Fino al 1° marzo 2025, la Galleria Mucciaccia di Roma ospita l’arte visionaria di Jan Fabre, uno degli innovatori più influenti della scena contemporanea.
La mostra riunisce per la prima volta in Italia due dei capitoli più recenti della sua produzione: Songs of the Canaries (A Tribute to Emiel Fabre and Robert Stroud) e Songs of the Gypsies (A Tribute to Django Reinhardt and Django Gennaro Fabre). Un evento che si preannuncia come un’immersione nel pensiero dell’artista, capace di fondere tradizione, filosofia, scienza e spiritualità in una dimensione unica.
Attraverso l’uso innovativo di materiali come il marmo di Carrara, il Vantablack e i colori a matita e tempera, Fabre costruisce un dialogo costante tra corpo, mente e materia, affrontando temi esistenziali e spirituali.
IL PERCORSO ESPOSITIVO
L’esposizione si articola in un percorso che esplora il rapporto tra fragilità e trasformazione, tra l’impulso creativo e il mistero dell’esistenza.
Il primo capitolo, Songs of the Canaries, è un tributo alla ricerca della libertà e alla capacità umana di sognare. Le sculture di marmo raffigurano canarini posati su cervelli umani, simboli della connessione tra pensiero e intuizione, mentre i disegni su Vantablack amplificano il contrasto tra luce e oscurità. Al centro di questa sezione si trova The Man Who Measures His Own Planet (2024), una figura monumentale che, con il cranio aperto, rappresenta la tensione dell’uomo verso l’inconoscibile.
Questo omaggio si lega anche alla storia di Robert Stroud, noto come il “Birdman di Alcatraz”, prigioniero e ornitologo che trovò nei canarini la forza di immaginare la libertà. Un parallelismo tra la condizione umana e la capacità della mente di elevarsi al di sopra dei propri limiti.
Il secondo capitolo, Songs of the Gypsies, introduce un’altra dimensione dell’universo di Fabre: la musica e l’eredità culturale. Qui, il tributo si estende a Django Reinhardt, maestro del gypsy jazz, e a Django Gennaro, il figlio dell’artista. Le opere raffigurano il piccolo Django in sculture fuori scala, suggerendo il mistero della nascita e della creazione. Le partiture musicali incise nel marmo e i disegni dai colori vibranti evocano il linguaggio visivo di un’arte spontanea e improvvisata, come il jazz stesso.
Le opere di Fabre in questa sezione oscillano tra il personale e l’universale, tra l’esperienza intima della paternità e il richiamo alla tradizione musicale. Le note di Reinhardt si traducono in forme visive, mentre il gypsy jazz diventa la colonna sonora di un viaggio tra memoria, identità e creazione.
La mostra si presenta come un intreccio tra arte e musica, tra simbolismo e innovazione. Fabre trasforma il gypsy jazz in un’esperienza visiva e i canarini in messaggeri tra il terreno e il celeste. Con questa doppia narrazione, l’artista invita il pubblico a riflettere sulla fragilità e sulla bellezza della condizione umana, in un continuo dialogo tra passato e presente, tra ciò che è visibile e ciò che resta nell’ombra.
L’ARTISTA
Nato ad Anversa nel 1958, Jan Fabre è un innovatore di spicco e una delle figure più influenti del panorama artistico contemporaneo internazionale. Contribuendo all’arte visiva, al teatro e alla letteratura, è stato il primo artista vivente a tenere grandi mostre personali in istituzioni prestigiose come il Museo del Louvre di Parigi nel 2008 e il Museo Hermitage di San Pietroburgo nel 2017. Inoltre, è l’unico artista ad aver ricevuto l’onore della Cour d’Honneur del Festival di Avignone per tre edizioni consecutive (2001, 2005 e 2006) e ad essere stato incaricato di creare un’opera per la Felsenreitschule al Festival di Salisburgo nel 2007.
EXHIBITION VIEW
INFO
Jan Fabre
Songs of the Canaries
(A tribute to Emiel Fabre and Robert Stroud)
Fino all’1 Marzo 2025
Galleria Mucciaccia, largo della Fontanella di Borghese 89, Roma