Fino al 23 febbraio 2025, le Gallerie Nazionali di Arte Antica a Palazzo Barberini a Roma ospitano un evento che promette di catalizzare l’attenzione di studiosi, appassionati e curiosi.
Per la prima volta, il pubblico avrà l’opportunità di ammirare il Ritratto di monsignor Maffeo Barberini, attribuito unanimemente a Michelangelo Merisi da Caravaggio. Si tratta di un prestito storico, proveniente da una collezione privata, che arricchisce il panorama artistico italiano con un tassello fondamentale della ritrattistica del maestro lombardo.
Un ritratto in movimento
Collocato nella suggestiva Sala Paesaggi, il dipinto ritrae Maffeo Barberini, futuro papa Urbano VIII, in una posa che riflette un dinamismo inusuale. Seduto di sbieco su una poltrona, il monsignore è avvolto da una luce drammatica che Caravaggio utilizza magistralmente per accentuare la tridimensionalità e il carattere del personaggio. Il volto, segnato da uno sguardo intenso e una bocca socchiusa, sembra catturare un ordine impartito con gesti decisi e quasi fuori scena.
Il talento di Caravaggio emerge nella raffinatezza cromatica e nei dettagli anatomici: le mani arrotondate, l’epidermide luminosa e gli occhi vibranti, realizzati con una pennellata di biacca, conferiscono al ritratto un’immediatezza viva, quasi teatrale. La scena è priva di orpelli, essenziale ma potente, in piena sintonia con lo stile del Merisi.
Un’opera rara e preziosa
L’eccezionalità di questo dipinto non risiede solo nella sua qualità artistica ma anche nella sua storia. La ritrattistica di Caravaggio è scarsamente documentata: molte opere sono andate perdute, rendendo questo ritratto un tassello cruciale per comprendere la sua produzione romana. Già nel 1963 Roberto Longhi aveva sottolineato l’importanza del dipinto, presentandolo come un elemento fondamentale per colmare una lacuna nella carriera del pittore.
La riscoperta e il dibattito critico
L’opera riemerse a Roma negli anni Sessanta, conservata per secoli nella collezione Barberini prima di passare in mani private. La sua attribuzione a Caravaggio ha coinvolto alcuni dei maggiori critici d’arte, tra cui Longhi, Briganti e Zeri. Se inizialmente Giuliano Briganti ne intuì l’autenticità, fu Longhi a pubblicarla, accreditandone l’autografia del Merisi. Da allora, il dipinto è stato oggetto di analisi approfondite e ha trovato spazio nei principali cataloghi del maestro, confermato da studiosi contemporanei come Christiansen e Vodret.
Un’occasione unica per il pubblico
L’esposizione del Ritratto di monsignor Maffeo Barberini rappresenta un evento senza precedenti. Per Thomas Clement Salomon, direttore delle Gallerie Nazionali di Arte Antica, si tratta di un risultato straordinario: “È il Caravaggio che tutti volevano vedere, ma sembrava impossibile. Siamo orgogliosi di offrire questa opportunità unica.”
L’opera, ancora oggi di proprietà privata, non è mai stata esposta pubblicamente. Il pubblico potrà quindi scoprire un capolavoro di rara intensità emotiva e valore storico, accostandosi a una delle poche testimonianze della capacità di Caravaggio di immortalare l’animo umano con forza narrativa e tecnica impareggiabile.
Questo prestito segna un momento cruciale per l’arte in Italia, offrendo non solo un incontro ravvicinato con il genio di Caravaggio ma anche un’occasione per riflettere sull’importanza della conservazione e valorizzazione del patrimonio artistico.
EXHIBITION VIEW
INFO
CARAVAGGIO. IL RITRATTO SVELATO
a cura di Thomas Clement Salomon e Paola Nicita
Fino al 23 febbraio 2025
Gallerie Nazionali di Arte Antica – Palazzo Barberini
Via delle Quattro Fontane 13, Roma
www.barberinicorsini.org