anni Quaranta del Seicento e costituisce una delle testimonianze piรน affascinanti del repertorio della pittrice.

Ottava sezione โ€“ Regine, principesse e belle di corte
Lโ€™esposizione continua analizzando il tema della bellezza incarnata nei ritratti di dame e principesse della corte sabauda, regine e donne celebri della storia europea.

Lโ€™Appartamento dei Principi di Piemonte al secondo piano del Palazzo Reale di Torino conserva una rara collezione di trentasette ritratti femminili di piccolo formato raffiguranti le โ€œbelleโ€ di corte, nobildonne vissute alla corte dei Savoia tra il Seicento e lโ€™inizio del Settecento. Nelle sedici opere esposte รจ apprezzabile la moda femminile dellโ€™epoca: le nobili dame indossano gioielli preziosi e abiti sontuosi dalle ampie scollature, arricchiti da ricami e passamanerie, secondo la moda imperante alla corte parigina, come documenta anche il ritratto di Maria Antonietta dโ€™Asburgo, regina di Francia nel 1774-1793, dipinto da Joseph Ducreux.

Il percorso continua con lโ€™esposizione di un imponente servizio da tavola dellโ€™atelier Boyer di Parigi, risalente agli anni โ€™50 dellโ€™800, dove sono rappresentate centinaia di nobildonne che si affiancano a figure femminili del mito e della letteratura e soprattutto ad astri del teatro europeo, come Maria Malibran e Giuditta Pasta, mostrando molto bene come una nuova sensibilitร  stia cominciando a manifestarsi.

Un focus poi รจ dedicato a due figure femminili straordinarie: la Contessa di Castiglione, nobildonna di rara bellezza e seducente agente segreto, e la regina Margherita di Savoia, effigiate nei ritratti dipinti da Michele Gordigiani, realizzati quando la pittura cominciava a temere lโ€™arrivo della fotografia.

Nona sezione โ€“ Incanto e seduzione tra Ottocento e Novecento
Via via si giunge alla penultima sezione con le attraenti interpretazioni della figura femminile tra la fine dellโ€™Ottocento e i primi decenni del Novecento, con opere di pittori quali Giacomo Grosso e Carlo Stratta e scultori come Leonardo Bistolfi, culminando nella bellezza senza tempo immortalata da Alphonse Mucha, protagonista dellโ€™Art Nouveau.

Non รจ un segreto il fatto che lโ€™avvento della fotografia abbia progressivamente liberato le arti dai vincoli e dai codici di una rappresentazione realistica del mondo. In questa sezione รจ esposto il capolavoro di Cesare Saccaggi (1868โ€“1934), A Babilonia (Semiramide), moderna come una diva dellโ€™opera o del cinema, dipinta intorno al 1905: sullo sfondo compare un lamassu babilonese, toro alato dal volto umano, mentre nel copricapo si scorgono echi precisi della Dama di Elche, una scoperta archeologica che aveva fatto sensazione in Europa nel 1897; la pittura si fa libera e luminosa ed รจ impreziosita da inserti vitrei colorati. Carica di cultura orientalista e di elementi simbolisti รจ anche la magnetica Aracne (1893) di Carlo Stratta (1852โ€“1936), che fa ricorso a un controluce fotografico intrecciando penombra ed effetti luminosi. Sembrano difendersi dalla luce, mentre offrono la propria bellezza al nostro sguardo, sia la giovane di Nudo di donna, di Giacomo Grosso (1860โ€“1938), sia la Leda di Ambrogio Alciati (1878โ€“1929).

Non mancano in questa sezione straordinarie opere di Leonardo Bistolfi (1859โ€“1933), uno dei piรน grandi scultori a cavallo dei due secoli. Tra i lavori esposti emergono la testa in bronzo preparatoria per il monumento funebre a Giovanni Segantini e il gesso Desiderio della riva lontana (1908โ€“1909), il cui modellato vibrante, che si carica di luce, rende tangibile il contrasto tra la massa di partenza e la forma creata, pronta a incedere leggera, a librarsi, a sorridere, evocando anche nel titolo lโ€™afflato verso uno spazio simbolico, metafisico. Si nutre della stessa energia il bellissimo gesso Ritratto femminile (1914 circa), che dialoga con le figure eteree e floreali di Alphonse Mucha (1860โ€“1939), talora esplicitamente ispirate alla linearitร  dei pittori rinascimentali italiani. Lโ€™artista ceco, uno dei piรน influenti esponenti dellโ€™Art Nouveau, grazie alla tecnica della cromolitografia e a committenti come la celeberrima attrice Sarah Bernhardt, lโ€™editore Champenois o la casa di champagne Moรซt & Chandon, contribuisce in maniera fondamentale alla creazione e alla capillare diffusione dellโ€™immaginario e dello stile della Belle ร‰poque.

Decima sezione โ€“ Uno spazio per Leonardo / Leonardo per lo spazio: il Volto di fanciulla, una bellezza senza tempo
Nelle stesse date della mostra, come collegamento tra il percorso di visita dei Musei Reali e lโ€™esposizione nelle Sale Chiablese, allโ€™interno dello scrigno specchiante posto al centro del nuovo Spazio Leonardo, al primo piano della Galleria Sabauda, viene esposto un meraviglioso disegno autografo di Leonardo da Vinci noto come Volto di fanciulla, realizzato tra il 1478 e il 1485 circa, considerato lo studio preparatorio per lโ€™angelo nella versione parigina della Vergine delle rocce.

Nella letteratura su Leonardo lโ€™incantevole foglio a punta metallica su carta preparata รจ considerato un esempio degli esperimenti del pittore di Vinci sul tema del cosiddetto โ€œritratto di spallaโ€, con la schiena in primo piano e il volto che si presenta allโ€™osservatore grazie a una calcolata torsione del collo. รˆ frutto di una riflessione attenta su quanto Leonardo aveva appreso dal suo maestro, Andrea del Verrocchio, su come ritrarre una figura in movimento, riprendendola da vari punti di vista, arrivando a catturarne la complessitร  psicologica dello sguardo e la carica magnetica degli occhi.

(Lโ€™opera รจ visitabile previo acquisto del biglietto combinato Mostra + Musei Reali e/o dei soli Musei Reali.)

Exhibition View

Info

DA BOTTICELLI A MUCHA
Bellezza, Natura, Seduzione
17 APRILE – 27 LUGLIO 2025
Musei Reali di Torino โ€“ Sale Chiablese

Photo: https://ruminielle.gallery.photo/gallery/da-botticelli-a-mucha/

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