Negli spazi dell’Ex Convento San Francesco di Bagnacavallo, dal 24 aprile al 2 giugno 2025, l’Unione Comuni della Bassa Romagna presenta “fa che sia un racconto”, un progetto interdisciplinare che indaga la narrazione mediatica e pubblica del più recente conflitto in Medio Oriente tra Israele, Palestina e Libano.

Il cuore espositivo è affidato a quarantotto fotografie di grande formato firmate da Lorenzo Tugnoli, photoreporter originario di Lugo e unico italiano ad aver ricevuto il Premio Pulitzer (2019). Le immagini raccolte tra Palestina e Libano dall’ottobre 2023 restituiscono uno sguardo documentaristico ma carico di tensione, volto a svelare le contraddizioni, i silenzi e le manipolazioni che caratterizzano la rappresentazione mediatica di questa escalation militare.
A guidare la curatela è Francesca Recchia, studiosa attenta alla dimensione geopolitica dei processi culturali, che ha intessuto un percorso espositivo articolato in episodi tematici. La mostra affronta così i nodi cruciali della documentazione, dell’evidenza, della testimonianza e dell’idea di Sumud — resistenza — mettendo in dialogo le immagini con parole e testimonianze che invitano a una riflessione individuale e collettiva.
Il titolo della mostra trae ispirazione dai versi di Refaat Alareer, poeta e intellettuale palestinese tragicamente ucciso a Gaza all’inizio del conflitto, la cui poesia si chiude con un monito e insieme un appello: «Se dovessi morire, fa che sia un racconto». Questa frase pone al centro il valore della memoria, della testimonianza e dell’urgenza di non lasciare spazio all’oblio o all’indifferenza.
L’allestimento, curato dall’architetto e designer Diego Segatto, si costruisce su un’articolata base di dati e realtà documentate, integrando la potente narrazione visiva di Tugnoli con un’analisi multimediale e statistica, volta a mettere in luce i molteplici fallimenti del linguaggio politico e mediatico, dall’ambiguità delle definizioni all’elusione delle leggi internazionali.
Dice Francesca Recchia:
Se il registro primario di “fa che sia un racconto” è quello della fattualità documentaria, il sottotesto è poetico e riflessivo: un’occasione per soffermarsi e mettere a fuoco i valori della solidarietà, della resistenza e del diritto all’autodeterminazione. Se da una parte siamo testimoni – a volte passivi, complici o indignati – di una brutalità senza precedenti, dall’altra assistiamo sia al rischio di assuefazione sia di una presa di coscienza delle numerose omissioni da parte dei mezzi di comunicazione di massa. Giri di parole, disumanizzazione, eufemismi e censure offrono degli scorci ideologici e parziali che mettono in discussione le radici stesse del diritto fondamentale di conoscere i fatti».
Il percorso espositivo non pretende di offrire verità definitive, ma lascia al visitatore il compito di costruire una propria narrazione, coltivando uno sguardo critico e consapevole. L’invito è a rimettere al centro il ruolo del pubblico come testimone attivo e della narrazione come strumento imprescindibile per comprendere, conoscere e infine agire.
Se dovessi morire, fa che sia un racconto»
Refaat Alareer
Exhibition View
Info
“fa che sia un racconto”
Fotografie di Lorenzo Tugnoli
Da giovedì 24 aprile a lunedì 2 giugno 2025
Ex Convento San Francesco | Bagnacavallo (Ravenna)